Il piccolo uomo canta: un fischio modulato, melodico, gentile.
L’uccellino del miele lo sente, lo ascolta, si alza in volo e si posa su un albero, indicando la strada.
Il piccolo uomo lo vede, lo osserva, lo segue.
Si arrampica sull’albero e libera il favo nascosto, gonfio di miele.
L’uomo ha trovato il cibo per sé e per la sua famiglia.
L’uccellino del miele, anche.
La musica è il mezzo che li ha uniti.



La scoperta di questa rara collaborazione ed evoluzione di tipo culturale tra due specie differenti, oltre ad essere affascinante e poetica di per sé e suggerirci qualcosa del nostro rapporto con la natura e gli animali, ci permette anche di fare qualche considerazione…dietetica sulle abitudini alimentari dei cacciatori-raccoglitori moderni per trarne qualche conclusione interessante su di noi (spero).
Il popolo degli Hadza, in Tanzania, possiede una elevata variabilità dietetica.
Il loro modo di alimentarsi varia enormemente durante i mesi dell’anno, ma fondamentalmente gli Hadza si nutrono sempre degli stessi alimenti: miele, bacche, frutti e semi del Baobab, pochi tuberi, selvaggina.
Nei primi mesi dell’anno, il contenuto di carboidrati nella loro alimentazione è elevatissimo (oltre il 70% delle calorie giornaliere), come lo è quello di zuccheri semplici (circa il 55%!) derivanti soprattutto dal miele e dalla frutta.
In autunno l’equilibrio si sposta verso un consumo notevole di cacciagione. La dieta diventa iperproteica.
Solo due fattori rimangono più o meno costanti durante tutto l’anno: il contenuto lipidico (basso) e quello di fibre (elevatissimo).
Gli Hadza sono magri, forti e molto attivi e quasi non conoscono malattie cardiovascolari, metaboliche, degenerative e tumorali.
Tutto ciò a prescindere dalla qualità della dieta che in alcuni momenti è quasi vegana e molto zuccherina, in altri momenti francamente carnivora (sempre e comunque a base di carni magre), in altri ancora, più “mediterranea” (sebbene lo sia sempre per il consumo di grassi e fibre).


Gli Hadza sono una buona summa delle conoscenze attuali in ambito nutrizionale: in barba ai dettagli, alle paure immotivate (pensate al miele, che è zucchero), in barba al nostro modo farmacologico di concepire l’alimentazione (pensate al timore dei picchi glicemici e poi ancora al MIELE che dovrebbe produrne tanti e lo fa), gli Hadza ci dicono (e la scienza conferma) che quel che sappiamo concretamente, e probabilmente ciò che importa davvero, alla fine è molto poco: avere una alimentazione fatta di cibi semplici e non trasformati, pochi grassi e molte fibre, mantenere un peso sano e una buona massa muscolare durante la vita, camminare molto, ascoltare gli uccellini e…cantare.
Soprattutto cantare.
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“Acuto tanto da trapassare il cuore era il suo canto, simile a quello dell’allodola che si leva dalle porte della notte e riversa la propria voce tra le stelle morenti, scorgendo il sole dietro le mura del mondo; e il canto di Lùthien sciolse i vincoli dell’inverno, e le acque gelate mormorarono e fiori spuntarono dalla fredda terra là dove si erano posati i suoi piedi.”
J.R.R. Tolkien
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https://www.annualreviews.org/content/journals/10.1146/annurev-nutr-111120-105520

https://www.survival.it/articoli/3541-alimentazione-indigena
4 risposte su “La Musica, il miele e la pax diaetetica”
Il miele è un antibiotico naturale che aiuta a prevenire infezioni da streptococco.
Lascia perdere. Il miele è zucchero.
Hahaha severo ma giusto!
La Musica, il Miele e la Pax dietetica.
Poesia pura.
Diventa orrore alle nostre latitudini tra guru stagionati e rinsecchiti, chef in cerca di gloria, signore che del culo piatto e le gambe arcuate ne hanno fatto un vessillo 20nnale in TV a dimostrazione del loro credo…..