All’inizio era il cane, il compagno di caccia, il protettore delle greggi, il guardiano della casa.
La mano dell’uomo, nei tempi passati, ne ha selezionato caratteristiche utili per sé stesso e per la comunità. In cambio il cane riceveva cibo e un luogo caldo dove ripararsi e vivere.
Finché a un certo punto abbiamo deciso che volevamo cani “belli” e non più così utili.
In effetti volevamo cani *sempre* più belli, e abbiamo selezionato caratteristiche estreme all’inverosimile: caratteri che prima potevano essere utili e non così dannosi, se non eccessivamente spinti (come il muso più corto o la taglia più piccola) sono diventati “iper-caratteri” che provocano danno, sofferenza e malattia, per il nostro gusto di avere cani giocattoli, dai musi che ricordano cuccioli per tutta la vita, non pensando più alla loro possibile sofferenza.
Tutto questo è avvenuto negli ultimi decenni.
Abbiamo generato creature spesso sofferenti per soddisfare il nostro desiderio di bellezza, cresciuti dentro ad allevamenti dove spesso avvengono maltrattamenti che aggiungono alla sofferenza tipica della razza anche quella dell’individuo. Dove sono considerati merce per persone che li acquistano senza neppure pensare al danno che fanno e che considerano “normali” deformità fisiche che su un essere umano sarebbero percepite come abomini.
Oltre al danno sul singolo cane, alimentano un mercato che si sostiene sul dolore di queste povere bestiole. I caratteri genetici “belli” si propagano alla prole e spesso avvengono incroci tra consanguinei per favorire il carattere ricercato. E però, anche le patologie.
Si chiama maltrattamento genetico.
Gli standard della razza nascono in epoca vittoriana e sono estremamente dettagliati. Alcune caratteristiche di questi standard sono innocue, altre meno.
Qualche esempio:
1. condrodistrofia appendicolare: è la mutazione che genera “l’effetto bassotto”. E’ antica, ma oggi siamo arrivati a renderla ancora peggiore. Abbiamo reso la lunghezza della zampa inferiore del 70% rispetto alla morfologia originale e questo produce gli adorabili bassotti con problemi ossei e dolori per tutta la loro esistenza.
2. Brachicefalia (il muso corto) e problemi oculari: la dimensione dell’occhio è un carattere costante che non si riduce di dimensioni in risposta alla riduzione della taglia. Se il muso e il cranio si fanno più corti e piccoli, gli occhi rimangono sporgenti e più esposti a traumi e patologie. E dolore. Per lo stesso motivo, il cervello dentro una scatola cranica più piccola rimane troppo grande e spinge contro le pareti creando dolorose cefalee.
3. Siringomegalia: tipico degli adorabili Cavalier King Charles spaniel. Il cervelletto rimane schiacciato nel forame magno, cioè il foro che collega la cavità cranica con il canale cervicale. Questo impedisce il drenaggio del liquor cerebrale che può provocare danni cerebrali e, ancora, gravi cefalee.
4. Gli incroci tra consanguinei, per esaltare certe caratteristiche, anche comportamentali, portano peggioramento generale dello stato di salute, mortalità dei cuccioli e vita più corta (questo è stato studiato nei Golden Retrievers per esempio).
5. La popolare razza del bouledogue francese come molti brachicefali, ha difficoltà a respirare, è predisposto all’ernia discale e alle calcificazioni degli stessi dischi. Questi cani hanno narici stenotiche dove passa poca aria, macroglossia (lingua ispessita) che li fa respirare male e trachea troppo sottile. Tutto questo prende il nome di Sindrome brachicefalica.
Non una bella vita.
6. Il pastore tedesco è quasi certamente condannato alla displasia dell’anca che lo accompagna per la vita, assieme al dolore.
Ci sono studi che dimostrano come i padroni di questi cani ritengano “giuste” queste caratteristiche. Magari “amano” il loro prezioso (e costoso) cane alla follia, lo sfoggiano con gli amici e gli piace avere un eterno cucciolo in casa.
Sento spesso dire: “beh che male c’è se voglio un cane di razza?”.
Ecco, forse un po’ di male c’è.
—
https://link.springer.com/article/10.1007/s00335-019-09805-4
3 risposte su “Il dolore della bellezza”
Grazie Gabriele, bellissimo articolo.
Argomento di cui, purtroppo, se ne parla sempre troppo poco.
Grazie hai ragione
Pensa che i proprietari di questi cani (non tutti, ma buona parte) si considerano “progressisti”, perché “liberano” i cani nelle isole pedonali e nei parchi, nonostante ci siano anziani e bambini, perché così essi ritornano liberi come natura li ha creati! 🙄☹️