Per il ciclo “uno studio scientifico non fa primavera” voglio soffermarmi su un paio di aspetti metodologici (tranquilli la faccio semplice, anche perchè io stesso non sono un esperto) utili per smorzare eccessivi entusiasmi quando leggiamo di diete o alimenti miracolosi inventati dal primo che passa.
Il rimonabant (nome commerciale Acomplia) è un farmaco anoressizzante (in grado di ridurre lo stimolo della fame) che è stato ritirato dalla Agenzia Italiana del Farmaco nel 2008. Prometteva grandi cose, perdita di peso importante, riduzione della circonferenza addominale, abbassamento del colesterolo e della glicemia. Tutti gli studi condotti mostrarono ottimi risultati su questi indicatori, ma una volta messo in commercio, la sorveglianza post-marketing nel medio/lungo termine evidenziò numerosi casi di depressione, aggressività, tendenze suicide (con 2 suicidi veri e propri) e altri effetti collaterali importanti. Il farmaco venne quindi ritirato.
A fronte di numerosi vantaggi (che peraltro, va detto, tendevano a svanire dopo un anno rispetto alla semplice modifica dello stile di vita) comparvero gravi problematiche di salute. Cosa accadde? accadde che, durante la sperimentazione del farmaco vennero indagati i cosiddetti “end point surrogati” (o outcome surrogati) e cioè la riduzione dei FATTORI DI RISCHIO (pressione, colesterolo, glicemia, ecc.) e NON gli esiti (outcome) primari, cioè la riduzione della mortalità e delle malattie. Questo accade spessissimo per motivi economici e di praticità nello svolgimento delle sperimentazioni.
Fu così che vennero spazzate via tutte le illusioni che portano con sé i dimagranti da banco. Ciò che rimaneva e che ancora rimane nella lotta contro l’obesità e le malattie ad essa legate è la modifica a lungo termine delle abitudini di vita. Rimane insomma la nostra responsabilità e viene a cadere la speranza in qualche pillola magica che risolva i nostri problemi senza sforzi.
Quello del rimonabant è un caso emblematico ed è solo uno dei tanti casi, ma perlomeno dietro alla storia di questo farmaco c’è una sperimentazione condotta in modo serio e controllato (pur potendo fare meglio, certamente).
Pensiamo adesso alle “sperimentazioni” condotte da fantomatici personaggi che si svegliano un bel giorno e decidono che mangiare pere con la buccia, rivolti verso la Mecca, con un dito in un orecchio e su una gamba sola faccia dimagrire 10Kg al mese senza soffrire, senza muovere un dito e per sempre. Non solo, se poi compriamo anche il loro “olio di serpente magico”, beh….avremo la GARANZIA di guarire da un sacco di malattie e vivere fino a 1….fino a lungo!
Poco importa che la dieta della Mecca non sia stata sottoposta a nessuna sperimentazione, poco importa che nulla si sappia sugli esiti a lungo termine di questa dieta, poco importa che le poche evidenze (collezionate solo dall’inventore del metodo, sia chiaro) mostrino solo miglioramenti legati agli end point surrogati. Ciò che conta è che faccia perdere 10Kg in un mese no? No.
No perchè perdere peso deve essere un MEZZO per guadagnare salute. Se mi do una mazzata sui denti, se mi taglio una gamba, perdo peso, ma la mia salute sarà migliorata? Finché considereremo la perdita di peso unicamente un FINE, il fine per la prova costume, la prova matrimonio e la prova d’amore, non andremo da nessuna parte.
Tutte le diete spacciate come miracolose si infrangono contro questo muro: alla lunga fanno perdere salute e se questo non accade è perchè non ci si arriva mai “alla lunga” dato che sono impossibili da proseguire perchè troppo complesse, costose e socialmente inaccettabili.
Ma l’essere umano non è fatto per guardare troppo al futuro e ci casca sempre. Siamo fatti così. Peccato che però questo non sia un cartone animato. Peccato che di mezzo ci siano la nostra salute e i nostri soldi.
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Per chi volesse saperne di più sulle diete alternative vi lascio questo link della Società Italiana di Diabetologia. C’è anche la dieta della Mecca.