Categorie
Alimentazione e salute Attività fisica

L’insulino-resistenza

Quando mangiamo alimenti come il pane, la pasta, la frutta o i dolci, i carboidrati in essi contenuti sono “scomposti” in elementi più semplici fino alla loro completa trasformazione in glucosio che entra nel sangue aumentando così la glicemia dopo il pasto. Dato che la concentrazione di zucchero nel sangue non può essere troppo alta (ma neppure troppo bassa), esiste un meccanismo di regolazione che la mantiene entro un range ottimale. Questo meccanismo è regolato da ormoni fra i quali l’insulina che ha il compito di ridurre la glicemia e riportarla entro valori fisiologici.

Immaginate l’insulina come una chiave che apre le porte delle cellule e permette al glucosio di “defluire” al loro interno per essere usato a fini energetici (o, se in eccesso rispetto al nostro fabbisogno, essere trasformato in grasso di deposito). L’insulina in effetti fa anche molte altre cose (https://www.gabrielebernardini.it/pillole-di-insulina/).

Fin qui tutto ok, il sistema è regolato e funziona bene. In alcuni casi questo meccanismo si inceppa e insorge il fenomeno della resistenza all’insulina: le cellule non rispondono più bene all’ormone, il glucosio fa fatica ad entrare e la glicemia aumenta. E’ un po’ come se fosse stata cambiata la serratura, o meglio, come se la serratura fosse ostruita: la chiave c’è ma la porta non si apre.

L’insulino-resistenza porta a problematiche metaboliche importanti che sono l’anticamera del diabete di tipo II.

Le cause di questo “blocco” possono essere legate all’uso protratto di alcuni farmaci (cortisone) e di ormoni come l’ormone della crescita (usato nel Body Building per esempio) ad alcune patologie (come la sindrome di Cushing), a fattori genetici, ma anche e soprattutto a componenti legate allo stile di vita. E di questo parliamo ora.

Ingrassare (a causa di un eccesso calorico portato da qualunque nutriente non solo da carboidrati come troppo spesso si pensa) è un fattore di rischio per l’insulino-resistenza. In particolare l’aumento di grasso viscerale è legato a questo squilibrio metabolico.

Questo tipo di grasso si “mostra” all’esterno come un aumento del girovita, la pancia. Circonferenze vita oltre gli 88cm nella donna e 102cm nell’uomo sono indicatori di un eccesso di grasso viscerale. Il grasso sottocutaneo invece, che tipicamente si deposita a livello di cosce e glutei nella donna, non è un grasso pericoloso in questo senso.

Generalmente la pancia aumenta nel sesso maschile e in quello femminile dopo la menopausa in risposta ad un eccesso calorico.

Cosa accade dunque?

1. Mangiamo troppe calorie (di qualsiasi origine: carboidrati, grassi e proteine) e siamo sedentari e/o abbiamo un difetto genetico nella secrezione di insulina (ma questo è un fattore fuori dal nostro controllo). Come elemento secondario c’è il contributo di una alimentazione ad alto indice glicemico: ripetuti picchi di zuccheri nel sangue protratti a lungo sono in grado di stimolare eccessivamente l’insulina con conseguenti stimoli infiammatori che possono portare ad eccedenza ponderale, MA SOLO se c’è anche eccedenza calorica. Se i ripetuti picchi, non sono accompagnati da un eccesso di energia, non succede niente e sono del tutto normali in una persona sana (semmai vanno controllati quando il diabete è già insorto).

2. Ingrassiamo, la pancia aumenta e così il numero di cellule adipose. Passano gli anni (anche decenni).

3. Gli adipociti accumulano sempre più grasso (trigliceridi) al loro interno e arrivano quasi a scoppiare “strizzando” il loro nucleo e gli organelli contro la parete cellulare e creando uno stato di ipossia, cioè di mancanza di ossigenazione. I capillari sanguigni infatti non riescono a ossigenare adeguatamente tutta la “massa” adiposa.

4. Di conseguenza le cellule cominciano a morire e a produrre molecole in risposta allo stress causato dall’ipossia. Queste molecole prendono il nome di adipochine o citochine infiammatorie.

5. Queste sostanze attirano i fagociti (cellule spazzine deputate alla digestione dei patogeni come i batteri) che cominciano a fagocitare gli adipociti morenti producendo a loro volta altre citochine infiammatorie che producono un aumento generale della infiammazione dell’organismo. Infiammazione che nelle prime fasi è asintomatica, ma che lavora in background peggiorando la situazione (https://www.gabrielebernardini.it/fiamma/).

6. La sempre maggiore produzione di queste molecole comincia ad interferire coi recettori per l’insulina che diventano resistenti alla sua azione.

6a. Anche il rilascio di acidi grassi liberi da parte del tessuto adiposo (FFa) e una dieta ricca di grassi, soprattutto grassi saturi (carni grasse, formaggi, dolci) peggiora la situazione perchè i FFa e i grassi saturi danneggiano direttamente le cellule del pancreas che producono insulina e vanno a peggiorare la resistenza a questo ormone negli organi (tessuto muscolare in primis) tramite un meccanismo detto “competizione per il substrato” per cui le cellule usano di preferenza i grassi come fonte energetica rispetto al glucosio che rimane nel sangue anziché essere usato come carburante.

7. La combinazione di citochine e FFa comportano un peggioramento delle insulinoresistenza e un danneggiamento del pancreas endocrino (già debole geneticamente). L’effetto finale è l’innalzamento della glicemia.

8. Il pancreas in un primo momento comincia a compensare la mancata risposta delle cellule all’insulina producendone di più. Per un po’ si va avanti così: la glicemia viene in qualche modo mantenuta stabile (euglicemia). Fase di compenso.

