Se tutta l’agricoltura diventasse improvvisamente biologica, si riuscirebbe a sfamare tutto il mondo (sopratutto nella prospettiva di un incremento, che pare inevitabile, della popolazione mondiale da qui al 2050)?
Questo studio: https://www.nature.com/articles/s41467-017-01410-w.pdf ha cercato di fornire una risposta costruendo vari ipotetici scenari.
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E’ emerso questo:
1. Diventare TOTALMENTE bio comporterebbe aumentare l’estensione della superficie coltivata dall’attuale 16% a circa il 33% perchè le rese del biologico sono inferiori al metodo di coltivazione convenzionale. E si presenterebbe il problema di dove trovare quello spazio in più.
2. Allora, per poter sfamare tutti, potremmo convertire il 60% della agricoltura convenzionale a bio, ma solo ad alcune condizioni. Bisognerebbe cioè:
a. Dimezzare gli sprechi di cibo.
b. Dimezzare i terreni destinati alla produzione di mangimi (e
quindi ridurre la produzione di carne) e usarli per coltivare
vegetali utili al consumo umano.
c. Abituarci a mangiare meno carne (il che
sarebbe un bene anche per la nostra salute).
Dal punto di vista ambientale, a queste condizioni, migliorerebbero tutti i parametri tranne quello relativo alla erosione del suolo che potrebbe aumentare a causa dell’incremento delle aree coltivate.
Questo altro lavoro:
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https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0959652617309666 mostra come le impronte di carbonio (la quantità di CO2 equivalente prodotta durante un processo che va ad influire negativamente sull’effetto serra del pianeta) di diete biologiche o convenzionali (in Germania) siano praticamente comparabili a causa del fatto che:
a. Le diete biologiche, e quindi la rispettiva agricoltura da cui dipendono, utilizzano più suolo rispetto a quelle convenzionali (a causa delle rese minori del bio), ma in genere siano più “vegetariane” (il minor consumo di carne migliora i parametri di sostenibilità)
b. Le diete convenzionali, in media più carnivore, aumentano l’emissione di gas serra a causa del maggior sfruttamento di allevamenti animali intensivi, però usano meno suolo per la loro maggior efficienza e resa.
Le cose pertanto si pareggiano.
Perciò, per quanto possa esserci ancora un certo margine di discussione per quanto riguarda i benefici ambientali della produzione biologica (come evidenziato anche qui: https://www.nature.com/articles/nplants2015221), l’evidenza scientifica sembra più spostata verso una sostanziale mancanza di prove assolute
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Dal punto di vista nutrizionale, invece, ci sono molte meno discussioni (veramente NON ci sono discussioni, ma vabbè).
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Questa revisione sistematica: https://goo.gl/V96E2a evidenzia la sostanziale equivalenza tra le caratteristiche nutrizionali dei cibi biologici rispetto a quelli convenzionali. Nei pochi casi in cui il biologico vince è una vittoria di Pirro, inutile per il consumatore finale. La spiegazione, in soldoni, sta nel fatto che, se un individuo ha una necessità 100 di micronutrienti e i prodotti convenzionali già forniscono 150, che ci importa di avere 160 dal biologico? Ricordo sempre che il problema oggi è l’eccesso, non la mancanza. Non ci mancano le vitamine e gli altri micronutrienti, ne abbiamo a sufficienza assieme a calorie, grassi, sale, proteine, ecc…
Quest’altro lavoro https://ajcn.nutrition.org/article/S0002-9165(23)01885-3/pdf conclude che non ci sono prove concrete che diete biologiche migliorino la salute rispetto a diete convenzionali. Ciò che conta è la STRUTTURA della dieta, non l’origine dei cibi. Una dieta può essere sanissima anche se composta da alimenti convenzionali e pessima anche se tutti prodotti sono biologici.
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Conclusioni:
- Ci sono molti dubbi che mangiare biologico sia buono per l’ambiente
- Mangiare biologico certamente non è meglio per la salute
Quello che è inaccettabile per me è il marketing che gira attorno al bio e che riesce a influenzare anche gli esperti, tant’è che oggi il 99,9% dei nutrizionisti (nella mia esperienza) CONSIGLIA di comprare alimenti biologici.
Il racconto che se ne fa è purtroppo infarcito di luoghi comuni, bugie e distorsioni della realtà tali da modificare la percezione che abbiamo delle cose. Spesso si aggiungono “rinforzi” al racconto del bio, come l’abbinamento con il “naturale” (il che è lontanissimo dalla realtà, nessuna agricoltura è naturale), il claim sulla assenza di pesticidi (altro fatto non vero, i prodotti biologici contengono tracce di agrofarmaci come quelli convenzionali ma ENTRAMBI sono sicuri), l’assenza di OGM (si potrebbe fare un ottimo bio OGM, le due cose non sono in contrasto) e la miglior qualità organolettica (falso problema: a volte il bio è più buono, a volte no).
Nonostante ciò il mercato aumenta ogni anno.
A questo punto, direi che il buon senso ci dice che, attualmente, l’unico motivo per scegliere bio è quello del gusto, ma che forse sarebbe bene anche perdere un pochino più di tempo per trovare alimenti gustosi tra i prodotti convenzionali, visto il prezzo del biologico…..Vi siete mai chiesti perchè nei supermercati il reparto bio sia fisicamente separato dal resto? Perchè voi non possiate fare confronti di prezzo…