Se volete sapere cos’è il cram1, posso solo dire che la ricetta non la so; ma sa un po’ di biscotto, si conserva indefinitamente e, seppur sostanzioso, certamente non è allettante; in realtà è un cibo poco interessante, se non come esercizio masticatorio. Veniva infatti fatto dagli Uomini del Lago per i lunghi viaggi.
(Lo Hobbit – Nessuno in casa)
Cram (semplicemente “galletta” nella vecchia traduzione del Signore degli Anelli) è il nome Sindarin (masta in Quenya) di un prodotto da forno preparato dagli uomini di Esgaroth (o Pontelagolungo o Città del Lago) per essere utilizzato durante i viaggi, in caso di emergenza.
Assomiglia ad una galletta non lievitata i cui ingredienti sono quelli del pane (farina, molto probabilmente integrale, acqua e sale) a cui però a volte si aggiungono latte e/o miele. Una specie di cracker poco friabile e non molto appetibile.
Per le sue caratteristiche (basso contenuto di acqua e presenza di sale/miele) può essere conservato a lungo.
Bilbo assaggia il cram quando si trova all’interno della Montagna Solitaria dopo esserne stato rifornito dagli uomini del Lago. Se ne stufa ben presto (lui, abituato a ben altri pasti), ma deve fare buon viso a cattivo gioco perchè, a un certo punto, era quasi l’unico cibo rimasto:
“con un po’ di attenzione, infatti, il cibo che avevano sarebbe bastato per qualche settimana (si trattava perlopiù di cram, ovviamente, e ne erano nauseati; ma anche il cram è meglio di niente)”.
Arriva il momento, però, in cui anche Bilbo non ne può più. Non sopporta ulteriormente di essere confinato nella Montagna a causa della avidità di Thorin (e parte degli altri nani) il quale rivendica il tesoro del Drago Smaug tutto per sé e che rifiuta di accordarsi con gli uomini del Lago venuti a chiedere la loro parte.
È il momento in cui si rivela la “malattia del Drago” che affligge Thorin, la cupidigia che lo fa impazzire e mettere in pericolo i suoi compagni:
“Allora Thorin tese un arco di corno e scoccò una freccia contro il messo. La freccia colpì il suo scudo e vi rimase conficcata, vibrando.
“Giacché questa è la tua risposta,” gridò di rimando il messo, “dichiaro sotto assedio la Montagna. Non ve ne andrete da qui finché non ci chiederete una tregua e un parlamento. Non prenderemo le armi contro di voi, ma vi lasciamo al vostro oro. Mangiate quello, se volete!”
Detto questo, i messaggeri si allontanarono velocemente, e i nani furono lasciati a meditare sulla loro situazione. Thorin si era talmente inasprito che, se anche avessero voluto, gli altri nani non avrebbero osato criticarlo; in realtà, sembrava che la maggior parte di loro condividesse la sua opinione, tranne forse il vecchio grasso Bombur, Fili e Kili. Bilbo, ovviamente, non era d’accordo sulla piega che aveva preso la faccenda. Ormai non ne poteva più della Montagna, e l’idea di essere assediato lì dentro non era affatto di suo gusto.
‘Questo posto puzza ancora di drago,’ brontolò tra sé e sé, ‘e mi fa venire la nausea. E il cram non riesco neanche più a inghiottirlo.’”
Gimli il nano, ne Il Signore degli Anelli, assaggia il Lembas a Lorien e lo confonde col cram il quale non ha le stesse proprietà del Pan di Via degli elfi, ma se ne accorgerà strada facendo.
L’indomani mattina, quando stavano incominciando ad imballare i loro esigui beni, apparvero degli Elfi che conoscevano la loro lingua, carichi di provviste e di abiti in dono per il viaggio. Gran parte del cibo consisteva in dolci estremamente sottili, di farina infornata, bruni all’esterno, ed all’interno d’un bianco cremoso. Gimli ne prese uno, guardandolo con aria sospettosa.
«Gallette», disse sottovoce, rompendo un angolino croccante e rosicchiandolo. La sua espressione cambiò tosto, ed egli divorò avidamente il resto del dolce.
«Basta, basta!», esclamarono gli Elfi ridendo; «quel che hai mangiato è sufficiente per un lungo giorno di marcia».
«Credevo fosse solo un tipo di gallette, come quelle che preparano gli Uomini della Valle per i viaggi nelle zone selvagge».
«Infatti lo sono», risposero. «Ma noi le chiamiamo lembas o pan di via, e sono più nutrienti di qualsiasi cibo fatto dagli Uomini, e senza dubbio di gran lunga più gradevoli delle gallette».
«Eccome!», esclamò Gimli. «Sono persino migliori dei pasticcini al miele dei Beorniani, e vi faccio un gran complimento, perché i Beorniani sono i dolcieri più bravi ch’io conosco; ma di questi tempi non sono molto larghi nel distribuire i loro pasticcini. Voi siete davvero dei padroni di casa generosi!».
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- Tradotto inizialmente con “rimpinzimonio”, a causa del fatto che in inglese to cram significa “ingozzarsi”, “rimpinzarsi”.
Una risposta su “Cram (Cram)”
uhm…in pratica è la galletta del marinaio che fanno in Liguria 🙂 Buona, buonissima, ma dopo due o tre ti viene voglia di una bella carbonara 😀