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Il Test della Kobayashi Maru

L’oleuropeina (da ora in poi OP, perchè mi si intrecciano i DITI a scriverla tutte le volte) è un secoiridoide, uno dei tanti polifenoli tra i tanti fitocomposti che troviamo nell’olio extravergine di oliva.
I secoiridoidi sono presenti soltanto nelle piante della famiglia delle Oleaceae e l’OP è presente in tutta la pianta dell’olivo (Olea europeaea), in particolar modo nelle foglie, ma anche nella polpa del frutto, nel nocciolo, ecc.
Si accumula nell’oliva durante la maturazione e arriva a rappresentare il 14% del suo peso, poi via via si riduce quando la drupa cambia colore e vira al marrone.
Può essere legata a una molecola di glucosio oppure si può trovare sotto forma di aglicone e possiede una elevata biodisponibilità (fino al 60%).

I lavori scientifici sull’OP sono tantissimi, la sua efficacia come antiossidante, antinfiammatorio, cardioprotettivo, antitumorale, anti-aging e antimicrobico è ben documentata (benchè la maggior parte degli studi sia su modello animale o in vitro) e i possibili sbocchi farmacologici sono interessanti (ho detto farmacologici!). (https://www.mdpi.com/2218-0532/78/2/133)

Ovviamente, come spesso accade, l’industria degli integratori gioca di anticipo con il suo bel marketing, proponendo estratti di foglie di olivo, infusi e pozioni varie che, ricordiamolo, DA SOLI, se non inseriti in una alimentazione e stile di vita corretti, non fanno nulla. Perciò è inutile sorseggiare estratto di foglie di olivo pagato a peso d’oro se poi siamo sovrappeso o fumiamo.

Nel dettagli, l’EFSA (Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare) ha autorizzato UN claim in particolare (non i millemila che si leggono nelle pubblicità dei prodotti in vendita) legato alla presenza di idrossitirosolo (di cui l’oleuropeina è una forma): “I polifenoli dell’olio d’oliva contribuiscono alla protezione dei lipidi del sangue (LDL) dallo stress ossidativo” e questa protezione che CONTRIBUISCE (quindi da sola l’OP non fa niente, mi tocca sempre ricordarlo) si ottiene con una assunzione giornaliera di 20g di olio di oliva che contenga almeno 5mg di idrossitirosolo. Col cibo quindi, con la dieta. Pertanto i vari estratti di foglie di olivo al massimo possono fregiarsi di un claim preciso legato alla assunzione dietetica di OP e non altro. (tinyurl.com/y8mmhhqd)

Per inciso, l’EFSA ha invece NEGATO il claim per cui le stesse sostanze presenti nell’olio di oliva possano contribuire a mantenere un adeguato livello di HDL nel sangue (il colesterolo buono). Perchè non ci sono prove.

Come vedete, non è così semplice dire se un qualcosa faccia “bene” o “male” preso da solo e soprattutto senza circoscriverne l’effetto: “bene” a cosa? Bene a tutto? Alla pace nel mondo?

Insomma le cose sono complesse sul fronte integratori. Ma veniamo al punto: qui ci si occupa di cibo ed è notizia di questi giorni questo “lavoro” della Sapienza di Roma (tinyurl.com/y59l55tr), riportato da numerose agenzie di stampa (tinyurl.com/y5b4zzmn) che ci conduce nel magico mondo della “nutraceutica”, dei cosiddetti alimenti funzionali o superfood (definizioni prive di valore normativo: https://www.gabrielebernardini.it/i-super-cibi/). Perciò usciamo dal campo “integratori” ed entriamo in quello degli “alimenti farmaci”.

Per farla breve: assodato che l’OP “fa bene”, agli astuti medici della Sapienza viene la mirabolante idea: perchè non aggiungerla alla NUTELLA (si Nutella, perchè se dico crema cacao e nocciole, non fa lo stesso effetto!)?? Non alla melanzana, non alle zucchine o, che cacchio ne so, allo yogurt. NO. Alla Nutella.
L’altra mirabolante idea è darla in pasto (alla lettera) a soggetti diabetici: 40g, mica tanta, 40g. Circa 215 calorie e 12g di grassi (di cui 4 saturi) e 22g di zuccheri!! per vedere l’effetto che fa rispetto ad altrettanti diabetici che invece prendevano solo Nutella senza OP.

I risultati? il picco glicemico postprandiale (post Nutella) è più basso in coloro che mangiano il superfood. Di quanto? di circa 15 mg/dl (125 vs 140 mg/l).

Bene, E adesso come lo maneggiamo questo risultato (posto che una differenza del genere si tramuti in una diminuzione della mortalità nei pazienti, il che non è per nulla dimostrato)?

Consigliamo ai diabetici di AGGIUNGERE la Nutellapeina alla loro dieta? col rischio che esagerino e ingrassino (ancora, perchè la maggior parte dei diabetici di tipo 2 è sovrappeso) e che vedano peggiorare il loro metabolismo glucidico alla faccia della Nutellopeina?

Oppure gli chiediamo di SOSTITUIRE la Nutellopeina con qualche alimento della loro dieta? Ok, con cosa? cosa vale la pena di ridurre per far spazio a questo meraviglioso prodotto? la frutta, la verdura, il pane, la pasta, i legumi magari? cosa togliamo per fornire in alternativa un alimento VUOTO di nutrienti come la Nutella?

La domanda è amletica e io non saprei rispondere se non facendo come il Capitano Kirk quando riuscì a passare il test della Kobayashi Maru e cioè BARANDO. Troverei una terza alternativa.

Io la Nutellopeina la darei al sorcio (e consiglierei i diabetici di comprarsi un paio di scarpe da ginnastica)

Riferimenti

https://www.mdpi.com/1422-0067/11/2/458

https://academic.oup.com/ajcn/article/79/5/727/4690182

tinyurl.com/y35rderc

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

2 risposte su “Il Test della Kobayashi Maru”

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