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Studi scientifici, somme e salute: l’influenza degli alimenti sulla mortalità

Se è vero che una associazione tra due variabili non necessariamente implica un nesso di causa-effetto tra di esse (come potete vedere qui: https://www.tylervigen.com/spurious-correlations ), è anche vero che in nutrizione è molto complicato, dispendioso e spesso inutile, a causa della natura complessa della “matrice” che si va ad esaminare (e cioè la dieta delle persone) mettere in piedi studi controllati e randomizzati come si fa per esempio per testare l’efficacia e la sicurezza di un farmaco.

I fattori confondenti e le variabili che possono interferire quando si va ad esaminare il modo di mangiare e lo stile di vita delle popolazioni sono numerosi ed è per questo che la maggior parte dei lavori scientifici si è concentrata sulle evidenze epidemiologiche, seguendo, per esempio, decine di migliaia (a volte anche milioni) di soggetti per moltissimi anni in quelli che vengono chiamati studi prospettici. Esaminando le abitudini alimentari e di vita (spesso riferite dai partecipanti tramite questionari) di queste “coorti”, si possono estrapolare informazioni sui fattori di rischio mettendole a confronto con dei “controlli” che spesso non sono altro che la popolazione generale. In questo modo si può arrivare a definire il rischio relativo (aumentato o diminuito) rispetto al gruppo di “controllo”.

Se per esempio metto a confronto un gruppo di persone che non mangiano mai frutta, con un gruppo che ne mangia una tot quantità al giorno e vedo che i componenti del primo gruppo muoiono statisticamente prima di quelli appartenenti al secondo, posso dire che mangiare tot grammi di frutta al giorno è positivamente associato ad una aspettativa di vita maggiore, sebbene non possa affermare direttamente che sia la frutta in sé a far vivere di più perchè altri fattori non esaminati potrebbero essere sfuggiti o non essere stati controllati (magari non è la frutta o le sue componenti che hanno questo “potere”, magari è solo il fatto che mangiare frutta fa introdurre meno calorie e aiuta a non ingrassare e QUESTO ci fa vivere di più).

Se però facciamo un passo avanti e selezioniamo in maniera rigorosa NUMEROSI lavori di questo tipo, separando il grano dal loglio e mettendo a confronto con tecniche statistiche avanzate gli studi di più elevata qualità, arriviamo a definire quella che si chiama METANALISI e cioè un grande “studio di studi” che possiede il massimo valore scientifico possibile al momento.

Come esempio di metanalisi, vi voglio parlare di questo grosso lavoro pubblicato nel 2017: “Food groups and risk of all-cause mortality: a systematic review and meta-analysis of prospective studies (https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0002916522049206?via%3Dihub).

Sono stati esaminati 17579 lavori che, dopo adeguata “filtrazione”, sono diventati 103! Quando si cercano relazioni tra diete e malattie o rischio di morte è opportuno fare riferimento a lavori che prendano in considerazione gli ALIMENTI (perchè noi quelli mangiamo) e non i NUTRIENTI (noi non mangiamo solo grassi o fibre o proteine) e in questa metanalisi si è seguito questo approccio, anche per poter fornire informazioni per la stesura di linee guida dietetiche alla popolazione generale. Questi 103 studi rimasti sono stati sottoposti ad esame minuzioso, ricercando le associazioni tra 12 gruppi alimentari (cereali integrali, cereali raffinati, verdure, frutta, frutta secca, legumi, uova, latticini, pesce, carne rossa, carne lavorata e bevande zuccherate) la mortalità generale per tutte le cause cercando anche di definire il legame con le quantità (porzioni giornaliere) e il rischio di morte.

I risultati sono particolarmente evidenti già solo dando una occhiata ai grafici seguenti, che mettono in relazione l’aumentato o diminuito rischio di morte a seconda delle quantità di alimenti introdotti nella dieta giornalmente, ma qualche precisazione in più per ciascun gruppo alimentare si rende comunque necessaria.

