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Antibiotici, ormoni e carne

Il sistema agroalimentare globale è qualcosa di totalmente privo di logica e di senso e il modo in cui trattiamo e usiamo gli animali a nostro uso e consumo è aberrante e ha già grandi ripercussioni anche sull’ambiente.

L’82% di tutti i terreni agricoli sono destinati all’allevamento e alla produzione di cibo per il bestiame. Basterebbe questo dato a far capire come ci sia qualcosa che non torna, se lo uniamo al fatto che mangiare troppa carne è rischioso per la salute e che ogni giorno 735 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza.

Però non è necessario dire sciocchezze per invitare le persone a ridurre il consumo di prodotti animali.

Non serve tirare in ballo racconti su sostanze estranee nel cibo animale, quando basterebbero le caratteristiche nutrizionali dei cibi stessi e il loro impatto sull’ambiente a fare da deterrente per un loro abuso.

Se siete tra coloro che si preoccupano per la presenza di ormoni nel pollo o di antibiotici nella fettina di vitello, beh tranquillizzatevi. Non è questo il motivo per cui dovremmo ridurre la carne nella nostra dieta, ma semplicemente perchè è carne.

Il piano nazionale per la ricerca di residui nei prodotti animali (2021) ha raccolto circa 30mila campioni, analizzandoli per due grandi categorie di molecole: i farmaci (compresi gli antibiotici e altri agenti contaminanti) e le sostanze anabolizzanti (e altre non autorizzate). Vedi figura.

Le non conformità totali che sono risultate? sparate un numero…12.
Lo 0,04%.

I residui di antibiotici oltre i limiti? 5 su 7629 campioni: 0,065%
Gli “ormoni”? 2 su 2129 campioni: 0,093%

Delle 12 non conformità solo 5 derivavano da trattamenti illeciti (le altre erano contaminazioni accidentali).

Di fronte a questi numeri come ci dovremmo porre nei confronti degli “esperti” (pediatri, amministrazioni scolastiche, nutrizionisti vari) che ci terrorizzano sui pericoli di sostanze che non ci sono nelle carni?

Attenzione: la resistenza dei batteri agli antibiotici è un grave problema che esiste e mette sempre più a repentaglio la salute degli animali, compreso l’essere umano. L’EFSA stima che ogni anno muoiano 25mila persone a causa di malattie provocate da batteri resistenti.

Il problema è complesso e coinvolge ceppi batterici differenti (Salmonella, Campylobacter, E.Coli) e varie modalità di trasmissione e contagio: tra esseri umani, tra animale e uomo, tramite l’ambiente e in parte tramite gli alimenti.

Un uso smodato e spesso mal pianificato, sia nella pratica veterinaria legata agli allevamenti che in ambito sanitario umano, sta alla base del problema.

Le politiche comunitarie da mettere in atto per ridurre il rischio di farmacoresistenza negli allevamenti riguardano la riduzione dei farmaci usati, la loro sostituzione con trattamenti alternativi e anche la presa di coscienza di un nuovo modo di allevare i capi di bestiame destinati al consumo umano.

Il compito del nutrizionista è quello di suggerire consigli per un consumo adeguato di prodotti animali che deve essere RIDOTTO rispetto alle nostre abitudini. Questo semplice atto, se messo in pratica da tutti, attraverso una educazione corretta fin dalla prima infanzia, porterebbe a ridurre il numero di animali allevati e indirettamente il problema della resistenza agli antibiotici per un minore affollamento negli allevamenti.

Un ulteriore consiglio riguarda l’igiene nel trattamento casalingo dei prodotti di origine animale che deve essere messa in atto ponendo attenzione nella manipolazione dei prodotti crudi evitando contaminazioni crociate con cibi pronti al consumo e cuocendo adeguatamente i cibi per non rischiare l’introduzione di batteri potenzialmente resistenti (ma anche “semplicemente” pericolosi per la salute).

