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Rapimenti alieni

Credit: http://maxrose.com/

Immaginate una invasione aliena. Una invasione un po’ particolare: gli alieni arrivano e si portano via solo gli animali. Tutti. Non solo le mucche (si, lo so che si dice vacche), ogni specie animale presente sul pianeta Terra, dall’insetto più piccolo al vertebrato più grande. Miriadi di dischi volanti, miliardi di adduzioni con raggi traenti fanno piazza pulita di tutte le specie animali terrestri. Beh, non tutte. A noi gli alieni ci lasciano qui, portano in salvo solo gli altri. Una grande arca cosmica arriva e salva tutte le poche tigri rimaste, gli elefanti non ancora trucidati, le ultime balene non ancora arpionate, i bonobo, i licaoni, i pangolini, i panda, gli squali bianchi, i gamberi di fiume e tutte le creature che strisciano, camminano su zampe, nuotano nelle acque e volano nei cieli.

E ci lasciano qui, da soli. Lo so, è pazzesco (e bellissimo), ma proviamo ad immaginare che tutto questo in qualche modo non sconvolga gli ecosistemi e non ribalti totalmente l’equilibro ambientale (non più di quello che sta facendo l’uomo attualmente, probabilmente) e poniamoci la domanda fondamentale: e adesso che mangio per cena?

Potremmo sopravvivere (nutrizionalmente parlando) senza gli animali e senza una dieta onnivora? Nel nostro scenario, le conoscenze tecnico-scientifiche si conserverebbero e assumiamo anche che il regno vegetale e quello dei microrganismi non sarebbero intaccati dall’intervento alieno. Abbiamo quindi conoscenze, tecnologie piante e batteri a disposizione. Facciamo questo sforzo immaginativo e vediamo…

Sappiamo tutti che esistono diverse tipologie di diete che limitano o escludono totalmente i prodotti di derivazione animale: la dieta vegetariana include i derivati del latte, le uova e il miele (poi ci sono le varianti latto-vegetariane e ovo-vegetariane che escludono rispettivamente uova e latte), mentre la dieta vegana prevede solo l’utilizzo di alimenti vegetali, escludendo anche il miele. Dato che gli alieni ci hanno privato della possibilità di mangiare animali, analizzeremo l’alimentazione vegana concedendoci ancora la possibilità di cuocere, trasformare e trattare il cibo e di mantenere una ampia varietà nelle scelte (escludiamo quindi le diete crudiste, fruttariane e simili per non complicare la situazione). Se riusciremo a dimostrare di poter sopravvivere (in salute) mangiando, in modo equilibrato e senza carenze, solo piante, potremo concludere che anche le diete latto-ovo-vegetariane (qualora gli alieni ci ripensassero) possono essere considerate sostenibili, se ben bilanciate. E magari, anche in assenza dei rapitori alieni potremo, serenamente e senza paure, cominciare a ridurre il consumo di alimenti animali, il cui eccesso non rappresenta solo un rischio per la salute, ma anche un danno ecologico, una problematica sulla quale tutti noi dovremo cominciare a ragionare seriamente (qui qualche spunto di riflessione: tinyurl.com/rro9k74; tinyurl.com/y72v3yh4; tinyurl.com/yb7xa32a; tinyurl.com/w7k2wpw).

Le diete vegane (e in minor misura quelle vegetariane) presentano tutte dei nutrienti “critici” a cui prestare particolarmente attenzione perchè in alcuni casi e in alcune fasi della vita (vedi infanzia e gravidanza per esempio) potrebbero essere assunti in quantità non adeguate. Vediamoli uno ad uno.

Le proteine

Le proteine vegetali sono in genere meno digeribili di quelle animali a causa di fattori anti-nutrizionali o processi tecnologici che ne limitano l’assorbimento. Quelle purificate e concentrate (della soia per esempio), però, hanno in genere una digeribilità maggiore del 95% (laddove cereali e legumi si aggirano attorno all’80-90%) e si avvicinano moltissimo alla qualità nutrizionale di quelle animali (https://www.gabrielebernardini.it/cosa-dobbiamo-sapere/).

