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Biotecnologie

Sfere, barrette e Ogm

Avete presente quei giochi per bambini (ma che piacciono anche agli adulti!) composti da sfere e barrette magnetiche di vari colori con le quali è possibile costruire strutture e forme anche molto complesse?

Bene, immaginate di metterne un numero adeguato in una scatola chiusa e…cominciare a scuoterla, con l’intento di ottenere questa struttura.

Quanto tempo pensate che sia necessario per raggiungere il vostro scopo? Non è impossibile, ma forse ci vorrebbero migliaia se non milioni di anni. Questo se ci affidassimo solo al caso (lo scuotimento a scatola chiusa). Adesso immaginate di mettervi voi al lavoro cercando di ottenere lo stesso risultato prendendo i pezzi giusti, coi colori giusti e mettendoli insieme. Ovviamente il tempo per terminare sarebbe decisamente inferiore.

Ma quello che conta è che il risultato finale sarà indistinguibile e la struttura sarà sempre e comunque composta dalle stesse barrette e da nient’altro. Nessuno potrà mai capire, di fronte a due costruzioni separate, se sono state ottenute tramite il caso o la “mano” di qualcuno.

Il nostro compito adesso sarà unicamente quello di verificare la “bontà” o meno della costruzione. È utile per noi? È pericolosa? Lo vedremo, ma di certo non ci importa il processo attraverso cui si è formata, ci interessa unicamente ciò che è, adesso che c’è. 

Questo è quanto (grosso modo) avviene quando si parla di mutazioni e di ogm.

Le barrette (che sono solo una metafora per rappresentare i geni di un organismo) posso essere rimescolate dal caso (e sottoposte a pressione evolutiva, caratteristica fondamentale che nel mio esempio della scatola chiusa ho tralasciato per semplicità) oppure essere messe insieme in maniera mirata da una intelligenza esterna che ovviamente accelera tutta la faccenda.

Nel primo caso parliamo di evoluzione naturale, nel secondo di ogm. Ovviamente in mezzo c’è tutta una ampia serie di sfumature. Al di fuori di metafora, se ci riferiamo alle piante per esempio, gli agricoltori da migliaia di anni hanno imparato a selezionare caratteristiche favorevoli ai loro scopi attraverso gli incroci lavorando su quanto il caso produceva e accelerando la costruzione della “forma” voluta. In tempi più recenti sono state usate sostanze chimiche o radiazioni per indurre un mescolamento dei geni/barrette più massiccio e rapido. Fino ad arrivare a lavorare “di fino” con gli ogm (e con nuove tecniche ancora più mirate).

L’uomo ha sempre sfruttato la natura a suo favore e la ha sempre modificata per i suoi scopi ottenendo risultati che in alcuni casi ha scartato, in altri mantenuto.

L’avversione nei confronti degli ogm è istintiva e comprensibile, ma una pianta ogm resistente ad un erbicida non è diversa da una pianta che ha acquisito la resistenza casualmente nel tempo e con meccanismi “naturali”. Questo è un fenomeno che infatti avviene abbastanza normalmente e che i contadini conoscono da tempi pre-ogm.

L’argomento è vastissimo e ci tornerò, magari per sfatare i miti più comuni. Nel frattempo vi lascio qualche riferimento a letture interessanti e più approfondite.

Riferimenti

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/category/ogm/

http://www.libreriauniversitaria.it/contro-natura-ogm-bio-falsi/libro/9788817088213

http://www.libreriauniversitaria.it/ogm-leggende-realta-chi-ha/libro/9788808062413

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

2 risposte su “Sfere, barrette e Ogm”

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