Categorie
Alimentazione e salute Nutrienti

Le bevande “zero”

L’Associazione Americana di Cardiologia (AHA) ha pubblicato un parere scientifico sul consumo delle bevande dolcificate negli adulti e nei bambini. Il parere è mirato in particolare alla gestione del peso e alla salute cardiovascolare ed è un compendio di tutti i pareri delle varie associazioni scientifiche e governative degli Stati Uniti.

L’opinione della AHA è calata nella realtà americana, paese in cui il consumo di bevande dolcificate a calorie zero rappresenta rispettivamente il 32% e il 19% (adulti e bambini) di tutte le bevande consumate. Non ci sono distinzioni tra i vari dolcificanti per mancanza di evidenze particolari: le bevande dolcificate (BD) vengono quindi considerate come gruppo unico.

Si parte dalla considerazione che il consumo di bevande zuccherate (BZ) pone tutta una serie di rischi per la salute (è per esempio uno dei determinanti maggiori del sovrappeso nei bambini) e che tali prodotti dovrebbero essere molto limitati, se non eliminati, dalla dieta delle persone. Cosa che, pare, stia comunque avvenendo (almeno in america).

Gli zuccheri aggiunti non dovrebbero superare il 10% (meglio il 5%) del fabbisogno calorico quotidiano e il consumo di bevande zuccherate rende praticamente impossibile raggiungere questo goal. Posto che bere acqua (frizzante o meno) sarebbe l’abitudine migliore da mantenere sempre, ci si è chiesto se le BD potessero fornire un aiuto nel passaggio da BZ a acqua semplice.

I risultati sono i seguenti:

  1. I bambini non dovrebbero avere come abitudine costante quella di bere BD (meno che meno BZ). Ci sono ancora alcuni dubbi sulla sicurezza di certi dolcificanti ed è prudente che ne venga evitato l’uso in organismi non ancora sviluppati pienamente e non pienamente in grado di metabolizzarli. Bambini con diabete, però, potrebbero trarre vantaggio dal loro utilizzo se questo serve a evitare le BZ e se è utile per stabilizzare la glicemia.
  2. Gli adulti che sono abituati a bere quantità elevate di BZ possono trarre vantaggio dal bere BD se, per esempio, questo può far loro perdere peso.
  3. L’acqua è chiaramente il “gold standard” e chiunque dovrebbe abituarsi a bere principalmente quella per dissetarsi.
  4. I benefici del passaggio da BZ a BD crollano inesorabilmente se questo passaggio è accompagnato da un incremento di zuccheri e calorie da altre fonti. Ovvio.
  5. Il “permesso” ad utilizzare BD è subordinato ad avere sane abitudini alimentari. Se si mangia male, ma si beve Coca Zero non serve a niente. Ovvio al quadrato.

Conclusioni di buon senso alla fine, ma che ribadiscono una attenzione maggiore nei confronti di una popolazione “debole” come quella dei bambini (che fino a 2 anni nemmeno dovrebbero assaggiarlo il dolce dello zucchero o dei dolcificanti, ricordiamolo).

I primi anni di vita sono fondamentali per acquisire buone abitudini e cominciare a selezionare gli alimenti che dovrebbero essere introdotti con più o meno frequenza. Il sapore dolce in generale porta una sorta di “dipendenza” che è difficile perdere da adulti, anche se deriva da alimenti che non possiedono calorie. L’estatè zero non fa ingrassare, ma può portare ad avere voglia di un dolce…..E siccome i genitori di oggi sono quello che sono, i figli vengono di norma accontentati. Anche perchè così stanno zitti e la mamma può agevolmente tornare a farsi un selfie per Instagram.

Statemi bene.

 

Condividi...

Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

Una risposta su “Le bevande “zero””

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.