Alcuni alimenti contengono fattori che riducono la biodisponibilità proteica e influenzano la digestione agendo sugli enzimi digestivi: tannini, fitati, inibitori delle proteasi, glucosinolati, isotiocianati sono tutti anti-nutrienti che agiscono in tal senso.
Ma sono difficoltà facilmente aggirabili: la cottura in genere elimina il problema perchè molte di queste sostanze sono proteine esse stesse e vengono inattivate dal calore. L’utilizzo di germogli aumenta la digestione proteica perchè l’acido fitico viene ridotto per azione enzimatica. La fermentazione rende le proteine più digeribili grazie all’azione dei microbi che producono sostanze inattivanti gli anti-nutrienti. Inoltre la combinazione di cereali e legumi o frutta secca aumenta la qualità proteica generale.

Conclusioni: se l’apporto energetico è adeguato, i fabbisogni proteici sono soddisfatti in tutte le fasi della vita, basta aumentare la dose di proteine nella dieta di circa un 10-15%. Quello delle proteine è davvero il problema minore.

La vitamina B12

E’ presente in piccole quantità negli alimenti animali ed è di origine batterica. Alcune alghe contengono analoghi della B12 ma inattivi e comunque poco disponibili, che addirittura interferiscono con l’assorbimento della forma attiva, perciò non possono essere considerate fonti affidabili di questa vitamina.
E’ stata riscontrata in tracce in alcuni prodotti a base di Soia fermentata (Tempeh) ma probabilmente è soltanto una contaminazione microbica e non possiamo farci affidamento.

Molti soggetti sono a rischio carenza anche nelle diete onnivore (anziani o pazienti con esiti chirurgici) e lo stato nutrizionale della vitamina B12 dovrebbe essere attentamente monitorato per evitare la carenza. Questo è l’unico nutriente che non può essere introdotto col cibo se gli animali non sono più disponibili e va assunto con alimenti fortificati o con integratori rispettando attentamente i dosaggi e utilizzando forme facilmente assorbibili. La popolazione più a rischio è quella infantile.

Conclusioni: gli alieni ci hanno privato degli animali, non dei batteri e non delle biotecnologie che possano produrre gli integratori necessari per chi necessita di questo importante micronutriente. Nessun problema quindi.

Il calcio e la vitamina D

Calcio: verdure a foglia, legumi e frutta oleosa ne contengono buone quantità ma i fitati e gli ossalati ne riducono la biodisponibilità formando complessi insolubili. Scegliere verdure a foglia a basso contenuto di ossalati (non abusando quindi di biete, spinaci, foglie di rapa) aiuta l’assorbimento di questo minerale. Le brassicaceae (cavoli, cavolfiori, broccoli, ecc) contengono calcio altamente disponibile anche più del latte vaccino e sono ottime fonti. Non sembra infatti che le fibre delle verdure inibiscano il suo assorbimento.

I sali di calcio aggiunti nelle preparazioni come il tofu e il fosfato tricalcico nel latte di soia posseggono una biodisponibilità paragonabile a quella del latte. Stesso discorso vale per le acque minerali, anch’esse un’ottimo modo per integrare il minerale, sopratutto se l’acqua è bevuta assieme agli alimenti.

Vitamina D: la fonte primaria è la luce solare (la vitamina viene poi “attivata” nel fegato e nei reni), gli alimenti la contengono in piccole quantità e la forma “animale” è quella maggiormente rappresentata nella dieta (è contenuta nei pesci grassi sopratutto).

Conclusioni: assumere le verdure giuste, usare bevande e alimenti fortificati, acqua ricca di calcio e semi oleosi è sufficiente per garantire il corretto introito di calcio. Per quanto riguarda la vitamina D, i soggetti che hanno difficoltà a ottenerla dal sole (o di attivarla nell’organismo) dovrebbero essere monitorati per una eventuale integrazione, ma questo avviene anche negli onnivori. Anche in questo caso il rapimento alieno sembra non poterci creare grossi danni.

Il ferro

Il ferro si trova in molti alimenti: cereali, carne, pesce, verdure, frutta, legumi e patate e il 60% del ferro che introducono gli onnivori proviene dai vegetali, ma il ferro “vegetale” (presente nella forma cosiddetta non-eme) ha una biodisponibilità del 5-12%, minore di quello “animale” presente nella forma eme (perchè anche i prodotti animali come latte e uova contengono la forma non-eme) che raggiunge anche il 35%.

