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Eärendil e la Luce della Speranza

«Salve Earendel, il più brillante degli angeli
sopra la terra-di-mezzo inviato agli uomini.»
Christ, Cynewulf
(questi sono i versi di un poema in inglese antico che ispirarono Tolkien nella creazione del personaggio di Eärendil, uno dei primi in assoluto che entrano a far parte del suo Legendarium)



Stella del vespro, stella del mattino. Venere è l’oggetto di aspetto “stellare” più luminoso dopo Il Sole e La Luna.


In particolari condizioni di luce, in zone dove l’inquinamento luminoso portato dall’uomo è lontano, essa è addirittura in grado di proiettare ombre e la sua luce si riflette, come una scia, sulle acque.

Nella mitologia Tolkieniana Venere è la Stella di Eärendil, l’astro che dona Speranza agli uomini quando ogni speranza sembra svanita.

Eärendil, il Marinaio mezzelfo, viaggia nel cielo, alla fine della Prima Era, con la sua nave Vingilot (“Fiore di Schiuma”) e illumina la Terra con la luce di uno dei Silmaril, i gioielli mitici contenenti la Luce Primordiale, che raccolsero un tempo lo splendore dei due Alberi, vissuti all’alba del mondo prima della caduta degli Elfi e della frammentazione della Luce di Dio (noi diremmo prima del “peccato originale” e dell’abbandono dell’Eden, ma il lavoro di Tolkien e il suo linguaggio mitico non possiedono riferimenti religiosi di questo tipo. La sua opera contiene aspetti religiosi “sotto traccia”, senza parlarne apertamente).

Eärendil è però probabilmente il personaggio più “cristologico” di Tolkien poiché il suo Marinaio possiede effettivamente le caratteristiche di colui che prende su di sé la antica maledizione degli elfi Noldor e i loro peccati (risalenti ai tempi in cui l’elfo Feänor creò i Silmaril) e nei tempi antichi viaggia verso le Terre Immortali per invocare l’aiuto e il perdono delle Potenze, i Valar.

Egli è, in fin dei conti, l’anti-Feänor, quel Feänor che con la sua “soverchiante superbia” (Ofermod), non esitò a uccidere i propri simili pur di ottenere nuovamente il possesso dei Gioielli rubati dal Signore Oscuro, Morgoth.

Dopo molti anni da quegli eventi, Eärendil, nelle cui vene scorre il sangue di tutti gli elfi e gli uomini vissuti sino ad allora (e anche il sangue “Santo” della Maia Melian, una Potenza minore) raggiunge le sponde di Valinor ed è benedetto dagli Dei che accolgono la sua richiesta e quella di sua moglie Elwing.

Nella guerra d’Ira che ne segue, Morgoth è distrutto e confinato fuori delle cerchie del mondo e Eärendil uccide il drago Ancalagon per poi fare vela nei cieli della Terra di Mezzo e diventare la Stella del vespro e del mattino. E ancora oggi la sua luce splende a Ovest nelle belle giornate, da Settembre e Giugno portando speranza agli uomini.

La storia del Marinaio viene poi narrata nella TerzaEra a Gran Burrone e la luce della Stella di Eärendil risplende anche nella fiala che Galadriel dona a Frodo durante le vicende della guerra dell’Anello, affinché la luce dei Silmaril lo accompagni durante il suo viaggio nell’oscurità e infonda speranza nel suo cuore.

È quella l’occasione in cui vediamo come il mito viene certificato dalla realtà: eventi accaduti migliaia di anni prima e ormai entrati nella leggenda, si rivelano “veri” e il mondo delle Storie, il mondo secondario, si fonde col mondo primario e influisce sulla vita dei protagonisti e lo svolgersi della Storia.

Le storie, le fiabe, il mito possono influire sulla realtà e fornire luce, speranza e sollievo quando il peso del mondo sembra troppo gravoso.

Si dice che un giorno Morgoth tornerà dall’oscurità in cui è confinato e distruggerà il Sole e la Luna, ma Eärendil sarà su di lui e lo farà cadere dal cielo obbligandolo a combattere sul terreno dove altri, uomini e Dei lo distruggeranno per sempre.

Sarà questa la Dagor Dagorath, la battaglia delle battaglie, la Fine del Mondo e l’ultima Vittoria sotto la Luce della Speranza. Della Stella del vespro e del mattino.

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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