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Considerazioni spicciole di un nutrizionista frustrato

La scienza della nutrizione avanza. Veramente è già andata avanti da un po’, ma pare che molti non lo sappiano.

Parlo della nutrizione spicciola, non del grande ramo della ricerca.

Il modello alimentare migliore lo conosciamo benissimo. Sappiamo bene COSA mangiare. Non c’è un dibattito in corso.

La difficoltà non è il “cosa”, ma il “come” riuscire a suggerirlo alla popolazione, con quali mezzi educativi e
politici.

Se però tra le scatole ci sono ancora coloro che si inventano diete strane e procedure bislacche, questo ci fa solo perdere tempo perché dovremmo concentrarci sul come e non sul cosa

Parlo di banalità pratiche su cui non c’è niente più da discutere, non c’è motivo, non c’è ragione.

Parlo per esempio del fatto che i legumi, le carote e le patate lesse ancora siano “proibiti” ai diabetici in molti centri antidiabetici (e non siano visti di buon occhio neppure nel mondo dei sani).

Parlo del fatto che ci siano professionisti che proibiscono l’accostamento di alcuni cibi rispetto ad altri (vedi tutta la penosa branca delle combinazioni alimentari).

Parlo del fatto che ci sia gente, che dovrebbe avere una laurea, che dice di non mangiare la frutta a fine pasto (il posto migliore in cui mangiarla forse).

Del fatto che alcuni medici consegnino ancora liste di alimenti “si” e alimenti “no” ai propri assistiti.

Del fatto che in alcuni settori (tutti in pratica) i carboidrati siano visti come il Demonio.

Del fatto che le proteine siano viste come il Salvatore.

Del fatto che gli sportivi della domenica (mal consigliati) siano convinti che basti mangiarlo il Salvatore per fare il muscolo.

Che ci sia una alimentazione specifica per la psoriasi, per “la tiroide”, per la fibromialgia, per i fibromi o…per l’abbronzatura.

Che per alcuni guru le calorie non contino più.

Che lo zucchero della frutta (fuori dalla frutta) sia migliore di quello “raffinato”.

Che certi ginecologi terrorizzino le future mamme sul loro aumento di peso in gravidanza, facendo loro fare diete sbilanciate e assurdamente ipocaloriche.

Che in alcuni ambienti (come le palestre o le scuole di danza) ci siano soggetti che accompagnano le ragazze fragili verso l’anoressia e forse la morte (sono sopratutto le donne a subire tutto questo) spingendole ad alimentarsi in modo totalmente aberrante.

Che alcuni nutrizionisti suggeriscano e prescrivano diete nate per specifici scopi a chiunque lo richieda: la chetogenica (totalmente inutile nella maggior parte dei casi e non priva di rischi se fatta a casaccio) sta diventando quasi uno standard, uno “stile di vita” per molti e comunque viene prescritta troppo facilmente.

E l’elenco potrebbe proseguire. Si oscilla tra banalità e pratiche non dimostrate.

Manca troppo spesso la via di mezzo: una alimentazione bilanciata, senza privazioni e proibizioni, basata sul modello mediterraneo e adeguata al fabbisogno (perchè questo è il vero fulcro per la salute, il mantenimento del peso a lungo termine).

Non nascondo un filo di amarezza nel vedere ogni giorno cose come queste. Mi ripeto sempre che mi sbaglio, che è solo un bias di selezione, che io vedo solo il peggio e che il mondo della nutrizione non è così.

Può darsi, può essere che sia così, ma non ci credo un granchè.

Andiamo avanti

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

2 risposte su “Considerazioni spicciole di un nutrizionista frustrato”

Grazie, Dottore, per questo sito così limpido e schietto!
Leggerò con calma gli articoli: sembra di stare nei salotti buoni di un tempo, quando si conversava di cose serie in modo ameno: la vera cultura è semplicità!
Condivido pienamente il Suo pensiero: alimentazione basata sul modello mediterraneo e adeguata al fabbisogno.
Un saluto cordiale, con l’impegno di scriverLe se non troverò input a un quesito che cerco.

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