Chi si nutre solo di vegetali ha a disposizione solo ferro non-eme. Mentre il ferro eme si assorbe benissimo, molte sostanze possono ridurre la disponibilità del ferro non eme: i fitati per esempio, ma l’ammollo di legumi e cereali attiva le fitasi, enzimi che “liberano” il ferro sequestrato. Inoltre l’acido ascorbico (vitamina C) aumenta la biodisponibilità di questo minerale (ma anche altri acidi organici e caroteni). Infine, la soia ha una disponibilità paragonabile a quella del ferro eme grazie al fatto che il suo ferro è legato a proteine (ferritina) che ne aumentano l’assorbimento. Ci sono dati che indicano come una bassa disponibilità di ferro non-eme, a lungo termine induca un adattamento e un aumento dell’assorbimento intestinale.

Conclusioni: sulla base delle considerazioni precedenti i vegani (e i latto ovo vegetariani) dovrebbero assumere circa l’80% in più di ferro per compensare una disponibilità minore del ferro (10% contro circa il 18% di una dieta mista), il che potrebbe essere più complicato di quel che sembra (sopratutto nelle donne in età fertile).

In queste popolazioni si nota una emoglobina nella norma, ma riserve del Fe più basse e questo potrebbe essere un rischio in caso di emorragie e in gravidanza.

Se quindi un maschio onnivoro adulto ha necessità di 10mg di Fe al giorno, un vegano dovrà cercare di assumerne 18mg (la donna che ha un fabbisogno “onnivoro” di 18mg in età fertile, dovrà passare a 32mg circa).

Prima di tutto si dovrebbero consumare molti alimenti ricchi in ferro: soia, legumi, patate, verdure ricche, accompagnandoli con una fonte di vitamina c (per esempio concludendo il pasto con la frutta); inoltre è utile macinare, ammollare, far germinare cereali e legumi e fare pane con lievitazione acida per ridurre l’acido fitico tramite attivazione di fitasi interne. Usare alimenti fortificati e supplementi se con questi accorgimenti non si riesce a soddisfare i fabbisogni. Ce la possiamo fare nonostante gli alieni.

Lo zinco

Nelle diete onnivore circa il 55% dello zinco proviene da fonti animali, il resto da cereali, verdure, patate, legumi e semi oleosi.
Fitati, fibra e ossalati ne limitano l’assorbimento, che nei vegani si aggira attorno al 15-26%.
Come già detto, oltre a preferire cibi ricchi di zinco è utile utilizzare l’ammollo, la germinazione, la fermentazione e la lievitazione a pasta acida per ridurre il livello di interferenti negli alimenti.
Oppure si possono usare cibi fortificati.
In ultimo è consigliabile mangiare gli alimenti vegetali ricchi in zinco assieme a cibi ricchi di acidi organici (frutta e brassicaceae in particolare). Alla faccia degli alieni (che comunque adoro).

Acidi grassi omega-3

L’acido alfa-linolenico (ALA) è il solo omega-3 presente nei vegetali: semi di lino, canapa e chia e i loro oli, noci e alcune alghe ne sono una buona fonte.
ALA è un acido grasso a catena corta, mentre a noi servono sopratutto quelli a catena lunga, eicosapentaenoico (EPA) e docosaesaenoico (DHA).

Gli omega-3 EPA e DHA nel mondo vegetale sono molto limitati e presenti solo in alcune alghe.
EPA e DHA possono formarsi da ALA ma la conversione nel nostro organismo è limitata e influenzata dalla dieta: troppo acido linoleico (della serie omega-6), poche calorie, proteine, alcuni micronutrienti e alcol riducono l’efficienza di conversione.

Conclusioni: per garantire un adeguato introito di omega-3 nei vegani è importante assumere noci, semi di lino e chia e oli derivati; ridurre fonti di linoleico (olio di mais e girasole prevalentemente) e avere una dieta adeguata in energia e micronutrienti; usare alghe ove possibile; per le donne in gravidanza o in allattamento, bambini fino a 2 anni e anziani meglio integrare con una fonte microalgale. Gli animali rapiti, anche in questo caso non sono necessari.

