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L’impatto ambientale della carne coltivata

Mangiare MENO carne, scegliendo sostituti vegetali (“semplici”, cioè non innovativi, come legumi e frutta secca), è sempre e comunque meglio per ridurre la nostra impronta di carbonio.

È meglio ANCHE se si scelgono le carni attualmente più sostenibili (compresa la carne coltivata prodotta con le tecniche attuali, che comunque in Europa ancora non c’è, ma di questo tipo di sostituti ne parlo in fondo).

Anche i produttori di cibo animale più “virtuosi” hanno sempre e comunque un impatto maggiore rispetto a coloro che producono vegetali, anche quelli che lo fanno in modo meno efficiente.

Qui sotto nell’immagine 1, l’impronta di carbonio per 100g di proteine. Per mangiare sostenibile bisogna mangiare meno carne (sopratutto bovina), perché anche mangiando quella più “sostenibile” (la codina bassa verso sinistra) si inquina sempre (o quasi sempre) di più. Il pesce è mediamente a più basso impatto (in particolare quello da acquacoltura ben condotta).

Attualmente, le armi in mano ai consumatori sono solamente quelle di aumentare il consumo di prodotti vegetali se si vuole impattare meno sull’ambiente. I produttori invece hanno più ampia libertà di manovra. Il pianeta purtroppo non abbandonerà il consumo di carne nel breve termine, perchè per molti è una fonte di guadagno e molti ne hanno bisogno a livello nutrizionale (i paesi più poveri ovviamente, non quelli occidentali che hanno proteine addirittura in eccesso). Inoltre la carne piace e non tutti riescono a mangiare fagioli al suo posto, purtroppo.

Pertanto migliori pratiche di lavorazione e di allevamento potrebbero forse migliorare l’emissione di gas serra che è fortemente sbilanciata verso queste produzioni poco efficienti (legate a carni bovine, ovine). Infatti se si guarda l’ultima riga rossa che rappresenta il totale della produzione proteica si nota che la grossa parte (75%) è apportata da alimenti a basso impatto, ma c’è una fetta piccola (25%) che inquina tantissimo producendo il 70% delle emissioni, più di TUTTE le missioni di gas serra da TUTTE le fonti della UE in un anno! (https://www.eea.europa.eu/data-and-maps) e su questa ci si deve concentrare in futuro.

Per quanto riguarda i sostituti vegetali “complessi” della carne e la carne coltivata (immagini 2 e 3), la maggior parte ha una impronta da inferiore a molto inferiore. Analizzando il ciclo di vita (LCA) che include tutta la filiera di produzione e sempre a parità di contenuto proteico, anche mangiando un “Impossible Burger” vegetale si inquinerà sempre meno che mangiare una bistecca.

Al momento la carne coltivata è peggiore del pollo allevato, però la tecnologia di produzione migliorerà usando fonti energetiche più sostenibili e allora sarà davvero poco inquinante come si vede nei grafici.

Il terzo grafico è il medesimo del secondo, ma mostra i produttori più bravi (Europa e Stati Uniti) e anche in questo caso i sostituti vegetali vincono.


Le stesse conclusioni si ottengono anche considerando l’uso del terreno che è sempre più basso per i prodotti vegetali (dati tratti da qui: https://hannahritchie.substack.com/p/carbon-footprint-meat-substitutes)

Quindi viva le piante rispetto agli animali per l’impatto ambientale, ma le piante “semplici” hanno sempre e comunque meno problematiche dei prodotti vegetali “complessi”e animali coltivati: per esempio i piselli impattano meno della metà della carne coltivata migliore che verrà, e cinque volte meno di un Impossible Burger già in commercio.

A livello salutistico, manco a dirlo, è molto più sano mangiarsi lenticchie, ceci e piselli e lasciare alle grandi occasioni gli hamburger vegetali e le future bistecche “sintetiche” (come le chiama il Governo attuale).

Ergo, che vengano pure queste carni innovative, ma la cosa migliore sarebbe mangiare più fonti proteiche vegetali semplici. Da qui non si scappa e non si scapperà mai.

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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