9. L’aumento della produzione di insulina da parte del pancreas produce A SUA VOLTA un incremento della resistenza delle cellule. Si instaura un circolo vizioso e un aumento del grasso viscerale.

10 Alla fine il pancreas non ce la fa più, l’insulina non viene quasi più prodotta, la glicemia prima rimane alta dopo il pasto e alla fine anche a digiuno.

11. Il tutto sfocia nel diabete tipo 2, con aumento del rischio cardiovascolare, della mortalità generale e peggioramento della qualità di vita.

Rimedi:

a. Non ingrassare (sembra ridicolo e banale, ma finché è possibile questo è fondamentale per evitare i circoli viziosi)

b. Nel caso, dimagrire facendo tanta attività fisica perchè l’attività fisica apre le porte delle cellule SENZA BISOGNO di insulina. E’ per questo che il primo presidio per combattere il diabete di tipo II non è l’alimentazione, ma il movimento.

Dieta migliore da seguire: modello mediterraneo.

N.B. nella insulino-resistenza come pure nel diabete, l’importante è fare movimento e ridurre l’introito calorico (se c’è sovrappeso) e non si devono limitare i carboidrati come spesso si pensa, i quali devono comunque rappresentare circa il 50% delle calorie introdotte nella giornata (https://www.gabrielebernardini.it/carboidrati-e-diabete-tipo-2/; https://www.gabrielebernardini.it/diabete-e-disinformazione/)

Addendum

In questo studio di intervento fatto su obesi prediabetici, una dieta ipocalorica col 70% di carboidrati (avete capito bene, 70) ha ridotto glicemia e insulinemia in modo significativo.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37365374/

Una perdita di peso del 10% ha mostrato un miglioramento del metabolismo degli zuccheri e una riduzione della resistenza alla insulina e questo miglioramento è raddoppiato se oltre alla dieta si abbinava esercizio fisico.

Ripeto: i carboidrati nella dieta erano il 70%. Ciò che migliora la insulino-resistenza e la salute è la perdita di peso e il movimento.

Diete eccedenti in grassi e/o proteine (che vanno di moda oggi) possono ovviamente portare allo stesso risultato SE ipocaloriche e associate a movimento fisico, ma NEL LUNGO TERMINE sono squilibrate e provocano possibili carenze/altre problematiche.

Si ricorda che anche le proteine (e soprattuto i 4 aminoacidi ramificati) aumentano l’insulina nel sangue e i prodotti animali vanno ridotti per mille altri motivi.

Ergo, muovetevi, non abbiate paura dei carboidrati e leggete le linee guida.

Alla facciaccia delle dee del glucosio e dei nutrizionisti carnivori. Perbacco.

Condividi...

Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

12 risposte su “L’insulino-resistenza”

Ne sono affetta nonostante io abbia 23 anni, abbia avuto da sempre buone abitudini alimentari e sia stata normopeso per tutta la mia vita! La ringrazio per questa accurata ma estremamente semplice spiegazione!

Nel caso si instaurasse l’insulino resistenza applico la dieta mediterranea in funzione del fabbisogno energetico personale (magari qualcosina in meno) più attività motoria senza badare al’indice glicemico e preferendo cereali integrali, giusto?

Si ma a perché pensi alla insulinoresistenza? Uno deve ingrassare per diventarlo oppure avere una notevole predisposizione genetica al diabete…o prendere farmaci per altre patologie…insomma perché dici “nel caso…”

Per il mio papà 70enne che ha valori glicemia alterati 😃 mangia poco variato e si muove poco. Già riducendo un po’ le dosi, variando i secondi piatti e camminando ogni gg ha migliorato i valori. In attesa di consulto medico a cui non mi sostituisco gli ho potuto suggerire però di modificare lo stile di vita (alimentazione e movimento)

Salve dottore , dopo un periodo di grande malessere fisico dovuto a mie pregresse patologie , da qualche mese ho ripreso a fare movimento e mangiare in modo più controllato. Ho perso 4 kg in circa 4 mesi e presto tornerò a controllo dalla dietista per vedere se aggiustare il tiro. Sono in sovrappeso (attualmente 79kg x 160 cm – 45 anni).
Oggi l’epatologa mi ha parlato di insulino-resistenza.
Nel discorso io le ho detto che seguo la dieta mediterranea senza alcool, senza fritti e con tanta frutta e verdura.
Lei ha subito replicato che non andava bene perché un frutto equivale a due fette di pane (immagino intendesse riferirsi al quantitativo di zucchero contenuto nei due alimenti) e che i fritti non avevano incidenza nel mio caso.
Io non ho saputo replicare ma nelle indicazioni successive ha prescritto una dieta ipocalorica e ipoglucidica .
Inoltre mi ha prospettato l’assunzione di cortisone per tenere a bada i valori epatici , negando che il cortisone possa dare un aumento dell’appetito-mia forte preoccupazione.
Scusi se le parlo di un caso così specifico ma vorrei capire se sono completamente nel torto o cosa potrei fare in più rispetto a quello che faccio ora..grazie.

Io come faccio ad andare sopra un parere medico? Però il medico ha detto molte sciocchezze
L’importante è che tu perda peso e questo può anche avvenire con una dieta ipoglicidica ma unicamente nel breve termine e solo in funzione della perdita di peso.

Però la maniera migliore per perdere peso è mangiare seguendo le linee guida e facendo tanto movimento soprattutto

Non c’è bisogno di altro e è assurdo il discorso sulla frutta e sui fritti

La tua dieta però deve anche essere ipocalorica: non basta mangiare tanta frutta e verdura se poi non perdi peso.

Sul cortisone non entro anche perché non so tutti i tuoi problemi e non sono medico. Ma la fame viene eccome.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.