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Cereale e i suoi fratelli: storia di una demonizzazione

Bistrattati, ostacolati, bullizzati, condannati e da alcuni giustiziati, i cereali e i carboidrati in genere sono stati e sono tutt’ora vittime innocenti di continue campagne di diffamazione che hanno radicato nella mente della gente l’idea che facciano genericamente “ingrassare”, provochino malattie di qualsiasi genere e non siano un cibo “naturale” per l’essere umano moderno.

I cereali e tutta la famiglia dei loro derivati (pasta, pane, passando per le fette biscottate e arrivando ai taralli) sono alimenti energetici per definizione e sono stati alimenti di sussistenza dell’essere umano per millenni. Hanno tutti più o meno caratteristiche comuni:

1. Contengono carboidrati in forma sia semplice (zuccheri) che complessa (amido) che l’organismo demolisce per trarne energia (perciò la pasta, il pane non *sono* carboidrati ma *contengono* carboidrati).

2. Sono fonti più o meno significative di carboidrati NON disponibili, la cui rappresentante maggiore è la fibra alimentare. Fibra e altri carboidrati non disponibili (come l’amido resistente, l’inulina, i GOS e i FOS) raggiungono pressoché inalterati il colon dove diventano cibo per i nostri microrganismi intestinali e contribuiscono a varie funzioni benefiche, sia metaboliche (riduzione dell’assorbimento degli zuccheri e del colesterolo) che fisiche (rallentamento dello svuotamento gastrico con conseguente senso di sazietà, aumento della velocità di transito intestinale con produzione di feci morbide)

2. Presentano vitamine del gruppo B (soprattutto nei prodotti integrali)

3. Non contengono grassi (a parte la versione integrale e quelli aggiunti, come i cracker, le fette biscottate, ecc.)

4. Hanno circa il 10-12% di proteine (di valore biologico inferiore a quello della carne e degli altri prodotti animali, ma, sorprendentemente, il 30% circa della quota proteica che gli Italiani introducono deriva proprio dai cereali!). https://www.gabrielebernardini.it/cosa-dobbiamo-sapere/

5. Sono poveri di calcio, ma ricchi in ferro e magnesio.

I cereali (sotto tutte le varie forme possibili) rappresentano la principale fonte energetica della nostra dieta seguiti dai grassi da condimento. Circa la metà dell’energia della nostra alimentazione dovrebbe provenire dai carboidrati di cui i cereali sono la fonte primaria. Se dovessimo ridurre il modello mediterraneo a banali numeri, questi sarebbero: 55% carboidrati, 25% grassi e 15% proteine (con qualche margine di movimento intorno a questo equilibrio), mentre le alimentazioni moderne (o di moda) apportano esagerate quantità di grassi e/o di proteine che cozzano irrimediabilmente contro i modelli nutrizionali delle cosiddette “zone blu” popolate da centenari in salute, sparse per il mondo. La dieta di Okinawa, per dirne una, arrivava a più del 70% di carboidrati con quasi niente grassi e più dell’80% del “peso” dei cibi introdotti da quelle popolazioni era di origine vegetale. Una dieta senza i classici pane, olio, pasta e pomodoro, tipici delle nostre zone, ma terribilmente più mediterranea di quella che facciamo oggi qui (https://www.gabrielebernardini.it/storia-della-dieta-mediterranea-e-del-nostro-cuore-le-tre-ipotesi/).

Non esiste solo la pasta o il riso, come sempre la parola d’ordine è varietà: è opportuno consumare anche cereali (o pseudocereali come il grano saraceno, l’amaranto e la quinoa volendo) in chicco (orzo, segale, avena, miglio, ecc) e considerare tutti questi cibi come gruppo con caratteristiche comuni.

Ricordiamoci sempre che se mangiamo in maniera adeguata al nostro fabbisogno energetico è di importanza relativa il fatto di stare ossessivamente attenti all’indice glicemico degli alimenti (cioè alla velocità con la quale vengono assimilati i cibi ricchi in carboidrati, a sua volta legata al contenuto di fibra oltre che a tutta una serie di altri fattori).

