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Alimentazione e salute Nutrienti

3 cervelli per gli uomini mortali….(prima puntata)

Il primo cervello (la fame)

Il mondo è cambiato.  Ma uno difficile è stata la nostra culla.

La storia evolutiva dell’uomo (comune a molti mammiferi) ci racconta che la disponibilità di energia sotto forma di cibo è sempre stata scarsa e che abbiamo dovuto faticare per raggiungere quelle poche risorse che la natura ci offriva in maniera incostante.

In questo ambiente complicato ci siamo affidati ad un meccanismo di controllo omeostatico molto utile e concettualmente semplice, basato su segnali di fame e sazietà: il nostro peso di cacciatori raccoglitori era mantenuto in un range ideale per permetterci di non morire di fame alla prima carestia e al contempo di non limitare la nostra mobilità ingrassando troppo e riducendo così le chance di sopravvivenza in un mondo pieno di predatori.

Il centro di comando e smistamento dei segnali di fame e sazietà risiede nell’ipotalamo, una parte evolutivamente molto antica del cervello. Qui arrivano e si integrano vie nervose, neurotrasmettitori e ormoni provenienti da stomaco, intestino, tessuto adiposo e da qui partono segnali che modificano i nostri comportamenti alimentari che hanno come scopo ultimo quello di farci smettere di mangiare quando siamo sazi e quando stiamo ingrassando e viceversa di ricominciare la ricerca di cibo, riducendo anche il dispendio energetico, quando il peso si abbassa eccessivamente.

Il sistema pur essendo intuitivamente semplice (funziona come un termostato ed è infatti stato anche chiamato lipostato) è molto complesso nei suoi dettagli e non lo conosciamo ancora nella sua interezza (per esempio pur sapendo quali ormoni ci spingono a mangiare, non sappiamo bene in che modo lo fanno e quali aree cerebrali vanno a stimolare), ma possiamo sommariamente dividerlo in due grandi aree:

  1. Area che regola i segnali di fame e sazietà nel breve termine (segnali veloci)
  2. Area che regola i segnali di fame e sazietà nel medio/lungo termine (segnali lenti)

Al primo gruppo appartengono tutti quegli ormoni/neurotrasmettitori che “lavorano” nell’arco temporale dei pasti: dopo l’ingestione di cibo “sensori” presenti nell’apparato digerente capiscono che lo stomaco si dilata, che nell’intestino arrivano nutrienti e producono sostanze (per esempio la colecistochinina, CCK) che arrivano all’ipotalamo o stimolano vie nervose che poi comunicano con esso innescando una cascata di altri segnalatori che producono sensazione di sazietà. Viceversa, quando i sensori periferici si accorgono che i nutrienti scarseggiano, si attiva la via opposta e noi riprendiamo a mangiare grazie al “movimento” di altri neurotrasmettitori e vie nervose.

Al secondo gruppo appartiene un ormone prodotto dal tessuto adiposo che viene secreto in proporzione ad esso: la leptina. La leptina si occupa di mantenere i livelli dei depositi di grasso entro un range ottimale agendo in parte sulle stesse vie nervose, in parte stimolando neurotrasmettitori differenti. E’ un ormone lento che lavora in un arco di tempo lungo perchè non ingrassiamo da un giorno all’altro. Anch’essa ha come bersaglio l’ipotalamo.

Questa è una rappresentazione semplificata di tutto il sistema di regolazione.

Tutto il circuito è ancora più complicato e non sappiamo il perchè, ma probabilmente questa ridondanza si può spiegare col fatto che se si “rompe” una parte, può essere compensata da un’altra. Questo per non mettere a repentaglio un sistema di controllo così importante per la sopravvivenza.

Un altro aspetto da sottolineare è che tutto il complesso sembra strutturato in modo da stimolare la fame e inibire la sazietà e non, viceversa, inibire la fame e stimolare la sazietà! Come se di fondo fosse sempre aperto il rubinetto “mangia!” che deve essere chiuso nei momenti giusti. Il rubinetto “fermati!” è di norma chiuso e viene aperto solo nei momenti opportuni. Anche questo ha un chiaro significato evolutivo: in passato era molto meglio avere le “scorte piene”. Essere magri metteva a rischio la vita e il successo riproduttivo.

Ecco perchè è così difficile dimagrire: quando perdiamo peso (o anche quando ci mettiamo nelle mani di un chirurgo per effettuare una liposuzione!) e i depositi lipidici diminuiscono, si riduce la leptina in circolo che lascia aperti i rubinetti della fame e mantiene ben chiusi quelli della sazietà. Contemporaneamente la riduzione di leptina agisce in modo da farci abbassare il dispendio energetico. Ci muoviamo di meno e abbiamo più fame. Il peso torna a salire e il gioco ricomincia.

Insomma perdere peso è abbastanza facile, mantenere la perdita molto più difficile (ricordatevelo quando vi mettete nelle mani di chi vi promette un dimagrimento veloce senza una educazione alimentare corretta) sopratutto al giorno d’oggi dove la disponibilità di cibo è estremamente elevata.

Non pensiate che sia finita qui: ancora non abbiamo considerato un fattore che complica il tutto e che è legato al nostro secondo cervello, quello che lega i segnali di fame e sazietà alla percezione del piacere!

Lo vedremo nella prossima puntata che potete trovare qui.

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

6 risposte su “3 cervelli per gli uomini mortali….(prima puntata)”

Gabriele,
Molto interessante questa spiegazione (mi piace anche la citazione tolkieniana).
Però non ho capito bene la frase “quando perdiamo peso (…) e i depositi lipidici diminuiscono, si riduce la leptina in circolo che lascia aperti i rubinetti della fame e mantiene ben chiusi quelli della sazietà”. Il soggetto di “che lascia aperti ecc…” è la leptina in quanto tale (come sembra dalla frase) o la RIDUZIONE della leptina?
O forse ho capito male io?
Grazie per la pazienza.

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