Il modello carboidrati-insulina, meglio conosciuto come “Modello dei Social Network di ‘sto Picco”, afferma che i carboidrati fanno ingrassare perchè l’insulina è un ormone che fa venire la fame atavica, sbatte tutto nella ciccia e induce pure una soppressione adattativa della spesa energetica, per cui non si ingrasserebbe perchè si mangiano banalmente troppe calorie, ma per la stimolazione continua dell’insulina che trasforma tutto in grasso e fa spendere meno energia nel complesso.
Per verificare questa cosa, 17 persone sovrappeso o obese (tra cui il Ragionier Fantozzi) sono state sequestrate nella clinica del Dott. Birkmayer e controllate giorno e notte (questo è un fatto importante per lo svolgimento dell’esperimento).
Prima hanno fatto una dieta ricca di carboidrati e poi hanno sostituito isocaloricamente i carboidrati con i grassi facendo una chetogenica.
Quindi due diete con stesse calorie, entrambe con un deficit calorico di circa 300kcal al giorno.
Risultati: la perdita di peso in entrambe le diete è risultata quella che corrisponde a…a…??
un deficit calorico di circa 300 kcal/giorno.
Anvedi. Una caloria è una caloria. Per dimagrire conta il bilancio energetico negativo, nient’altro.
p.s. il Ragionier Fantozzi ha abbandonato lo studio dopo esattamente 3 ore, 53 minuti e 27 secondi.
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(post di Daniele Esposito, Nutrizionista).
In quest’altro studio del 2009, i ricercatori hanno voluto determinare in che modo l’aumento dell’apporto energetico e la riduzione dell’attività fisica contribuissero all’epidemia di obesità negli Stati Uniti.
Badate bene, “in che modo”, non “SE”.
Era già chiaro a tutti che le kcal contano e che un aumento dell’apporto calorico (a prescindere dalle fonti) causa un aumento di peso se porta a un bilancio energetico positivo.
Hanno raccolto i dati dal 1970 al 2000 e li hanno inseriti in equazioni che collegano l’assunzione di energia al peso corporeo.
Il grafico mostra la relazione tra flusso energetico (assunzione energetica totale = spesa energetica totale) e peso corporeo.
Nello specifico, sono mostrate le variazioni del peso medio della popolazione in risposta all’aumento dell’assunzione energetica da sola (freccia bianca) e alla diminuzione dell’attività fisica da sola (freccia nera). I due scenari hanno chiaramente effetti additivi.
In poche parole, i cambiamenti di peso previsti dalle equazioni suggeriscono che l’aumento dell’apporto energetico stimato è sufficiente, di per sé, a spiegare l’aumento di peso.
La popolazione di riferimento nello studio è quella americana, ma questa relazione è applicabile quanto meno a tutte le popolazioni dei paesi industrializzati.
La stima è che oggi si assumono circa 400 calorie in più rispetto al passato. Questo da solo può spiegare l’intera epidemia di obesità.
L’aumento della sedentarietà è poi il colpo di grazia.
Mentre vi arrovellate con i picchi glicemici e le diete per sbloccare il metabolismo la ricerca conclude questo:
“Per far sì che la popolazione (statunitense) torni ai pesi medi degli anni ’70, l’aumento dell’assunzione di energia di circa 1500 kJ/giorno (350 kcal/giorno) per i bambini (circa una lattina di soda e una piccola porzione di patatine fritte) e di 2000 kJ/giorno (500 kcal/giorno) per gli adulti (circa un hamburger grande) dovrebbe essere invertito.
In alternativa, aumenti compensativi dell’attività fisica (rispettivamente circa 150 e 110 min/giorno di camminata extra) potrebbero portare a risultati simili.
https://ajcn.nutrition.org/article/S0002-9165(23)26567-3/fulltext#f2