Per finire

Le diete basate unicamente su prodotti vegetali, se ben pianificate e bilanciate, offrono una aspettativa di vita identica rispetto a quelle onnivore con le medesime caratteristiche di equilibrio nutrizionale (tinyurl.com/to272d9) e possono essere messe in atto in tutte le fasi della vita (tinyurl.com/tqjlp5p), l’importante è che le caratteristiche generali seguano i dettami del modello mediterraneo (che, lo ricordo, essendo un modello, è flessibile ed indipendente, entro certi limiti, dagli alimenti, che lo compongono e dalla loro provenienza): https://www.gabrielebernardini.it/storia-della-dieta-mediterranea-e-del-nostro-cuore-le-tre-ipotesi/

Certo, è più complicato e in alcuni casi (nei bambini piccoli per esempio) bisognerebbe porre una particolare attenzione, perchè le carenze sono dietro l’angolo a quell’età. Il punto è che…gli alieni non sono arrivati (purtroppo) e nessuno per il momento ci obbliga ad eliminare in blocco tutti i derivati animali, il che rende le cose un po’ più semplici. Possiamo ridurre al massimo la carne o anche eliminarla, sopratutto quella bovina, e sarebbe un comportamento vincente su tutti i fronti: ecologico, etico e salutistico, ma non dobbiamo per forza abolire le uova, il latte e il pesce (consumando sopratutto pesci piccoli e frutti di mare, i meno impattanti e “dannosi”).

Piccoli passi per un futuro più sano e sostenibile.

Riferimenti

tinyurl.com/rdvn55e

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

12 risposte su “Rapimenti alieni”

Sempre complimenti per l’articolo interessante e originale anche se basato su presupposti un pò assurdi (ahimè anch’io vorrei che gli alieni potessero liberarci da qualche animale in particolare).

Sono solo un pò disorientato dal fatto che alla fine tre quarti della dieta dovrebbe essere costituita da alimenti fortificati (di sintesi) e da integratori (che non devono sottostare a trial clinici e prove di efficacia per essere commercializzati) inoltre non si è abbinato l’apporto calorico assieme all’aumento di macro e micronutrienti necessario a colmare il fabbisogno (credo possa essere un dato significativo).
Detto questo come si farebbe poi a sfamare una gran fetta della popolazione mondiale con cibi a cosi alto contenuto tecnologico quando oggi fanno fatica ad accedere al golden rice? (per non parlare del “regular rice”)

Capisco che si è ragionato, appunto, per assurdo ma se lo scopo voleva essere convincere chi ancora si abbuffa di derivati animali a variare la sua dieta non so se questo sia il modo più efficace.
Forse potrebbe avere un qualche effetto costringerli ad assistere alla fase di macellazione di un animale o partecipare alla vita quotidiana in un allevamento intensivo, oppure applicare una etichetta terrorizzante ai pacchi di carne come succede con le sigarette.

Giorni fa ho visto l’ennesimo documentario sull’Impossible Burger e sulla carne di sintesi, mi ha colpito il fatto che dopo averlo provato in comparazione ad un hamburger tradizionale e avendolo trovato buono le persone si rifiutavano di consumarlo appena sapevano che non si trattava di un “pezzo di animale” ma di un prodotto di laboratorio.

Non credo ci si possa davvero salvare se non ingannando di fatto i consumatori, non ci si può aspettare una evoluzione perchè non c’è più tempo.
Serve una “dittatura ecologica” con tutti i difetti del caso, oppure una estinzione rapida ed indolore.(magari per mano di alieni 🙂 )

I presupposti sono volontariamente assurdi. È solo per far capire che si può vivere solo coi vegetali e vivere bene.
Non è vero che servono gli integratori. Lo dico chiaramente. Solo per la B12 è così. La tecnologia la abbiamo e quindi la sfruttiamo. Gli integratori quando servono sono efficaci. Ma nei vegani con una coscienza nutrizionale non servono quasi mai. Bastano gli accorgimenti che ho scritto, ammollo fermentazione ecc

