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Alimentazione e salute

Pandemie

Questo virus, ad oggi, 6 luglio 2020, ha ucciso in pochi mesi 34800 italiani (576 morti per milione di abitanti). (https://ourworldindata.org/coronavirus-data-explorer)

L’obesità uccide ogni anno circa 63000 persone in Italia (1043 morti per milione). Quasi il doppio. Ogni anno (https://vizhub.healthdata.org/gbd-compare/).

Dal 1990 ad oggi c’è stato un incremento del 20% di morti attribuibili ad un peso eccessivo e il trend non accenna a diminuire.

Per quanto questa pandemia virale abbia sconvolto gli equilibri economici, psicologici e sanitari di tutto il mondo, tutti speriamo e sappiamo che Covid19 prima o poi ci lascerà o che impareremo a “ballare” con lui.

Fra 4 o 5 anni lo vedremo come un fenomeno “puntuale”, mentre l’altra pandemia pare destinata ad accompagnarci silenziosamente e subdolamente per molto tempo (perlomeno fino a quando i cambiamenti climatici e l’emergenza ambientale non ci porteranno tutti verso il nostro destino finale, momento in cui forse non saremo più impegnati a mangiare patatine perché dovremmo preoccuparci di ben altro).

Lo so, pare strano mettere a confronto una infezione virale con un fenomeno “non-trasmissibile” come l’obesità. In fin dei conti non sono i nostri comportamenti diretti a farci infettare (sebbene sappiamo che la specie umana sia comunque responsabile dello spillover che ha dato l’inizio a tutto).

C’è però un certo grado di sovrapposizione tra i due eventi e le loro implicazioni sociali, politiche, mediatiche e psicologiche.

Così come poche e semplici azioni (fare porzioni più piccole, muoverci di più, mangiare più vegetali e meno animali) potrebbero evitare un sacco di morti ogni anno, allo stesso modo è nelle nostre mani la possibilità di salvare vite con comportamenti semplici e economici (mantenere le distanze, mettere la mascherina quando ciò non è possibile, lavare spesso le mani). Questa è la vera prevenzione perché la gestione delle conseguenze fa già parte della cura e del trattamento (il monitoraggio, i test, l’isolamento e gli interventi terapeutici veri e propri).

Ci siamo curati di mettere in atto questi comportamenti salvavita nella prima fase dell’epidemia perché eravamo spaventati e in parte “costretti” dal lockdown, ma adesso che siamo tornati ad essere liberi e non vediamo più lo stesso numero di morti che vedevamo prima, la rimozione ha preso il posto della paura.
Alla stessa maniera, prendiamo coscienza che bisogna cambiare abitudini quando qualcuno ci fa notare che quel piccolo infarto quel po’di diabete è stato aiutato dal nostro modo di mangiare non proprio impeccabile. E allora (forse) prendiamo provvedimenti.

La nostra mente funziona così. Se non vedo non credo. Oppure, se non vedo la connessione, non credo. Questo accade anche per l’obesità: i danni ad essa legati vengono fuori a distanza di anni e si tende a rimuovere il legame peso eccessivo-malattia (quand’anche questo legame si conosca) perché non fa parte del nostro qui e ora

Tendiamo a rimuovere. Il pericolo adesso è proprio questo anche per l’epidemia: la tendenza a mollare piano piano le precauzioni. È una tendenza ormai “cronica” per l’obesità, acuta per il coronavirus.

Questo sarebbe anche un fatto “normale”: ci siamo evoluti in un ambiente dove dovevamo proteggerci da pericoli immediati, non differiti. Il leone che voleva fare di noi un spuntino era un problema da risolvere subito.

A farci fermare a riflettere sui pericoli differiti dovrebbe esserci la scienza che attualmente non ci sta facendo una bella figura. Beh, diciamo alcuni scienziati. Scienziati mediaticamente esposti, con la loro voglia di protagonismo e la poca attenzione verso la comunicazione.
Affermazioni azzardate, conflitti interpersonali, interessi economici… di tutto un po’ per aumentare la confusione nelle persone che si aggrappano a ciò che più conviene loro polarizzando il fenomeno a discapito della obiettività e della “verità” e complessità scientifica. La scienza, che piaccia o meno, non fornisce certezze, mentre noi siamo naturalmente propensi a desiderare una risposta unica, certa e universale. Questi teatrini tra prime donne non migliorano certo il quadro già di per sé complicato.

Sembra di vedere i vari guru delle diete che bisticciano e che propongono le loro soluzioni miracolose. È solo tutto più concentrato nel tempo, ma il succo non cambia. Ciò a cui assistiamo da anni col problema dell’obesità si concentra in pochi mesi come un raggio di luce che passa in una lente di ingrandimento.

E poi ci sono i giornalisti a fare la loro parte e l’industria che ci mette lo zampino: titoli ad effetto per la dieta (o la terapia antivirale) del momento; articoli mal scritti su studi scientifici mal interpretati, che riguardino la perdita di peso o il vaccino anti Covid, non importa; nuovi fantastici alimenti disintossicanti e depuranti (mascherine eterne ed autosterilizzanti)….

Infine la politica che propone trattamenti sanitari obbligatori per i positivi al virus, che “la nostra regione è covid free”, che “facciamo intervenire l’esercito”, che “il virus è artificiale” e che… niente, per l’obesità niente di niente. Silenzio o soltanto qualche bisbiglio da 40 anni a questa parte.

Non saprei cosa preferire. Forse un po’ più di buon senso da ogni parte, ma sto delirando, abbiate pazienza.

The show must go on

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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