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Tolkien, Natura e Salute

C’era una volta uno studio scientifico…

Neanche tanto tempo fa (2022), in un centro di ricerca lontano lontano, alcuni scienziati pensarono di raccogliere, in una bella revisione sistematica, un insieme di lavori sperimentali che hanno esaminato, nel loro complesso, la relazione tra spazi verdi, interventi basati sulla natura e salute, in particolare quella cardiovascolare e quella legata agli esisti correlati ai tumori.

Ne è emerso un quadro molto affascinante che in qualche modo ricorda anche alcune tematiche affrontate da Tolkien nella sua opera.

La revisione sistematica degli studi sperimentali indica che diversi tipi di interventi basati sulla natura hanno effetti benefici sulla salute cardiovascolare e sugli esiti correlati al cancro.

Gli interventi utilizzati includono il forest bathing, l’esercizio fisico all’aperto, il giardinaggio e la fruizione della natura.

Forest bathing (Shinrin-yoku) e Fruizione della natura

La prima è una pratica contemplativa di immersione nei suoni, odori e immagini della foresta. Gli studi dimostrano che il forest bathing ha effetti benefici sulla salute cardiovascolare, come la riduzione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca, e può migliorare la funzione immunitaria.

L’esposizione ad ambienti naturali, inclusa la loro vista, invece, è stata collegata al miglioramento del recupero e della capacità cognitiva. Gli studi inclusi nella revisione hanno riscontrato che la fruizione della natura ha effetti benefici sulla salute cardiovascolare, come la riduzione della frequenza cardiaca e il miglioramento dell’attività del sistema nervoso parasimpatico.

Impossibile non pensare al soggiorno di Frodo nella casa di Tom Bombadil o al periodo di riposo che la Compagnia dell’Anello trascorre nell’enclave elfico di Lothlòrien. In queste terre, non toccate dal male, Frodo e compagni hanno la possibilità di riprendere le forze ed avere una visione diversa della natura, svincolata dall’egoistico concetto di “merce” legato all’accumulo di denaro e allo sfruttamento dell’ambiente. In fondo, gli stessi hobbit, come agricoltori, “consumano” la natura. Qui invece, imparano a osservarla in modo differente e ne traggono beneficio.

La descrizione della valle del Sinuosalice, prima dell’incontro con Tom, delinea una natura quasi aliena, primitiva, una foresta immersa in uno spazio di sogno:

“Un pomeriggio insonnolito e dorato dal sole tardo, ma ancora caldo, inondava la terra chiusa tra le due scarpate. Nel mezzo serpeggiava, pigro e sinuoso, un fiume marrone scuro, fiancheggiato da antichi salici, ricoperto da salici, ostruito da salici caduti e macchiato da migliaia di foglie di salice sbiadite. L’aria ne era satura ed esse volteggiavano gialle tra i rami, trasportate da una dolce brezza tiepida che spirava nella valle, dove le canne frusciavano e i rami dei salici scricchiolavano.”

Una volta al sicuro nella casa, Tom “Parlò loro di api e di fiori, delle abitudini degli alberi, delle strane creature della Foresta, di cose buone e di cose malvagie, di cose amiche e di cose nemiche e ostili, di cose crudeli e di cose gentili, e dei segreti nascosti sotto i rovi aggrovigliati.
Man mano che ascoltavano, cominciarono a capire la vita della Foresta, una vita distaccata da loro, indipendente e armoniosa, e si sentirono estranei, in un mondo a sé.”

Ma probabilmente è il Regno di Celeborn e Galadriel che ha l’impatto più estraniante, magico e rivelatore su Frodo: “Gli sembrava di essere volato giù da un’alta finestra aperta su un mondo svanito. La luce in cui era immerso non aveva nome nella sua lingua. Tutto ciò che vedeva era armonioso, ma i contorni parevano al tempo stesso precisi, come se concepiti e disegnati al momento in cui gli venivano scoperti gli occhi, ed antichi, come se fossero esistiti da sempre. Non vedeva colori ignoti al suo sguardo, ma qui l’oro ed il bianco, il blu ed il verde erano freschi ed acuti, e gli pareva di percepirli per la prima volta e di creare per essi nomi nuovi e meravigliosi. Nessun cuore avrebbe mai potuto qui d’inverno rimpiangere l’estate o la primavera. Né difetto, né malattia, né deformità su tutto ciò che cresceva sulla terra. A Lórien non vi era alcuna macchia”.

Pur essendo Lothlòrien una terra non soggetta al divenire storico perchè protetta dalla magia elfica e quindi una natura “non reale”, ha l’effetto di “aprire gli occhi” e di dimenticare le difficoltà e le pene del mondo esterno.

Giardinaggio

È un intervento che fornisce un’esperienza pratica nella coltivazione di frutta e verdura. Il giardinaggio è stato collegato a diversi benefici per la salute, tra cui il miglioramento della salute fisica e mentale. Gli studi inclusi nella revisione hanno rilevato che il giardinaggio ha effetti benefici sullo stress, sul colesterolo totale e sull’HDL, sulla pressione sanguigna e sulle abitudini alimentari.