I risultati

Su 12 gruppi alimentari analizzati, 6 (cereali integrali, verdura, frutta, frutta secca, legumi e pesce) hanno evidenziato una chiara associazione inversa tra assunzione e diminuzione del rischio di morte per tutte le cause.

Invece, 4 gruppi (uova, carne rossa, carne lavorata e bevande zuccherate) hanno mostrato un aumento della mortalità all’incrementare delle dosi giornaliere.

Gli ultimi 2 gruppi alimentari (cereali raffinati e latticini) non hanno invece mostrato una correlazione significativa.

Cereali integrali: si è notata una chiara relazione dose-risposta e la mortalità generale è diminuita del 25% attorno ai 100g consumati al giorno. Questa associazione ha evidenziato un elevato grado di “forza”.

Cereali raffinati: non è stata trovata nessuna associazione, nè positiva, nè negativa tra mortalità e consumo di cereali raffinati.

Verdure: il rischio di morte diminuisce di circa l’11% attorno ad un consumo di 300g giornalieri. Al di sopra di queste quantità il rischio non decresce in modo significativo (ma questo non significa che mangiarne di più faccia “male”!).

Frutta: stesso risultato in pratica per questa categoria. Il rischio si riduce di un 10% per un consumo giornaliero di 300g. Oltre non ci sono benefici aggiuntivi (idem come sopra).

Frutta secca: forte associazione con riduzione del rischio di un 17% per un consumo di 15-20g al giorno. Oltre, nessun beneficio.

Legumi: riduzione del 16% con circa 150g al giorno.

Uova: aumento del rischio del 10% per ogni uovo consumato al giorno

Latticini: il rischio non cresce in modo significativo fino a 750g al giorno, mentre aumenta significativamente di un 15% fino a 1000g al giorno.

Pesce: il rischio si riduce di un 10% per una assunzione crescente di 200g al giorno.

Carne rossa: la mortalità aumenta linearmente per ogni 100g di carne al giorno in più. Non c’è una chiara evidenza di quantificazione dose-risposta.

Carni lavorate: L’assunzione di carni lavorate arriva ad aumentare il rischio di un 60% per 200g al giorno!

Bevande zuccherate: il rischio aumenta del 7% per ogni 250ml al giorno in più.

E’ stato calcolato che il consumo di 4 porzioni di carne rossa (da 100g) + 2 di carne lavorata (da 50g) + 1 di uova (1 uovo) + 1 di bevande zuccherate (250ml) aumentano di ben 2 volte il rischio di morte e che se si smettesse di mangiare questi gruppi alimentari il rischio verrebbe ridotto del 52%!

Se oltre a fare questo, aumentassimo il consumo degli altri alimenti che si sono rivelati protettivi potremmo ridurre il rischio relativo di morte dell’80!

Lo ripeto, queste sono associazioni, ma associazioni potenti. Se mettiamo questo ed altri lavori nella loro giusta prospettiva, ci avviciniamo sempre di più alla conclusione che il modello mediterraneo sia il modello vincente per vivere in salute e che nessuno alimento di per sè sia migliore di altri, ma che tutti concorrono alla costruzione di una dieta sana, soprattutto i vegetali. I prodotti animali un po’ meno e alcuni invece remano decisamente contro.

Perciò rimanete, magri, attivi, non andate in cerca di magie, non fate troppi conti e mangiate soprattutto piante. E’ la somma che fa il totale.

p.s. alle stesse conclusioni si arriva analizzando le relazioni tra gruppi alimentari e singole patologie o fattori rischio come si può leggere di seguito

Malattie CV: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/10408398.2017.1392288

Tumori intestinali: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/ijc.31198

Ipertensione: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5683007/

Diabete tipo 2: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5506108/

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

4 risposte su “Studi scientifici, somme e salute: l’influenza degli alimenti sulla mortalità”

Nooooo. le uova noooooo!! 😉 e adesso quante ne mangio? continuo ad attenermi ai Larn?

Grazie per il post, è di grande interesse (nonostante le uova)

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