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Antibiotici, ormoni e carne

Se siete tra coloro che si preoccupano per la presenza di ormoni nel pollo o di antibiotici nella fettina di vitello, beh tranquillizzatevi. Non è questo il motivo per cui dovremmo ridurre la carne nella nostra dieta, ma semplicemente perchè è carne.

Il piano nazionale per la ricerca di residui nei prodotti animali (2021) ha raccolto circa 30mila campioni, analizzandoli per due grandi categorie di molecole: i farmaci (compresi gli antibiotici e altri agenti contaminanti) e le sostanze anabolizzanti (e altre non autorizzate). Vedi figura.

Le non conformità totali che sono risultate? sparate un numero…12.
Lo 0,04%.

I residui di antibiotici oltre i limiti? 5 su 7629 campioni: 0,065%
Gli “ormoni”? 2 su 2129 campioni: 0,093%

Delle 12 non conformità solo 5 derivavano da trattamenti illeciti (le altre erano contaminazioni accidentali).

Di fronte a questi numeri come ci dovremmo porre nei confronti degli “esperti” (pediatri, amministrazioni scolastiche, nutrizionisti vari) che ci terrorizzano sui pericoli di sostanze che non ci sono nelle carni?

Attenzione: la resistenza dei batteri agli antibiotici è un grave problema che esiste e mette sempre più a repentaglio la salute degli animali, compreso l’essere umano. L’EFSA stima che ogni anno muoiano 25mila persone a causa di malattie provocate da batteri resistenti.

Il problema è complesso e coinvolge ceppi batterici differenti (Salmonella, Campylobacter, E.Coli) e varie modalità di trasmissione e contagio: tra esseri umani, tra animale e uomo, tramite l’ambiente e in parte tramite gli alimenti.

Un uso smodato e spesso mal pianificato, sia nella pratica veterinaria legata agli allevamenti che in ambito sanitario umano, sta alla base del problema.

Le politiche comunitarie da mettere in atto per ridurre il rischio di farmacoresistenza negli allevamenti riguardano la riduzione dei farmaci usati, la loro sostituzione con trattamenti alternativi e anche la presa di coscienza di un nuovo modo di allevare i capi di bestiame destinati al consumo umano.

Il compito del nutrizionista è quello di suggerire consigli per un consumo adeguato di prodotti animali che deve essere RIDOTTO rispetto alle nostre abitudini. Questo semplice atto, se messo in pratica da tutti, attraverso una educazione corretta fin dalla prima infanzia, porterebbe a ridurre il numero di animali allevati e indirettamente il problema della resistenza agli antibiotici per un minore affollamento negli allevamenti.

Un ulteriore consiglio riguarda l’igiene nel trattamento casalingo dei prodotti di origine animale che deve essere messa in atto ponendo attenzione nella manipolazione dei prodotti crudi evitando contaminazioni crociate con cibi pronti al consumo e cuocendo adeguatamente i cibi per non rischiare l’introduzione di batteri potenzialmente resistenti (ma anche “semplicemente” pericolosi per la salute).

Ma se la preoccupazione è di ingerire antibiotici e ormoni allora non ci siamo: ciò che mangiamo è SICURO.

Il consumo di carne è eccessivo nel nostro mondo occidentale e dovremmo ridurla, ma non per paura di queste sostanze.

https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3247_allegato.pdf

https://www.efsa.europa.eu/it/news/antimicrobial-resistance-eu-infections-foodborne-bacteria-becoming-harder-treat

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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