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Le oscillazioni della glicemia nelle persone sane sono importanti? 

Ovvero “La pazzia glicemica dei social”

Nelle persone sane la glicemia a digiuno sta sotto i 100mg/dL

Nelle persone sane la glicemia dopo circa 2 ore da un pasto non supera i 140mg/dL

Il pasto può anche essere di SOLO “zucchero bianco” e la glicemia, nelle persone sane, RIMANE sotto i 140mg/d (e infatti, in laboratorio, per controllare la glicemia dopo 2 ore, si fornisce un beverone disgustoso di acqua e 75g di zucchero (carico orale di glucosio)). 

La glicemia è strettamente regolata, nelle persone sane.

Se troviamo una glicemia a digiuno maggiore di 126mg/dL o maggiore di 200mg/dL dopo un carico di glucosio (o dopo un pasto) allora si fa diagnosi di diabete e NON si è più sani (i valori intermedi cioè 100-126 a digiuno e 140-200 dopo il carico di glucosio o dopo un pasto sono la “via per il diabete”, se non si interviene).

Ma ANCHE alterazioni NON CONTINUE di glucosio nel sangue (cioè che non persistano nel tempo) possono non essere legate a nulla di particolare SE al contempo il medico non individua fattori di rischio significativi per il diabete (sovrappeso e familiarità fondamentalmente, oltre all’uso di alcuni farmaci come il cortisone).

Bisogna chiarire bene che la glicemia elevata è il SINTOMO di una disfunzione delle cellule beta del pancreas e/o delle resistenza insulinica dei tessuti periferici e non la causa (semmai è la causa dei danni che possono avvenire dopo: il glucosio che rimane elevato per molto tempo nel sangue è “tossico”). Questa disfunzione è causata dalla combinazione di predisposizione genetica (che genera un difetto nella secrezione di insulina) e eccedenza di energia nella cellula (che si difende “rifiutando” altra energia derivante dal glucosio in circolo generando così insulinoresistenza).

Peraltro un contributo importante alla patogenesi del diabete oltre all’eccesso energetico lo danno i grassi che mangiamo (saturi soprattutto) e i troppi prodotti animali nella dieta (ferro eme compreso) da una parte e i grassi “liberi” nel sangue derivanti dall’eccesso di energia nel tessuto adiposo dall’altra. Quindi non sono i carboidrati i colpevoli, se non perchè possono contribuire all’eccedenza calorica.

Comunque sia, una volta diabetici, si deve tenere controllata la glicemia. Lo si fa normalmente misurando la emoglobina glicata che fornisce una idea della media glicemica negli ultimi 2-3 mesi, ma questo parametro potrebbe non tener conto della variabilità glicemica del diabetico durante la giornata e stanno venendo fuori sempre più lavori che indicano come la fluttuazione della glicemia sia importante tanto quanto la sua media nei periodi più lunghi (e forse di più) per i rischi di complicanze e di mortalità. 

Per “fluttuazioni” però, in questo caso, si parla di robe intense, valori che possono andare fino a 400 (ma anche ipoglicemie) come si vede nella figura.

MAGARI un diabetico avesse variazioni ENTRO i 140mg/dL nella giornata e dopo i pasti. Se li ha è in ottimo compenso e il suo rischio cardiovascolare rimane entro limiti accettabili. 

Torniamo indietro alle persone sane. Non c’è scritto da nessuna parte che avere una glicemia dopo un pasto di 122 o 137 (numeri a caso) cambi qualcosa per la nostra salute. 

La normalità dopo un pasto è <140mg/dL. 

Non ci sono studi e dati che suggeriscano come il monitoraggio continuo della glicemia nei soggetti sani si TRADUCA in un miglioramento di salute.

Coloro che sui social vi fanno vedere le differenze di glicemia dopo un pasto fatto di latte, fette biscottate e marmellata e lo stesso pasto con aggiunta di 7 uova o 3 etti di prosciutto o mezzo chilo di ricotta sono dei pazzi scatenati (o dei gran furboni visto che ci fanno anche i libri). 

Che la glicemia verrà mantenuta più bassa se aggiungiamo una fiorentina alla colazione si configura come un GAC (grazie al caxxo), peccato che così avremo aggiunto un tot di calorie, grassi e magari sale al pasto.

Glicemia bassa, ma peso che aumenta. E il sovrappeso e i grassi, quelli si, che aumentano il rischio di diabete, come detto sopra.

Ecco quindi che i glucometri non solo non servono, ma possono portare ad aumento ingiustificato di ansia, costi inutili ed errori dietetici (riduzione dei cereali e incremento della carne per esempio) che paradossalmente spingono verso ciò che si vuol prevenire.

Qui un articolo della Università di Harvard: https://www.health.harvard.edu/blog/is-blood-sugar-monitoring-without-diabetes-worthwhile-202106112473

E un altro articolo più tecnico: https://wchh.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/pdi.2475

Questi infine, i consigli dell’OMS per la prevenzione del diabete:

“Per aiutare a prevenire il diabete di tipo 2 e le sue complicanze, le persone dovrebbero: raggiungere e mantenere un peso corporeo sano rimanere fisicamente attivi con almeno 30 minuti di esercizio moderato ogni giorno seguire una dieta sana ed evitare zuccheri e grassi saturi, non fumare tabacco”.

Il mercato dei glucometri nel mondo è gigantesco e in aumento. In parte per l’aumento dei casi di diabete, ma anche perchè la gente è disinformata ed è sempre più convinta che uno sputacchio in più o in meno di glicemia, misurata in modo ossessivo, sia significativo per non ingrassare o prevenire la malattia. 

Stiamo patologizzando i sani. E in un mondo già abbastanza malato di suo, non mi pare una grande idea.

https://academic.oup.com/jcem/article/106/11/3160/6324063?login=false

https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/diabetes

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8915088

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32066620

https://academic.oup.com/jcem/article/104/10/4356/5479355

https://www.metabolismjournal.com/article/S0026-0495(23)00244-5/fulltext

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

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