Come l’ideologia ci può far dire cose diametralmente opposte
Se io fossi visceralmente contrario al bio, tirerei fuori uno studio del 2014 che non trova nessuna associazione tra riduzione di tumori e consumo di cibi bio (e addirittura trova una correlazione positiva col tumore al seno). Oppure ne farei vedere un altro del 2023 su una coorte di persone danesi che mostra la stessa non associazione. O meglio ancora, una metanalisi del 2025 che mostra le stesse non-associazioni.
Se fossi Berrino mostrerei uno studio del 2020 che individua una piccola riduzione del rischio, soprattutto per quel che riguarda i linfomi e…il tumore al seno.
Se fossi la Somma e il Totale (ma magari, meglio, se fossi l’AICR, l’Istituto americano per la ricerca sul cancro) tirerei le somme globali dopo aver analizzato criticamente tutta la letteratura in merito e concluderei che quel che conta è mangiarla la frutta e la verdura (soprattutto sostituendola al cibo di origine animale: carni grasse in primis), uno dei modi più sicuri ed efficaci per ridurre il rischio tumorale.
Se fossi Coldiretti direi che quel che conta è mangiare vegetali italiani, ma lasciamo perdere, noi abbiamo patologie tutte nostrane.
In conclusione, non ci sono prove solide che il bio sia più protettivo. Dato che costa di più e non è il massimo per l’ambiente possiamo decisamente basare le nostre scelte sul gusto, scegliendo ciò che più ci piace e ricordando che tre frutti al giorno più due porzioni di verdura sarebbe opportuno mangiarle.
Che siano bio, trio o non bio.
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https://www.aicr.org/resources/blog/organic-foods-and-cancer-risk-separating-myth-from-fact

https://www.nature.com/articles/bjc2014148

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6583612/#ioi180070r18

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36592285

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Una metanalisi del 2025 valuta se un’elevata aderenza al consumo di alimenti biologici riduca l’incidenza complessiva e sito-specifica di cancro negli adulti. https://www.mdpi.com/2075-1729/15/2/160

Gli studi confrontavano il più alto vs il più basso livello di consumo di alimenti biologici, misurato mediante questionari (FFQ o richiami alimentari di 24 h) convertiti in categorie o quartili.
Risultati principali
• Cancro generale: HR = 0,93 (IC 95 %: 0,78-1,12; I² = 84 %; PI 0,10-8,57), nessuna associazione significativa tra alto consumo biologico e minor rischio.
• Cancro al seno: HR = 1,01 (IC 95 %: 0,81-1,26; I² = 67 %; PI 0,07-13,55), nessuna differenza complessiva; un unico studio ha visto un rischio più basso solo nelle donne in post-menopausa.
• Cancro colon-retto: HR = 1,01 (IC 95 %: 0,93-1,10; I² = 0 %), nessuna associazione.
• Linfoma non-Hodgkin: HR = 0,70 (IC 95 %: 0,17-2,94; I² = 90 %), risultato non significativo, ma un singolo studio suggerisce possibile riduzione del rischio.
La certezza dell’evidenza è stata giudicata molto bassa per tutti gli endpoint a causa del numero ridotto di studi, dell’eterogeneità elevata e del rischio di bias nei metodi di misurazione dell’esposizione.
Gli autori sottolineano che, sebbene l’ipotesi di un effetto protettivo degli alimenti biologici sia fondata sulla minore esposizione a pesticidi sintetici, gli studi disponibili non mostrano una riduzione statisticamente significativa del rischio oncologico globale. Il confondimento rimane un problema: i consumatori di biologico tendono ad avere diete complessivamente più salutari e stili di vita più attivi, fattori già noti per ridurre il rischio di tumori. Inoltre, le diverse definizioni di “biologico” e l’autovalutazione dietetica tramite FFQ possono introdurre errori di classificazione.
Limiti individuati
- Solo tre studi idonei, tutti osservazionali, con metodologie diverse e ampia eterogeneità.
- Rilevante rischio di bias di misurazione dell’esposizione: definizioni di biologico non uniformi e possibile sovra-o sotto-reporting nei questionari.
- Potenziale confondimento residuo da fattori socio-demografici, attività fisica, BMI e qualità globale della dieta.
- Impossibilità di valutare il bias di pubblicazione per il numero esiguo di studi.
- Certificazione e normative sugli alimenti biologici variano tra USA e UE, complicando i confronti internazionali.
Conclusioni
L’analisi non evidenzia un’associazione significativa fra elevato consumo di alimenti biologici e riduzione del rischio di cancro, né complessivo né per specifici siti tumorali.
Altri studi dovranno essere fatti, ma fino ad allora le raccomandazioni di prevenzione oncologica restano focalizzate su dieta equilibrata, controllo del peso e attività fisica, indipendentemente dalla provenienza biologica o convenzionale degli alimenti.