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Diet generation

“Tu come stai? Ragazzo dell’86…”

Così cantava Antonello Venditti in quella splendida canzone che è “Giulio Cesare”. Generazioni a confronto, speranze e desideri comuni, ma allo stesso tempo diversi perchè diversa è la società in cui sono nati.

In questo interessante lavoro pubblicato a novembre 2020 su Jama Pediatrics (v.gd/ss1VRg) i ricercatori hanno aspettato 30 anni prima della pubblicazione, intervistando tre generazioni di adolescenti: quelli del 1986 appunto, nati negli anni ’70, quelli di vent’anni dopo e quelli del 2015. In tutto 22mila ragazzi.

Lo scopo era indagare la diversa percezione del peso, le motivazioni per cui i giovani stanno a dieta, i motivi che li spingono a fare attività fisica e le possibili conseguenze emotive, legate anche a sintomi depressivi che si possono sviluppare.

Ebbene, il modo cambia velocemente. I ragazzi della prima generazione erano molto meno ossessionati e attenti al loro peso, si mettevano meno a dieta e facevano movimento più per socializzare e divertirsi che per raggiungere un ideale corporeo astratto.

Le nuove generazioni, più di quelle vecchie, hanno una idea falsata del proprio peso e si percepiscono sovrappeso quando invece sono in una situazione di normopeso. Inoltre i sintomi depressivi (sopratutto nelle ragazze) sono aumentati nel tempo.

Sebbene poi, in assoluto, gli atteggiamenti disfunzionali verso la dieta e l’attività fisica, siano maggiori nel sesso femminile (e questo indica come le donne da sempre abbiano ricevuto “stimoli dimagranti” dalla società), si è visto che nelle nuove generazioni crescono maggiormente nei maschi, probabilmente per raggiungere un ideale di corpo muscoloso normalizzato, sulla spinta delle maggiori pressioni sociali.

Le motivazioni per fare sport sono cambiate e oggi gli adolescenti si muovono sopratutto per perdere peso e si sentono in colpa se non lo fanno. Tutto questo lancia segnali allarmanti perchè si sta perdendo di vista il fine ultimo del fare esercizio e di avere un peso corporeo adeguato: la salute a lungo termine, il divertimento e la socializzazione. Le diete portano al problema opposto nel lungo periodo e non dovrebbero mai essere suggerite nei ragazzi perchè possono indurre disturbi alimentari più o meno gravi.

Oggi i giovani sono magri e soli da una parte, grassi e soli dall’altra (perchè il problema della obesità infantile esiste ed è importante), ma tutti si sentono inadeguati, un po’ colpevoli e più tristi di un tempo.

Il lavoro conclude puntando il dito anche verso le varie campagne governative per combattere l’obesità che potrebbero avere sottovalutato il rischio di indurre problemi alimentari in queste nuove generazioni.

Difficile affermarlo con sicurezza, ma forse Giulio Cesare nel 1986 era un ragazzo più felice…

E Paolo Rossi un ragazzo come noi.

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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