Categorie
Alimentazione e salute Miti e bufale

Quella strana storia della ipoglicemia reattiva e della fame

È una storia entrata ormai nell’inconscio collettivo di tutti noi: se per caso decido di mangiare UN biscotto, devo abbinare perlomeno 7 uova, 2 litri di olio di cocco e una bistecca perchè SENNO’ la glicemia rimbalza verso il basso, mi viene la FAME ATAVICA e poi mangio e ingrasso. E poi muoio (cit.)

La teoria è bella: il biscotto fa SCHIZZARE la glicemia perchè raffinato e kativo, poi arriva l’insulina, anche lei schizzante, che butta giù gli zuccheri nel sangue che vanno molto moooolto in basso e questo induce lo stimolo della fame a livello ipotalamico che porta a ricercare zuccheri e ancora zuccheri.

Calma. Per quanto sia corretto abbinare sempre una fonte di grassi e proteine e soprattuto fibre nel pasto e preferire fonti di carboidrati integrali per mantenere una sazietà prolungata, è azzardato parlare di ipoglicemia.

L’ipoglicemia è una cosa seria. Si tratta di un abbassamento del glucosio ematico sotto i 70-50mg/dl circa che porta a sintomi importanti: debolezza, tremore pallore, sudorazione, vertigini, ansia e anche fame chiaramente.

Ma nei soggetti sani questo non avviene.

L’ipoglicemia reattiva è una condizione che esiste, ma è legata a situazioni di diabete o prediabete, a esiti di operazioni chirurgiche (la dumping syndrome dopo resezione gastrica per esempio), o alterazioni ormonali (elevata sensibilità alla adrenalina) e altri condizioni particolari.
C’è poi una fetta di persone sane che hanno questo problema e per le quali non è semplice individuarne il motivo (ipoglicemia reattiva idiopatica), ma è appunto una fetta.

Di norma il biscotto lo possiamo mangiare anche da solo che non ci succederà niente (perchè se è UNO la glicemia non si alza abbastanza per dare successivi problemi).
Non avremo fame, non stramazzeremo a terra tra spasmi ipoglicemici e non ci sarà bisogno di ingurgitare assieme avocadi interi o litri di albumi pastorizzati.

Forse mangiarsi una pasticceria intera non è consigliabile, ma finché rimaniamo nella normalità, non sarà il biscotto a darci dei problemi (perchè il punto fondamentale è la *quantità* di ciò che mangiamo, prima della qualità).

I problemi sono soprattutto di ordine psicologico, incrementati da una informazione un po’ terrorista sui carboidrati.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/2645126

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7192270

https://tesi.univpm.it/retrieve/e907deda-d846-4868-bc4d-71679933d263/Tesi%20Marciano1.pdf

Condividi...

Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.