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La mail del cuore (di etichetta)

Cari addendi,

mi scrive lafacciofacile75:

“Colorato Dottor Somma, ha visto che meraviglia l’etichetta Nutriscore (NS) adottata in Francia e in altri paesi? E’ tutta variopinta e divide gli alimenti confezionati in 5 colori (dal verde al rosso) e cinque lettere (dalla A alla E), così noi consumatori facciamo presto a capire cosa dobbiamo mangiare.

Alimento rosso: cattivo, proibito, fa male

Alimento verde: buono, concesso, fa bene

Pensi che è approvata dall’OMS e dal suo braccio, lo IARC, che dice che mangiare seguendo le indicazioni del Nutriscore riduce l’incidenza di tumori! Meglio di così!

E pensi che notizia favolosa: il McChicken e le patatine fritte medie sono in categoria B! Verdi!

Immagino che quindi il Grand McChicken e le patatine maxi allora saranno in A!

Anche la Coca Zero è in B. Al Mac tutta la vita!

E pure la pizza margherita è in B. Santo cielo che notizia favolosa”

Cara lafacciofacile75, un attimo.

Questa è dura, lo so. Come si fa ad andare contro l’OMS? Ma io non voglio andarci per carità. Magari un giorno vedremo crollare obesità, infarti e tumori, osteoporosi e gastriti grazie al Nutriscore, ma prima che arrivi il giorno, cerchiamo di ragionare insieme.

1. Cos’è il NS? È un punteggio che viene generato da un algoritmo in cui entrano gli aspetti considerati positivi (presenza di frutta e verdura, frutta secca, legumi, fibre e proteine) e quelli negativi (zuccheri, grassi saturi, sale e calorie). Per esempio si assegna 1 punto per ogni 4,5g di zucchero presenti e per ogni grammo di saturi. Si sommano tutti i cattivi, si sottraggono tutti i buoni e quel che salta fuori è il nostro punteggio che entra in etichetta.

2. Primo dubbio che sorge spontaneo: il NS è calcolato su 100g di alimento. La pizza è B, ma pesa 350g. Il consumatore come capisce che va comunque limitata perchè la porzione conta?

3. Secondo: con quali criteri scatta 1 punto per ogni 4,5g di zuccheri? Chi ha deciso che, per esempio, non scatta a 2 o 7g? Beh il signore che lo ha inventato, nessuno studio scientifico.

4. Su queste basi, niente vieta i produttori di togliere quel grammo di zucchero per poter guadagnare un punto positivo o aggiungere un pezzetto di fibra per rientrare artificiosamente in un NS più verde, non modificando sostanzialmente l’alimento.

5. Perchè le proteine dovrebbero essere messe tra i “buoni”? Perchè forse c’è pieno di proteinomani in giro? Ma un criterio che giustifichi la scelta? Non c’è.

6. Il NS vale solo per i confezionati. Non per il cibo fresco. Il rischio è che le persone spostino la loro alimentazione verso un eccesso di questi alimenti, riducendo il fresco perchè non lo sanno valutare, non essendoci il semaforino.

7. Ai prodotti fritti, di default e a seconda dei grassi usati, viene assegnato un NS pari a A o B. Cioè, le patatine fritte sono classificate come probabili cancerogene per l’uomo e noi gli diamo un A. Senza commento.

8. Gli oli di colza e oliva sono “premiati” rispetto ad altri grassi (ma all’inizio, nel 2019, erano anch’essi penalizzati). Perchè? Perchè spostare un grasso in avanti e far retrocedere gli altri come quelli di girasole e arachidi? E perchè prima no e ora si? Dove sta l’oggettività? Viene un lieve sospetto che il NS sia un giochetto di convenienza politica più che basarsi su criteri scientifici.

9. Dice: ah! Ma il colore serve per confrontare alimenti dello stesso gruppo, cioè pizze con pizze e formaggi con formaggi. Non puoi confrontare una insalata e un panino del Mac, entrambi magari in B. Ok e dove sta scritto questo? Io consumatore vedo un messaggio FoL (Front of Label, sul fronte del pacco) e leggo che la pizza sta in B. A me l’insalata fa schifo e scelgo la pizza. Che sono, scemo?

10. Dice: ah! Ma ci sono gli studi! Eh si praticamente tutti firmati dall’inventore del NS, Serge Hercberg, direttore dell’EREN (Recherche en Epidémiologie Nutritionnelle). Questi lavori tra l’altro “dimostrano” solo che ci può essere una riduzione dei consumi di cibi con NS alto, non che questa riduca mortalità e malattie.

Quindi, cara lafacciofacile75, magari un giorno scopriremo che il NS ci ha salvati tutti, nel frattempo io tenterei di costruirmi una coscienza alimentare che non sia rossa o verde.

Un cibo rosso può essere verde se mangiato con criterio e viceversa, quindi DIPENDE.

Inoltre, abbiamo già visto il fallimento dei prodotti “light”; etichettare un alimento come “leggero” (oppure verde) porta semplicemente a mangiarne di più!

Speriamo che il NutriScore non venga implementato qui da noi (mio pensiero personale). Nel frattempo le etichette guardiamole, ma quelle dietro il pacco che sono molto più informative e oggettive.

p.s. in figura un esempio di costruzione di un punteggio Nutriscore per un alimento X

Cari addendi, se avete un problema che v’accora, un dubbio che ve rode, scrivete alla mail del cuore (di etichetta). Troverete sempre un po’ di sconforto nella Somma.

Riferimenti

https://link.springer.com/article/10.1007/s40519-021-01316-z

https://www.iarc.who.int/…/IARC_Evidence_Summary_Brief…

https://www.agricolae.eu/…/2021-03-03-QR-scientifique…

https://www.mdpi.com/2072-6643/12/5/1303

https://archpublichealth.biomedcentral.com/…/s13690-019…

https://ijbnpa.biomedcentral.com/…/s12966-021-01108-9

https://www.bmj.com/content/370/bmj.m3173

https://www.gabrielebernardini.it/precipitare/

Questa review: https://www.mdpi.com/2072-6643/15/1/205 mostra come, nonostante la mole di ricerche riguardanti l’efficacia delle etichette “front of pack”, esistano ad oggi scarse evidenze che esse siano utili nel far cambiare significativamente abitudini alle persone. Sono uno strumento che si può usare, ma quanto significativo ancora non si sa.

https://www.mdpi.com/2072-6643/15/1/205

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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