Ma se la preoccupazione è di ingerire antibiotici e ormoni allora non ci siamo: ciò che mangiamo è SICURO.

Il consumo di carne è eccessivo nel nostro mondo occidentale e dovremmo ridurla, ma non per paura di queste sostanze.

https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3247_allegato.pdf

https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3476_allegato.pdf

https://www.efsa.europa.eu/it/news/antimicrobial-resistance-eu-infections-foodborne-bacteria-becoming-harder-treat

Focus su pubertà precoce e obesità

LA PUBERTÀ PRECOCE DELLE BAMBINE NON È CAUSATA DAGLI ESTROGENI DEL POLLO…

IL POLLO NON CONTIENE ESTROGENI

Nei paesi dell’UE, non ci sono residui di estrogeni nella carne di pollo perché il loro uso è vietato da oltre 40 anni. Questo è un falso mito duro a morire.

L’uso di estrogeni e altri ormoni della crescita negli animali destinati alla produzione alimentare, inclusi i polli, è vietato nell’Unione Europea dal 1981 con la Direttiva 81/602/CEE. Questo divieto è stato poi rafforzato con successive normative, tra cui: la Direttiva 88/146/CEE che ha esteso il divieto all’uso di tutte le sostanze ad azione ormonale negli animali da allevamento; la Direttiva 96/22/CE (e successive modifiche, tra cui la Direttiva 2003/74/CE) che ha confermato e ampliato il divieto, includendo anche il commercio di carni provenienti da animali trattati con ormoni.

Tra le numerose cause di pubertà precoce indovinate cosa possiamo annoverare?

L’obesità infantile. L’unica causa evitabile.

Motivi

1. Il tessuto adiposo è una fonte di aromatasi, un enzima che converte gli androgeni in estrogeni.

2. L’obesità è spesso associata a insulino-resistenza, che porta a livelli elevati di insulina nel sangue.
L’insulina stimola direttamente la produzione ovarica di estrogeni, anticipando lo sviluppo puberale.

Inoltre, alti livelli di insulina possono ridurre la SHBG (Sex Hormone Binding Globulin), aumentando la quota di estrogeni liberi e biologicamente attivi.

3. L’obesità è una condizione pro-infiammatoria, caratterizzata da un aumento di citochine infiammatorie (IL-6, TNF-α) che possono influenzare la funzione dell’ipotalamo e anticipare la pubertà.

4. Anche un aumento della leptina circolante (proporzionale alla quantità di tessuto adiposo) può stimolare l’ipotalamo a rilasciare il GnRH (ormone di rilascio delle gonadotropine), anticipando l’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi e quindi la pubertà.

5. Possibile anche l’esposizione a sostanze endocrine-disrupting (ftalati, bisfenolo A) che aumentano il rischio.

Possibili conseguenze

Aumento del rischio di bassa statura finale (per la chiusura precoce delle cartilagini di crescita).
Maggior probabilità di sviluppare sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) nelle ragazze, con cicli irregolari e iperandrogenismo.

Non il pollo..

https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC6317212

https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC11539905/#REF42

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

7 risposte su “Antibiotici, ormoni e carne”

buongiorno Gabriele, ieri ho guardato Food for profit, che trattava anche la questione degli antibiotici. Mi piacerebbe una tua opinione al riguardo, grazie

riguardo a come è fatto. a me è sembrato comunque fatto bene e sarebbe bene venisse visto, ma mi è sembrato un po’ fuorviante proprio riguardo al fatto che viene affermato che negli allevamenti intensivi si usano antibiotici che portano a problemi legati alla salute dell’uomo..

se leggi il mio articolo capisci. I problemi non sono legati agli antibiotici NEL CIBO, che non ci sono, ma l’uso indiscriminato negli allevamenti che possono produrre problemi per altre strade che non sono quelle di mangiare il cibo

effettivamente non mi è molto chiaro come il problema della resistenza dei batteri agli antibiotici per l’uomo possa passare anche dall’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti

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