Categorie
Alimentazione e salute

Alcol, cosa dovremmo sapere. Un Bignami (parte 2: valutare il rischio)

Appurato (https://goo.gl/yG3TTg) che non esistono quantità sicure di alcol e che l’unica maniera per azzerare il rischio legato al suo consumo è non bere alcolici, dobbiamo porci la domanda di come “stratificare” il rischio.

Perchè è utopico pensare che tutti smettano di bere da un giorno all’altro

In Italia si definisce Unità Alcolica una certa quantità di bevanda che contenga 10-12g di alcol.

1 unità alcolica equivalente
  • 330ml di birra (4,5 gradi)
  • 125ml di vino (12 gradi)
  • 80ml di aperitivo (18 gradi)
  • 40ml di superacolico (36 gradi)

contengono tutti 10-12g di alcol. In base a questi valori, un consumo si definisce A RISCHIO se in maniera continuata un soggetto assume più di 20g (donne) o 40g (uomini) di alcol al giorno (OMS). Si deve comunque ribadire che qualsiasi livello di consumo è a rischio. Diciamo che il rischio diventa CONCRETO sopra quei valori.

Il consumo DANNOSO (che causa DANNO alla salute fisica o mentale) di alcol è definito quando su superano i 40g e i 60g rispettivamente per donne e uomini (OMS).

Poi c’è il Binge Drinking (molto comune tra i giovani) che corrisponde all’assunzione di almeno 60g di alcol in un’unica occasione (OMS). Scientificamente è definito come “Consumo eccessivo episodico”.

Infine l’alcol-dipendenza: “un insieme di fenomeni fisiologici, comportamentali e cognitivi in cui il consumo di alcol riveste per l’individuo una priorità crescente, rispetto ad abitudini che in precedenza erano più importanti. Caratteristica centrale è il desiderio (spesso molto forte, talvolta percepito come insopportabile) di bere ” (Classificazione Internazionale ICD-10 – Classification of Mental and Behavioural Disorders elaborata dall’OMS nel 1992).

Esiste poi una serie di definizioni ambigue di cui si sconsiglia l’uso:

  • Assunzione moderata. Non è una definizione chiara, può avere accezione positiva (mi modero, bevo poco). Una descrizione migliore potrebbe essere quella di assunzione a rischio minore.
  • Consumo sensibile, consumo responsabile e consumo sociale. Modalità impossibili da definire e che dipendono da valori sociali, culturali ed etici che possono differire enormemente da una nazione all’altra, da una cultura o da un’epoca all’altra.
  • Consumo eccessivo. Eccessivo rispetto a cosa? a un consumo leggero?
  • Alcolismo. Il termine da privilegiare è alcoldipendenza.
  • Abuso di alcol. Molto usato, ma di significato variabile. Meglio “consumo a rischio” o “dipendenza”.

Sulla base di queste definizioni ci si può fare un’idea del proprio consumo di alcolici, tendendo però ben presente che tutto quanto detto vale per persone SANE e che ci sono situazioni in cui è raccomandabile NON BERE:

  • Se si ha meno di 16 anni di età
  • Se è stata programmata una gravidanza
  • Se si è in gravidanza o si sta allattando
  • Se si assumono farmaci
  • Se si soffre di una patologia acuta o cronica
  • Se si è alcolisti
  • Se si hanno o si sono avuti altri tipi di dipendenza
  • Se si è a digiuno o lontano dai pasti
  • Se ci si deve recare al lavoro o durante l’attività lavorativa
  • Se si deve guidare un veicolo o usare un macchinario

Riferimenti

Alcol, sai cosa bevi?: https://goo.gl/rTDU2x

https://www.who.int/europe/news/item/04-01-2023-no-level-of-alcohol-consumption-is-safe-for-our-health

Condividi...

Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

4 risposte su “Alcol, cosa dovremmo sapere. Un Bignami (parte 2: valutare il rischio)”

Rispondi a Fabio Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.