Categorie
Alimentazione e salute Alimenti Studi scientifici

Il costo per la salute e per la società del consumo di carne in Italia

LA FOTOGRAFIA

L’italiano medio onnivoro mangia circa 130g di carne al giorno

A questo valore si arriva analizzando il database FAOstat che ci mostra i dati di produzione interna di carne (P), export (E) e import (I).

Con un semplice calcolo: P-E+I si ottiene il consumo apparente di carne pari a circa 77kg all’anno pro capite.

Apparente perchè a questo valore vanno sottratti gli scarti e le perdite lungo la filiera. I primi si eliminano considerando la parte edibile per ogni tipologia di carne e tenendo buono il consumo commestibile (es. per la carne bovina il 71% è edibile, quindi si sottrae il 29% dal consumo apparente), per i secondi si considerano sempre i dati FAO riguardanti le perdite in fase di trasporto, imballo, ecc. e si toglie un ulteriore 19% medio, giungendo infine al consumo effettivo che è di 43kg l’anno.

Sottraendo poi la fetta di italiani vegani e vegetariani (7% nel 2018) si arriva al dato di 130g a testa al giorno.

Di questi 130g, 61 sono di maiale, 29 di bovino e 33 di pollo. Di quei 61g di maiale 45 sono praticamente tutti salumi di cui 33g di prosciutto cotto. Il contributo delle carni lavorate di pollo e bovino è poco significativo.

Perciò l’italiano onnivoro medio mangia circa 70g di carni fresche al giorno (di cui circa 45g sono carni rosse) + 45g di carni lavorate.

Fanno 490g + 315g ‎ = 805 g di carne totale a settimana. Quasi 3 volte tanto rispetto alle raccomandazioni (max 100g di carni rosse fresche e 200g di carni bianche fresche + il suggerimento di limitare occasionalmente quelle lavorate).

Il dato più preoccupante riguarda le carni lavorate.

I COSTI

Quanto ci costa in termini sanitari tutto ciò?

Il consumo di carni bianche non è collegato a particolari problematiche di salute, per cui lo escludiamo.

Il consumo di carni rosse e lavorate è legato negli studi epidemiologici ad un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete tipo 2 e tumori del colon retto.

In particolare il consumo delle quantità tipiche del consumo italiano di carni lavorate (45g al giorno) incrementano del 30% il rischio di diabete, del 16% quello di tumore del colon, del 16% di ictus e del 14% di malattie cardiovascolari.

Il consumo di carni rosse fresche è legato a rischi inferiori e minori problematiche di salute (comunque significative sui grandi numeri).

Queste percentuali di rischio possono essere convertite in anni di vita persi corretti per disabilità (DALY) per la collettività e in costi per la società dovuti ai DALY persi.

Un DALY è un anno di vita perso, o perchè si muore prima del “dovuto” (cioè della media italiana nel nostro caso) o perchè lo si poteva vivere in salute e così non è stato a causa delle varie patologie.

Esempio: in Italia si perdono globalmente 660mila anni (DALY) ogni anno a causa del diabete tipo2. Questa è la somma di tutti i giorni di malattia, perdita di benessere e di vita di tutti i diabetici italiani, per capirci.

Ebbene, il 27% di questi DALY (178mila anni) è legato al consumo di carni rosse (6%) e lavorate (21%).

E così avanti per le altre patologie (vedi figura). Le carni lavorate contribuiscono al grosso del problema (circa il 90% dei DALY legati al consumo di carne è connesso ai salumi in pratica).

A livello di costi e rimanendo sull’esempio del diabete, circa 9,8 miliardi di euro l’anno sono il costo per la società, cioè ciò che noi paghiamo per far fronte a tutte le spese di tutti i diabetici italiani. Di questi, 7,6 sono legati alle carni lavorate.

Ogni consumo di 100g di carne lavorata che un italiano fa, ci costa più di 2 euro (a cui si aggiungono 35 centesimi per la carne rossa fresca).

Finale a sorpresa: il consumo di 100g di LEGUMI al giorno NON incrementa il rischio di NESSUNA patologia considerata sopra, per cui non c’è nessun costo sanitario e sociale da sostenere, siamo tutti più ricchi, le persone che mangiano legumi sono più sane e vivono di più e meglio, gli animali non soffrono e non vengono uccisi, l’impatto ambientale è pressoché nullo se non positivo.

Post basato su questo lavoro che affronta anche tutti i costi ambientali (che sono tanti): https://static.lav.it/docs/lav-demetra-ricerca-costo-nascosto-consumo-carne-in-italia.pdf

Condividi...

Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.