Ce ne sono tante, ma la modalità più famosa di quel che viene chiamato, sbagliando, “digiuno intermittente” è la”16:8”, cioè non mangiare per 16 ore e lasciare una finestra di 8 ore per la assunzione di cibo.
Questo sarebbe meglio chiamarlo “time restricted eating” (nelle due accezioni: con o senza restrizione calorica, perchè si può anche non mangiare per 16 ore senza ridurre le calorie che ci servono, ovviamente).
Il “vero” digiuno invece è ben altra cosa perchè comincia solo DOPO le 16 ore (circa) e si può prolungare per diverso tempo.
È quella la modalità che innesca la famosa “autofagia”, tanto esaltata a livello mediatico.
Vediamo di far chiarezza e di spiegare per sommi capi in cosa consiste il vero digiuno.
- Smettiamo di mangiare e una volta digerito e assorbito il cibo si rimpolpano le riserve di glucosio del nostro corpo (glicogeno)
- Queste riserve poi piano piano vengono consumate, dato che non mangiamo più (fase post-assorbitiva)
- In contemporanea inizia anche ad aumentare la produzione interna di glucosio (gluconeogenesi) per mantenere stabile la glicemia
- Questo glucosio viene formato ex novo inizialmente a partire dagli aminoacidi dei tessuti, ma a un certo punto questa produzione viene sostituita dal glicerolo dei grassi, che si trasforma anch’esso in glucosio per risparmiare la massa magra e per fornire energia al corpo
- Si entra così in chetosi: l’energia all’organismo è fornita dalla ossidazione diretta dei grassi (che sostengono il muscolo per esempio), ma pure dalla formazione di corpi chetonici (sempre derivanti dai grassi) che sostengono il cervello e i globuli rossi per circa il 75% (laddove il 25% viene dal glucosio del punto 4 che contribuisce sempre a mantenere la glicemia costante)
- Questo “salto” metabolico della chetosi nel digiuno avviene DOPO le 16 ore circa se si prosegue a NON mangiare, perchè se si riprende a mangiare (anche non introducendo carboidrati come si fa nelle diete chetogeniche) si ricevono nuovamente proteine dal cibo e non si innesca la autofagia
- La autofagia invece è quel processo in cui non arrivando più proteine con la dieta, il fabbisogno proteico è soddisfatto dalle proteine degli organelli “dismessi” nelle cellule e altre componenti che non servono (tra cui cellule del sistema immunitario e forse anche cellule precancerose), ma dopo un po’ anche dalle proteine muscolari (le cellule muscolari però non si riducono di numero, ma si “svuotano” soltanto di proteine e questa è una buona cosa).
- Al termine di questo vero digiuno (che quindi deve durare PIU’ di 16 ore), l’organismo rigenera i tessuti perduti innescando l’attività di cellule staminali e “riprende vita” in modo ripulito e rinnovato, almeno in teoria
- Infatti, attualmente abbiamo più che altro indizi biochimici teorici o su animali perchè studi sull’uomo sono pochi (sia sperimentali ovviamente, sia epidemiologici) e il digiuno rimane uno stress sebbene con un possibile risultato finale positivo che rientra nel concetto di ormesi (piccoli stress a cui l’organismo si adatta, rinforzandosi all’uscita)
- Pertanto skippare i pasti, non è detto sia una buona idea, sopratutto se si fa con l’idea di “ripulirsi” e non di restringere l’introito calorico (questo potrebbe essere un modo per perdere peso e quindi positivo). Molti studi hanno mostrato come saltare colazione o altri pasti nella giornata sia associato con un aumento della mortalità, sia cardiovascolare che per tutte le cause.
Quindi skippa tu che skippo io, forse non è il caso di andar dietro alle varie mode che personaggi famosi seminano nell’internèt perchè potremmo farci più male che bene.
Ergo: dieta equilibrata, pochi prodotti animali e molte piante, movimento costante, evitare il sovrappeso sono ancora le cose più di buonsenso e scientificamente “sane” che possiamo fare attualmente.
–
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_3242_allegato.pdf