La crisi climatica che stiamo affrontando non si risolverà (se mai accadrà) solo col contributo della scienza.
C’è la necessità di un reincanto in un mondo disincantato. E le fiabe, il mito e l’immaginazione possono aprire i nostri occhi, forse più della letteratura realista:
“è stato nelle fiabe che, per la prima volta, ho scoperto la potenza delle parole e la meraviglia delle cose come la pietra, il legno, il ferro, la casa e il fuoco, il pane e il vino” (Tolkien, Sulle Fiabe).
C’è bisogno di una visione. Una modalità emotiva di risveglio che coinvolga tutti, che parta dal basso e che faccia sentire, percepire, immaginare il futuro, la crisi e la sua possibile soluzione. I numeri, i dati, i grafici non bastano se vogliamo che un nuovo incanto coinvolga anche chi adesso ha perduto la speranza.
Il Signore degli Anelli è la grande storia di un viaggio, il viaggio di un piccolo hobbit e dei suoi compagni per proteggere il loro mondo da un male che appare enorme, ma anche lontano nel tempo e nello spazio. È la battaglia per salvare ciò che più amano: la terra e la vita semplice, l’amicizia e l’amore per le piccole cose. Frodo ha sacrificato parte di sé per un bene superiore ed è ciò che ognuno di noi e tutta l’umanità oggi è chiamata a fare per salvare la terra dalla disgregazione.
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“Altri mali potranno sopraggiungere, perché Sauron stesso non è che un servo o un emissario. Ma non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. Ma il tempo che avranno non dipende da noi” (Il Signore degli Anelli)