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Saruman

Saruman come metafora dell’umanità e del suo rapporto con la natura? beh, perchè no?

Proviamo a leggere questi passi e a sostituire “Saruman” con “Uomo” (in effetti il nome Saruman significa “colui che è astuto”, nel senso di abile ad usare la tecnologia come arma di potere)

A parlare è Barbalbero, cioè la Natura:

“Da principio era molto quieto e silenzioso, ma poi la sua fama cominciò a crescere. Dicono che fu eletto capo del Bianco Consiglio; ma le conseguenze dimostrarono che non era stata una scelta felice. Mi domando adesso se già da allora Saruman non fosse sulla cattiva strada. Ma, comunque, non dava fastidio ai vicini. A volte gli parlavo. Per un certo periodo lo incontravo sempre a passeggio nei miei boschi. Era cortese allora, e mi domandava il permesso di passeggiare (almeno quando m’incontrava); e poi era sempre avido di notizie. Gli raccontai molte cose che da sé non sarebbe mai riuscito a scoprire; ma lui non ha mai ricambiato un mio favore. Non ricordo che mi abbia mai rivelato nulla. E divenne sempre più chiuso; il suo viso, a quanto ricordo è parecchio tempo ormai che non lo vedo sembrava una finestra in un muro di pietra: una finestra con le serrande all’interno”.

Anche noi eravamo più quieti e silenziosi all’inizio e parlavamo con gli alberi chiedendo loro il permesso di passare. Poi siamo diventati capi del Bianco Consiglio…

“«Credo di capire adesso che cosa stia combinando. Sta progettando di diventare una Potenza. Ha un cervello fatto di metallo e d’ingranaggi: nulla gl’importa di ciò che cresce, se non gli serve in un’occasione immediata. Ed ora vedo chiaramente ch’egli è un traditore nero”

Il Potere per Tolkien è un termine che ha sempre una accezione negativa, tranne quando si riferisce ai Valar, le Potenze che governano il mondo al di là del Mare. Ma i Valar sono molto lontani…

“Lui e i suoi miserabili servi stanno devastando tutto. Giù ai confini tagliano alberi, alberi buoni. Alcuni li abbandonano lì a marcire, per pura cattiveria; ma la maggior parte viene fatta a pezzi e serve ad alimentare i fuochi di Orthanc. Si vede sempre del fumo innalzarsi da Isengard, di questi tempi.

«Sia maledetto, ramo e radice! Molti di quegli alberi erano amici miei, creature che conoscevo da quando erano noci o ghiande; molti di loro avevano la propria voce, che ormai è muta per sempre. Vi sono deserti pieni di ceppi e di rovi, là ove un tempo si udiva il bosco cantare. Io sono rimasto inattivo. Ho permesso che continuassero. Ma ora deve finire!».

Barbalbero si alzò dal letto d’un tratto, si eresse in tutta la sua statura e batté con violenza le mani sul tavolo. I vasi luminosi tremarono e sprigionarono due getti di fiamme. Negli occhi dell’Ent fremeva un fuoco verde, e la sua barba era tesa e rigida come una scopa.

«Io lo farò smettere!», tuonò”.

La figura di Saruman esemplifica ottimamente il rapporto di sfruttamento dell’uomo nei confronti della natura.

Saruman è uno degli Istari, potenze angeliche inviate nella Terra di Mezzo per sovrintendere e contrastare il nascente potere di Sauron nella Seconda Era. 

Il desiderio di controllo e l’invidia nei confronti di Sauron (e anche di Gandalf) portano nel tempo Saruman a volgersi al male per emulare e allearsi alle forze dell’oscurità.

Per fare ciò la natura viene stuprata e piegata al suo volere, con la collaborazione degli eserciti di orchi a lui asserviti.

Il nome Saruman significa “uomo astuto” e rappresenta una sorta di ingegno e abilità nel raggiungere i suoi scopi ad ogni costo. Persino quello di distruggere la natura sfruttandola fino all’estremo.

Così lo descrive Barbalbero: “Ha un cervello fatto di metallo e d’ingranaggi: nulla gl’importa di ciò che cresce, se non gli serve in un’occasione immediata”.

Saruman è l’emblema della tecnologia spinta all’estremo, senza più etica. L’industria (compresa quella militare) usata per il controllo. Non c’è altro che abuso delle risorse naturali senza tener conto dei danni che ciò comporta.

Saruman disprezza i suoi pari: disprezza Gandalf per l’amore che prova verso gli hobbit e Radagast perchè è dalla parte degli animali e di tutte le creature. Per lui sono solo intralci nei confronti dei suoi scopi. 

Anche alla fine del romanzo quando Saruman tenta di assoggettare la Contea al suo volere assistiamo alla creazione di macchine e fattorie meccanizzate che distruggono il paesaggio, inquinano le acque e l’aria.

Saruman è colui che vive grazie alla natura senza dare nulla in cambio, unicamente sfruttandola e riducendone le risorse. E’ l’emblema dalla scienza e della tecnologia spinte all’estremo, senza più freni etici, ma unicamente per raggiungere il potere.

Se non sarà Saruman a cambiare, se gli “uomini astuti” proseguiranno la loro opera distruttiva (e a quanto pare non hanno alcuna intenzione di cambiare rotta) sarà Barbalbero a farli smettere, potete contarci.

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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