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Proteine vegetali al posto di quelle animali

In questo grosso lavoro del 2020 (https://v.gd/01hGyI) che ha seguito le abitudini alimentari di 416mila persone dal 1995 al 2011 si è scoperto che basterebbe ridurre di appena il 3% l’apporto delle proteine animali e sostituirle con pane, pasta, cereali e legumi per vedere una riduzione della mortalità generale per tutte le cause e in particolare per le malattie cardiovascolari del 10%.

Cioè a una persona che mangia 2000Kcal al giorno, basterebbe rinunciare a 15g di proteine di origine animale e sostituirle con altrettante derivanti dai cereali/legumi per avere il 10% in meno di rischio di morte (magari per un ictus o un infarto).

Nel dettaglio, la riduzione del consumo di proteine delle uova comporta una diminuzione del rischio del 22% circa e quella delle carni rosse del 13%.

15g sono per esempio due uova o 70g di carne. Poca roba.

Nessuna associazione rilevante invece per quanto riguarda le carni bianche e il latte, a conferma del fatto che carni grasse e uova sono tra gli alimenti maggiormente associati all’aumento di mortalità generale quando consumati in eccesso (si sapeva).

Insomma, più alimenti vegetali e meno animali = meno morti.

Le proteine vegetali sono “meglio” nel senso che sono contenute in alimenti più salutari, ma anche, forse, per la loro composizione in aminoacidi che potrebbe indurre un minor stress ossidativo rispetto a quelle animali.

Ma non è importante sapere il perchè, l’importante è sapere che è così.

E chi glielo dice alle dee del glucosio e alle wanne marchi del picco glico-insulinico e a tutti coloro che “eh ma le uova, gli albumi, le whey protein ci salveranno la vita”?

p.s. questo studio è solo una conferma del valore della dieta mediterranea e porta semplicemente a concludere che una alimentazione basata su alimenti vegetali sia più protettiva. Non trova nulla di nuovo, ma lo quantifica meglio.

Altro lavoro: questo studio ha esaminato la relazione tra il consumo di proteine e la mortalità generale.

https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC7250948

I ricercatori hanno analizzato i dati dello studio di Rotterdam, che ha seguito un gruppo di persone per molti anni, e hanno confrontato i risultati con altri dieci studi simili.

Emerge che mangiare troppe proteine (a sinistra nel grafico), specialmente quelle animali (al centro), è associato a un maggior rischio di morte, in particolare per malattie cardiovascolari (come infarto e ictus).

Al contrario, mangiare più proteine vegetali è associato a un minor rischio di morte (a destra nel grafico).

Come si spiega?

Le proteine animali stanno in alimenti che contengono spesso grassi saturi e sodio, che sono dannosi per il cuore.
Anche il ferro eme dei cibi animali contribuisce ad aumentare il rischio.

Inoltre, un eccesso di proteine animali è legato ad un rischio maggiore di diabete e insulino-resistenza (forse anche per il differente profilo nutrizionale con maggior presenza di aminoacidi ramificati).

Le proteine vegetali, invece, hanno un profilo nutrizionale più sano, con meno grassi saturi e più fibre, che fanno bene al cuore.

È importante limitare il consumo di proteine animali e privilegiare quelle vegetali

Questo studio non dimostra con assoluta certezza che le proteine animali causano la morte, ma indica una forte associazione tra i due fattori.
I risultati potrebbero variare a seconda della popolazione studiata.

Ad esempio, in alcuni studi, l’effetto negativo delle proteine animali era più evidente nelle popolazioni occidentali rispetto a quelle asiatiche.

Ulteriori ricerche sono necessarie per confermare questi risultati e per determinare la quantità ideale di proteine da consumare per ogni individuo.

La tendenza generale è comunque quella di non “strafare” con le proteine a meno che non ci sia un motivo vero, cioè una richiesta dell’organismo: sportivi veri, sportivi seri, sportivi di un certo tipo.

Il ragazzino che va in palestra 3 volte a settimana a fare il bullo non ha bisogno di polverine e quintali di petto di pollo.

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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