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Equivoci digestivi

Quando genericamente parliamo di problemi digestivi, ci riferiamo ad essi con termini come “pesantezza”, “gonfiore” o un sapore che “si ripropone” (che “torna su”).

Ebbene, sono tre cose differenti.

Pesantezza (di stomaco): è legata a un rallentato svuotamento GASTRICO. Il cibo nello stomaco non esce di botto per entrare nell’intestino, ma a piccoli “fiotti” per volta. Più cibo abbiamo nello stomaco e più lo svuotamento sarà lento. Cibi grassi e proteici rallentano molto di più questo svuotamento rispetto ai carboidrati. Il tutto genera quella esperienza di peso che accompagna a volte il pasto.

Gonfiore: qui spostiamo il fuoco sul percorso a valle dello stomaco e coinvolgiamo i carboidrati (e la fibra). L’esperienza di tensione addominale e di produzione di gas è dovuta a 3 fattori: il substrato in grado di fermentare (carboidrati), gli agenti fermentanti (la microflora intestinale), il tempo.

Se arrivano tanti carboidrati che incontrano batteri in grado di fermentarli e per qualche motivo il transito intestinale è rallentato, avverrà la produzione di gas e il successivo gonfiore.

Come mettere insieme tutte queste cose? Facile.

Se mangiamo TANTA ROBA in generale e se per di più questa roba è GRASSA e ricca di CARBOIDRATI, abbiamo la combinazione esplosiva: transito rallentato (a causa dei grassi), aumento del tempo di stazionamento dei (tanti) carboidrati nel lume intestinale, flora batterica che ha cibo e tempo per produrre “aria” = sensazione di pesantezza gastrica e gonfiore.

E qual è l’alimento emblematico che racchiude tutte queste caratteristiche? La pizza. È grossa, grassa e ricca di carboidrati (e generalmente povera di fibre il che non aiuta a velocizzare il transito).

Perchè a volte abbiamo fastidi a volte no? Perchè non siamo sempre gli stessi e le nostre condizioni interne cambiano, perchè la pizza può essere più o meno grossa e grassa, perchè il transito può essere più o meno veloce un giorno rispetto all’altro, perchè non possiamo controllare tutti i parametri in gioco e fare paragoni non serve a niente.

Di certo la lievitazione o la “maturazione” dell’impasto non influiscono sulla “leggerezza” (forse può farlo una cottura più o meno adeguata).

La lunga “lievitazione” che conta è quella intestinale, ma i lieviti non c’entrano niente. C’entra la nostra compagine microbica interna, non il lievito che si mette nell’impasto.

E il peperone che si ripropone? Ah quello con la digestione non c’entra, è solo un “sapore” che torna su, una molecola aromatica che veleggia e che può darci fastidio, ma non allunga i tempi digestivi.

Quindi, insomma: mangiamo meno quantità, meno grassi e staremo bene.

(il glutine non c’entra una mazza, i grani antichi, moderni o contemporanei neanche e i pizzaioli si limitassero a far buone pizze che l’altro giorno ne ho mangiata una che chiamarla pizza era una offesa alla tradizione)

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

2 risposte su “Equivoci digestivi”

Esattamente come ho sempre pensato, io adoro peperoni e non lo risento mai perché? La cipolla si anche in zuppa mi crea tanta aria. Non solo alcuni cibi posson favorire aria e tensione addominale a me lo fa lo stare molto seduta ( per es un viaggio in aereo o in treno o una conferenza, cinema e teatro) possibile o l’ho inventato io? 😂 ci sono poi alcune cose che mi fanno stare molto male ma solo da qualche anno: il melone che adoro e che non posso piú mangiare ( crampo allo stomaco e gonfiore immediato di tutto il tratto gastro intestinale) i funghi crudi ( che mangiavo raramente ma ora mangio solo cotti. Grazie per questo esaustivo articolo

Mi hai fatto venire in mente (durante le vacanze in montagna) i piccoli “Porcini” crudi che ci faceva la mamma: affettati sottili con olio di oliva, pepe e scaglie di grana! 😍 😜  (allora non si chiamava “Carpaccio”) 😂 

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