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Alimentazione e salute

Demenza e prevenzione

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Già Lancet nel 2017 aveva pubblicato un report di una commissione di esperti secondo il quale un terzo circa dei casi di demenza sarebbe prevenibile riuscendo a controllare e combattere nove fattori di rischio modificabili, legati allo stile di vita e/o a fattori sociali.   I fattori di rischio individuati sono:  

1) la scarsa educazione scolastica 2) l’ipertensione 3) l’obesità 4) la perdita della funzione uditiva 5) la depressione 6) il diabete 7) l’inattività fisica 8) il fumo 9) l’isolamento sociale

NOTA: nel 2020 si aggiungono 3 fattori di rischio modificabili: 10) abuso di alcolici (oltre le 21 unità a settimana); 11) l’inquinamento dell’aria e 12) traumi cranici.

Il paper era basato su studi osservazionali, ma forniva comunque un indicazione connessa ai fattori di rischio sui quali si potrebbe agire per ridurre una patologia così grave e impattante sulla vita delle persone coinvolte e dei familiari.  Escono ora anche le linee guida dell’OMS sulla riduzione dei fattori di rischio legati al decadimento cognitivo, che aggiungono alcune considerazioni, ma fondamentalmente confermano la revisione di Lancet del 2020.  

  1. L’incremento dell’esercizio fisico ed il controllo del peso e delle malattie legate ad un suo eccesso (ipertensione e diabete) mostrano di migliorare le performance cognitive dei soggetti osservati attraverso una riduzione dell’infiammazione e della resistenza insulinica.
  2. Eliminare il fumo ha ovviamente un peso importante nel conto totale.
  3. E’ stata anche messa in evidenza la capacità protettiva della dieta mediterranea (non la paleo, non la dieta dei gruppi sanguigni, non la chetogenica). Una dieta equilibrata che segua pari pari le indicazioni delle linee guida (https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/linee-guida-per-una-sana-alimentazione-2018) si è dimostrata la migliore sia nella prevenzione che per chi già ha una leggera perdita cognitiva. Come corollario interessante, nessuna evidenza di miglioramenti con alcune classi di integratori (nello specifico multi-integratori, vitamina B ed E e acidi grassi polinsaturi) che non dovrebbero essere consigliati; pochi dati e inconclusivi riguardo a polifenoli e supplementi proteici.
  4. Ovviamente la riduzione o la cessazione del consumo di alcolici riduce il rischio.
  5. La gestione dell’ipertensione, del diabete, delle dislipidemie e dei sintomi depressivi sono tutte azioni in grado di abbassare la probabilità di andare incontro a demenza. Per inciso, tutti questi fattori si gestiscono sia coi farmaci che con lo stile di vita (punti da 1 a 4).

Messaggio da portare a casa: mangiare bene, rimanere magri, fare esercizio fisico con costanza sono fattori protettivi che sono sempre più legati anche alla sfera cognitiva assieme alla eliminazione del fumo e ad altri fattori modificabili. Certo, la demenza senile è per lo più legata a fattori NON-modificabili, ma avere la possibilità di ridurre la comparsa dei sintomi o di prevenire la malattia in un terzo dei casi non è comunque un fattore da sottovalutare, sopratutto se in quel terzo dei casi ci siamo potenzialmente dentro noi…;)  

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)30367-6/fulltext

Link alle linee guida OMS

Rapporto alzhaimer 2022: https://www.alzint.org/u/World-Alzheimer-Report-2022.pdf

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

6 risposte su “Demenza e prevenzione”

Credo che un fattore non sia stato preso in considerazione: l’utilizzo del cervello!
Leggere molto e, perché no, scrivere, sfide tipo cruciverba, sudoku o similari, film vari, utilizzo della tecnologia anche per aumentare il “rich social network” (ossia le relazioni sociali vere…non virtuali!), hobby impegnativi…
Esattamente come il fare molto moto per i muscoli, il cervello dovrebbe “muoversi” ed essere attivo.
Secondo me una vita sana e attiva non è sufficiente.
Lei cosa ne pensa?

Però non credo che la mancanza di scolarizzazione equivalga automaticamente a mancanza di attività cerebrale o di socializzazione. Avrei capito un legame tra stupidità e Alzheimer, in quanto conosco persone intelligenti, ma non scolarizzate, che esercitano il cervello più di molti laureati.

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