I nostri nonni, infatti, che non sapevano cosa fossero i “picchi glicemici”, mangiavano mezzo chilo di pane al giorno e avevano grandissimi “movimenti” di insulina (cosa che oggi sembrerebbe quasi una bestemmia), ma erano magri e sani.

Non si ponevano il problema di mangiare troppo glutine (https://www.gabrielebernardini.it/chiarimenti-il-glutine/) e neppure che il loro pane provenisse da grani “antichi” (https://www.wired.it/scienza/ecologia/2017/02/09/5-bufale-pubblicita-grani-antichi/).

Mangiavano lo stretto necessario per sopravvivere senza “digiuni terapeutici” (https://www.gabrielebernardini.it/il-digiuno/) ed erano sani per questo! Erano magri e forti perchè non erano grassi e sedentari! E mangiavano ovviamente quasi totalmente piante e pochissimi cibi animali. Il segreto è tutto lì.

Avrebbero mangiato volentieri anche pane “bianco” se avessero potuto e sarebbero comunque rimasti sani perchè avrebbero bruciato tutte le calorie che introducevano.

Oggi però, per tentare di dare un freno alla quantità enorme di cibo che mangiamo è opportuno aumentare la quantità di fibra totale della nostra dieta e scegliere prodotti integrali, soprattutto il pane per avere una maggiore sazietà. Per la pasta questa regola è meno stringente. Questo per assicurarci un maggior apporto di fibra alimentare che gli Italiani introducono meno di quanto si dovrebbe (circa 17g contro almeno 25g), ma anche per aggiungere alla dieta elementi importanti presenti solo nel germe del cereale (alcuni grassi polinsaturi, vitamine, minerali e altri composti protettivi). Da qui l’importanza di consumare alimenti veramente derivati da farina integrale e non semplici sposalizi tra farine bianche e crusca.

La ricerca scientifica è concorde nel considerare il consumo di prodotti integrali come protettivo per la salute (https://www.gabrielebernardini.it/le-vie-di-mezzo-lectine-e-terrorismo/).

Ma questo NON significa che la farina “raffinata” sia un veleno! come spesso purtroppo sentiamo dire in giro da chi ha più a cuore il fatturato che la salute delle persone. La farina 00 non uccide, non scatena malattie da un giorno all’altro e non fa “ingrassare”. E’ solo questione di misura.

In effetti neanche gli zuccheri semplici sono veleno: https://academic.oup.com/ajcn/article/109/2/411/5261249

Per i motivi elencati sopra, come regola generale circa la metà dei cereali che mangiamo ogni giorno dovrebbe essere rappresentata dalla forma “integrale”

I cereali in chicco sono “naturalmente integrali” e più ricchi di fibra rispetto alla pasta o al riso, ma nulla vieta di preparaci un risotto con del riso raffinatissimo. Non sarà certamente quello il problema, se abbiniamo un contorno di verdure per compensare.

Le patate non sono cereali, ma hanno proprietà simili per cui non vanno mai considerate un contorno e vanno consumate, come regola generale, in alternativa a pane e pasta e non in aggiunta.

Le porzioni e le frequenze di consumo

Essendo alimenti ricchi di energia, porzioni e frequenze di consumo variano a seconda del fabbisogno energetico di ognuno (concetto sempre ostico da far passare. Generalmente si pensa che le quantità di questi alimenti debbano essere fisse e immutabili, mentre variano a seconda di quanta energia abbiamo bisogno e di quanta ne spendiamo).
Per un fabbisogno giornaliero di 2000Kcal sono consigliate 3-4 porzioni di pane (50g a porzione) e 1,5 di pasta o altri cereali in chicco (80g a porzione): in soldoni 175g di pane e 120g di pasta (o altri cereali in chicco)