Per il ferro ad esempio consigli gli integratori onde evitare un aumento Dell’80% di introito tramite dieta, inoltre la carne consente di introdurre tutti i nutrienti citati in maniera più pratica per chi non può passare la vita dietro i fornelli o avere una specializzazione in macrobiotica avanzata. Non è un problema da poco se ci pensi, come non è un problema da poco convincere le papille gustative che il ragout di tempeh ha lo stesso sapore di quello di carne. Si può e si deve ridurre il consumo di carne ma non credo si possa eliminare se non in caso di adesione alla religione vegana (che guarda caso è praticata solo dal ceto alto-altissimo). Serve una soluzione rapida e di massa, questi sono solo esercizi utopici (per quanto interessanti e suggestivi).

PS ma il bilancio calorico come varia dovendo assumere tutte queste noci, semi oleosi e quantità maggiorate di legumi e verdure (che non si potranno certo mangiare sconditi 😜)?

Guarda che ho spiegato tutto quel che dici. Non ho detto che SI DEVE, ma che si può. Però tutti dovremmo ridurre visto il consumo attuale di animali. So che non vi piace ma è così.
Una alimentazione totalmente vegetale è fattibilissima e sanissima come può esserlo anche una onnivora

Complimenti dott. Bernardini, soprattutto per il suo modo di comunicare informazioni scientifiche in un linguaggio comprensibile anche a me che non ho titoli universitari.
Sto per avviare una “coltivazione idroponica” di piante aromatiche alimentari (basilico, salvia, prezzemolo, ecc.) per commercializzarle a livello locale (vivo in Garfagnana).
Nello studio delle varie materie che comportano una corretta gestione di questo tipo di attività (tramite tesi di laurea in agronomia e altre discipline tecniche) mi sono imbattuto nella nutraceutica, corso di laurea inserito da 3 anni nella facoltà di farmaceutica di alcune università, tra cui quella di Pisa.
Vengo al dunque,
tenendo conto che esistono varie scuole di pensiero a livello scientifico sulla stagionalità dei cibi naturali, secondo lei può essere “smontato” questo mito per il quale poi andiamo ad introdurre le sostanze nutritive fuori stagione con integratori alimentari di sintesi?
Mi spiego meglio,
non sarebbe meglio avere i prodotti agroalimentari 12 mesi l’anno?
Le tecniche idroponiche o coltivazioni fuori suolo permettono oggi di avere quasi tutto durante l’intero anno, ma soprattutto di avere alimenti realmente senza alcun residuo di ogni sorta.
Poi come dice lei, sono importanti le quantità, ma non solo per l’accumulo di grasso, anche vitamine e sali minerali non possiamo accumularli solo in qualche mese e pensare di avere la biodisponibilità a piacimento.
Dovremmo avere una dieta bilanciata per ogni singolo nutriente ogni giorno.
Concorda?
Le sarei grato se mi rispondesse con uno dei suoi articoli, dedicato a questo argomento, come solo lei sa fare!
Grazie
Intanto da oggi ha un nuovo follower.

Caro Roberto no non concordo, ma non sono io, che non sono nessuno, a non concordare. È la scienza dell’alimentazione. Ben vengano i vegetali di stagione ovviamente, ma perché sono più buoni non più nutrienti. La nutraceutica non è una disciplina riconosciuta e non c’è bisogno di mangiare nutraceutici perché ci sono i cibi. Tutti i cibi concorrono alla nostra salute se assunti nelle giuste quantità e proporzioni. Abbiamo già nutrienti in eccesso e non sarà certo quell’alimento di stagione a darci di più. Vanno benissimo anche quelli fuori stagione. Ovviamente nessuno “consiglia” di mangiare solo fuori stagione ma se capita…. niente di male

Buongiorno, per chi come me sta solo testandosi ogni una settimana a distanza di qualche mese a provare un’alimentazione vegana (non certo pensando di salvare cosi pianeta ma per capire quanto sia fattibile iniziare a fare qualcosa di diverso per farlo) avrebbe senso pensare di dover integrare con la B12? Va comunque prima verificato con esami se uno ha carenze? E poi: grazie per tutti i suoi articoli e post instagram, continui a farli sono preziosi!

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