In questo lungo passo del Signore degli Anelli viene raccontata la rinascita della Contea dopo la devastazione portata dal malvagio Saruman/Sharkey. È Sam, il piccolo e semplice giardiniere, che si occuperà di ridare vita alla natura violentata dagli scagnozzi di Saruman. Sarà un “giardinaggio magico” il suo, perchè aiutato dalla polvere incantata che gli è stata donata da Dama Galadriel, ma la magia si unirà al solido e concreto amore per la terra di Sam. Sarà l’amore per il giardinaggio che donerà nuova speranza agli hobbit e allo stesso Sam.

La perdita più grave e dolorosa era quella degli alberi. Per ordine di Sharkey, erano stati abbattuti senza criterio e in quantità enorme in tutto il territorio della Contea; era questo, soprattutto, che tormentava Sam. Molto tempo sarebbe dovuto passare prima che la ferita guarisse, e soltanto i suoi pronipoti, egli pensava, avrebbero potuto rivedere la Contea com’era stata ai bei tempi.

Per intere settimane, Sam fu troppo indaffarato per ripensare alle sue avventure, ma un giorno, improvvisamente, gli venne alla memoria il dono di Galadriel. Tirò fuori lo scrigno e lo mostrò agli altri Viaggiatori (tutti li chiamavano così, ora), chiedendo consiglio.

«Mi chiedevo quando te ne saresti ricordato», disse Frodo. «Aprilo!».

Dentro era pieno di una polvere grigia, soffice e sottile, in mezzo a cui c’era un seme, una specie di piccola noce ricoperta da un’oleosità argentea. «Che me ne faccio?», chiese Sam.

«Getta in aria questa polvere in una giornata di vento, e vedrai che qualcosa succederà», disse Pipino.

«Su quale terreno?», chiese Sam.

«Scegli un posto come vivaio, e osserva come vengono su le piante», disse Merry.

«Ma sono certo che la Dama non gradirebbe che io tenga tutta questa polvere per il mio giardino, ora che tanta gente ha sofferto gli stessi danni», disse Sam.

«Usa il tuo intuito e le tue cognizioni, Sam», disse Frodo, «e fa’ tesoro di quel che hai imparato lavorando il tuo giardino; il dono ti potrà servire anche per aiutare gli altri nel loro lavoro. E non sprecare questi granelli, perché non sono molti, e suppongo che ognuno di essi abbia un valore».

Così Sam piantò degli alberelli in tutti i luoghi in cui erano state distrutte piante particolarmente belle o amate, e mise un granello della preziosa polvere alla radice di ognuno. Percorse la Contea in lungo e in largo per svolgere il suo lavoro, ma si curò particolarmente di Hobbiville e di Lungacque, e nessuno trovò nulla da ridire. Infine vide che gli rimaneva ancora un po’ di polvere; allora si recò alla Pietra dei Tre Decumani, che è praticamente il centro della Contea, e la sparse in aria con la sua benedizione. La piccola noce d’argento fu piantata al posto dell’Albero della Festa; e Sam si domandò che cosa ne sarebbe venuto fuori. Lasciò passare l’inverno il più pazientemente possibile, cercando di trattenersi dal girare la Contea per vedere se accadeva qualcosa.

La primavera superò ogni sua più ardita speranza. Gli alberi incominciarono a germogliare e a crescere; il tempo sembrava aver fretta, come se un anno contasse per venti. Nel Campo della Festa spuntò uno splendido alberello: aveva la corteccia argentata e lunghe foglie, e in aprile si coprì di fiori dorati. Era un mallorn, e divenne la meraviglia del vicinato. E dopo alcuni anni, quando crebbe in grazia e in bellezza, la sua fama dilagò, e la gente veniva da lontano per vederlo: l’unico mallorn ad ovest delle Montagne e ad est del Mare, ed uno dei più belli del mondo.

Il 1420 fu in tutto e per tutto un anno meraviglioso. Non soltanto vi furono sole in abbondanza e pioggia deliziosa, al momento giusto e in perfetta quantità, ma si sentiva la presenza di qualche dono eccezionale: un’aria di ricchezza e di crescita, e una bellezza abbagliante, superiore a quella di qualunque altra estate mortale che scintilli e svanisca nella Terra di Mezzo. Tutti i bambini nati o concepiti quell’anno (e furono molti) erano belli e forti, e molti di essi avevano una folta capigliatura dorata che sino allora era stata piuttosto rara fra gli Hobbit. Vi fu un tale traboccare di ogni genere di prodotti che i giovani Hobbit nuotavano quasi nelle fragole con panna, per poi sedere sui prati all’ombra dei susini mangiando a non finire; costruivano con i noccioli piccole piramidi o sculture raffiguranti teschi di guerrieri, e si spostavano a mangiare altrove. E nessuno si ammalò, e tutti erano contenti e soddisfatti, eccetto coloro che dovevano falciare l’erba.