Per quanto riguarda i prodotti da forno (biscotti, fette biscottate, merendine, crackers, taralli, ciambellone, crostata ecc.) si parla di 5 porzioni a settimana (30-50g a porzione a seconda del prodotto) per contenere l’apporto di grassi di cui questi alimenti sono ricchi (https://www.gabrielebernardini.it/linee-guida-2018-chiarimenti-su-cereali-e-derivati-e-alimenti-voluttuari/).
Per le patate il consiglio è di 1-2 porzioni a settimana (200g a porzione) e questo è più che altro una raccomandazione legata alle nostre abitudini e tradizioni.
Per fabbisogni minori o maggiori le porzioni vanno aggiustate di conseguenza (https://www.gabrielebernardini.it/dal-calcolo-del-fabbisogno-alla-costruzione-della-dieta-parte-6-la-giornata-e-la-settimana-alimentare/).

I derivati come crackers e grissini sono più grassi del pane e con minore contenuto di acqua; sono quindi più calorici e di più facile masticazione, sono meno sazianti e pertanto è preferibile il consumo di pane (meglio integrale e con poco o senza sale)

Semi-Bufala: spesso si pensa che mettendo insieme cereali e legumi si raggiunga una qualità proteica uguale a quella della carne. Non è così. La qualità è simile ma non paragonabile (ameno che non si usi la soia che ha, da sola, un contenuto e una qualità proteica elevati).

Update 2024

Non sono i cereali raffinati che fanno male. Sono quelli integrali che fanno bene.

Questo FATTO dovremmo fissarlo bene in testa, perchè siamo bombardati dalla narrazione della farina bianca = veleno = zucchero = invasione delle cavallette = morte dei primogeniti = tenebre.

EFSA e USDA raccomandano che almeno il 45-65% dell’introito calorico giornaliero derivi da alimenti a base di carboidrati e che almeno la metà di questi siano prodotti integrali (Aisbitt et al. 2008; EFSA, 2010; USDA, 2010). Ottimo.

Ma la maggior parte delle raccomandazioni nutrizionali per ridurre il consumo di prodotti a base di cereali raffinati si basano principalmente sulle evidenze che supportano il consumo di prodotti integrali piuttosto che su particolari preoccupazioni per il rischio associato con il consumo di cereali raffinati di per sé.

Data l’importanza e la protezione collegata alla assunzione di cereali integrali, per forza di cose sarà necessario ridurre l’assunzione di cereali raffinati, non perchè questi facciano male però.

La totalità delle evidenze scientifiche mostra che un consumo fino al 50% di prodotti cerealicoli sotto forma di prodotti derivati da farine raffinate (definiti come prodotti a cui comunque non è stata aggiunta una quantità significativa di grassi, zuccheri o sodio, fatto non secondario) non è associato a NESSUN incremento del rischio di contrarre malattie (Williams 2012).

Le nostre linee guida sottolineano che “in tutte le comunicazioni con il pubblico è importante stressare la necessità di limitare il consumo di prodotti a base di cereali che siano piuttosto ricchi di grassi, zuccheri e sodio”. Cioè sono i dolci (sia industriali che casalinghi) che vanno ridotti.

Perciò la narrazione berriniana e dei suoi giovani seguaci che pervade la rete, per cui il pane bianco è zucchero e ci fa morire tra spasmi iperglicemici NON è supportata dalle evidenze.

Incrementiamo i prodotti integrali, ma senza impazzire.