Nel Decumano Sud i vigneti erano carichi, ed il raccolto d’erba-pipa fu stupefacente, e dappertutto si produsse tanto grano che ogni granaio ne traboccava. L’orzo del Decumano Nord era di una qualità così eccellente che la birra del 1420 fu ricordata per molti anni, e rimase proverbiale. E quelli della generazione successiva sentirono più di una volta un vecchio contadino, dopo una buona pinta di meritata birra, esclamare mentre posava il bicchiere con un sospiro: «Ah! Questo era un autentico 1420!».

Ma il giardinaggio è anche una pratica messa in atto dalle Entesse, le compagne perdute dei grandi pastori di alberi, gli Ent. A differenza di questi, la controparte femminile era dedita all’agricoltura e all’orticoltura ed era stanziale. Gli Ent avevano invece una visione della natura totalmente differente: essi vagabondavano, amavano le foreste incontaminate e si nutrivano solo dei frutti che cadevano dagli alberi, non alterando in alcun modo il flusso naturale delle cose. Le Entesse, desideravano invece abbondanza ordine e pace…progettando giardini.

Tutte queste pratiche descritte finora, inoltre, hanno influenza anche sui comportamenti obesogenici legati ai cosiddetti “deserti alimentari“, luoghi dove i negozi di alimentari e le scelte nutrizionali sane sono limitate, e le “paludi alimentari” in cui è presente una alta concentrazione di fast food che vendono “cibo spazzatura” denso di calorie e carente di nutrienti, con opzioni alimentari più sane limitate. Le persone residenti in questi quartieri svantaggiati hanno maggiori probabilità di fumare, essere fisicamente inattivi e obesi.

È così che gli interventi basati sulla natura possono aiutare a dimenticare il soffocante deserto nero di Mordor o l’angoscia generata dal passaggio nelle paludi morte.

Mordor: “Ivi nulla viveva, nemmeno le escrescenze lebbrose, i parassiti della putredine. Gli stagni boccheggianti erano soffocati da cenere e da fanghi mobili d’un bianchiccio malsano, come se le montagne avessero vomitato la feccia delle loro viscere sulla terra intorno. Alti tumuli di roccia stritolata e in polvere, grandi coni di terra inaridita dal fuoco e macchiata di veleno si ergevano in file interminabili come in un osceno cimitero che una luce riluttante scopriva lentamente. […]; una terra immonda, malata, senza speranza di risanamento… salvo forse un’invasione delle acque del Grande Mare che la sommergesse nell’oblio.

Le Paludi Morte: “Tutt’intorno a loro si stendevano adesso paludi ed acquitrini, che si perdevano a sud e ad est nella pallida luce. Nebbie e foschie s’innalzavano a spirale da cupi botri pieni di rumori. Un fetore soffocante stagnava nell’aria immobile. In lontananza, ormai quasi in linea retta verso sud, giganteggiavano le muraglie dei monti di Mordor, come un nero banco di nubi minacciose galleggianti sopra un insidioso mare di nebbia“.

*I meccanismi biologici attraverso i quali gli spazi verdi influiscono sulla salute cardiovascolare includono:

  • Aumento della capacità angiogenica
  • Riduzione dello stress. La riduzione dello stress è stata osservata empiricamente con una diminuzione dei livelli di ormoni dello stress, tra cui la dopamina urinaria, l’adrenalina e il cortisolo sierico dopo l’intervento. La riduzione dello stress è stata osservata anche con indicatori del sistema nervoso autonomo, come una maggiore attività del sistema nervoso parasimpatico (PNSA) e una soppressione dell’attività del sistema nervoso simpatico (SNSA).
  • Miglioramento del profilo infiammatorio sistemico. Attraverso la riduzione dei biomarker pro-infiammatori e l’aumento dei biomarker antinfiammatori dopo gli interventi di forest bathing. I biomarker pro-infiammatori ridotti includono endotelina (ET-1), IL-6, fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-α), omocisteina (Hcy) e proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP). Gli aumentati biomarker antinfiammatori includono l’adiponectina sierica.
  • Miglioramento dei livelli di colesterolo nel sangue. Misurato attraverso il miglioramento del profilo di lipoproteine ad alta densità (HDL), o colesterolo buono.
  • Miglioramento dello stress ossidativo. Misurato attraverso livelli più bassi di malondialdeide (MDA) nel gruppo sperimentale post-intervento.
  • Miglioramento della pressione sanguigna. Misurati con la diminuzione della pressione sistolica (SBP) e della pressione diastolica (DBP).
  • Riduzione del rischio di malattie cardiovascolari (CVD)
  • Diminuzione della morbilità per malattie cardiovascolari (CVD)
  • Diminuzione della mortalità per malattie cardiovascolari (CVD)

Link allo studio: https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0276517

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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