Per esempio pane integrale e pasta o riso bianchi. Non moriremo per questo.

https://academic.oup.com/nutritionreviews/article/70/2/80/1895942?login=false

Questa revisione di Gaesser del 2019

(https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2161831322007013#ceab10) mostra alcuni dati interessanti. Le principali conclusioni dello studio possono essere riassunte come segue:

  • Assunzione di cereali raffinati e salute: Contrariamente a quanto si ritiene comunemente, l’assunzione di cereali raffinati, quando valutata come categoria alimentare distinta, non è associata ad un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause, diabete di tipo 2 (T2D), malattie cardiovascolari (CVD), malattia coronarica (CHD), ictus, ipertensione o cancro.
  • Modello alimentare occidentale: L’associazione tra il consumo di cereali raffinati e gli esiti negativi per la salute sembra essere dovuta al “senso di colpa per associazione” con altri cibi malsani tipici del modello alimentare occidentale, come carne rossa e lavorata, cibi e bevande zuccherati e latticini ad alto contenuto di grassi.
  • Meta-analisi: Undici meta-analisi di studi di coorte prospettici, comprendenti 32 pubblicazioni e 24 coorti distinte, supportano la conclusione che i cereali raffinati non sono associati a esiti negativi per la salute.
  • Consumo di cereali raffinati: Il consumo di cereali raffinati fino a 6-7 porzioni al giorno (1 porzione = 30 g) non è associato a un aumento del rischio di CHD, T2D, ipertensione o mortalità per tutte le cause.
  • Cereali integrali: L’assunzione di cereali integrali è stata associata a un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause, e i loro benefici per la salute sono ben stabiliti. Aumentare l’assunzione di cereali integrali a sole 2-3 porzioni/giorno può ridurre sostanzialmente il rischio di T2D, CVD e mortalità per tutte le cause.
  • Assunzione totale di cereali: L’assunzione totale di cereali non è associata al rischio di CVD, CHD, ictus o cancro, ma è associata a un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause.
  • Riso bianco: Sebbene alcune ricerche abbiano suggerito un legame tra il consumo di riso bianco e un aumento del rischio di diabete di tipo 2, questa associazione sembra essere più evidente nelle popolazioni asiatiche, dove il consumo di riso bianco è più alto.
  • Carni rosse e lavorate: Il consumo di carne rossa e lavorata è costantemente associato a un rischio aumentato di CHD, CVD, ictus, T2D e cancro. Questi alimenti, e non i cereali raffinati, sembrano essere i maggiori responsabili degli effetti negativi sulla salute associati al modello alimentare occidentale.
  • Discrepanze tra studi osservazionali e RCT: Nonostante gli studi osservazionali mostrino benefici per la salute associati ai cereali integrali, gli studi clinici randomizzati (RCT) non hanno prodotto costantemente gli stessi risultati. Questa discrepanza può essere dovuta alla breve durata degli RCT, alla limitata gamma di biomarcatori considerati e alla mancanza di valutazione degli effetti postprandiali.
  • Definizione di cereali raffinati: La definizione di cereali raffinati include sia alimenti di base (pane, pasta, cereali) che alimenti “indulgenti” (biscotti, torte, dolci). Gli alimenti di base sono importanti per l’apporto di nutrienti, mentre gli alimenti indulgenti sono spesso ricchi di grassi e zuccheri. Questa mancanza di distinzione può influenzare l’interpretazione dei risultati sulla salute.
  • Importanza dei cereali raffinati: I cereali raffinati, quando arricchiti o fortificati, forniscono nutrienti essenziali come acido folico, ferro, tiamina, niacina e riboflavina. Inoltre, contribuiscono in modo significativo all’assunzione di fibre alimentari nella dieta americana.
  • Raccomandazioni: Invece di raccomandare di ridurre l’assunzione di cereali raffinati, che non sono associati a esiti negativi per la salute, sarebbe più opportuno incoraggiare un maggiore consumo di cereali integrali. I benefici dei cereali integrali sono evidenti a 2-3 porzioni/giorno (60-90 g), mentre l’assunzione media negli Stati Uniti è inferiore a 1 porzione/giorno.

In conclusione, lo studio suggerisce che l’attenzione dovrebbe essere spostata dalla demonizzazione dei cereali raffinati all’incoraggiamento del consumo di cereali integrali e alla riduzione del consumo di carne rossa e lavorata, così come altri componenti non salutari del modello alimentare occidentale.

Cereali raffinati e obesità (e altri esiti di salute)

In questo documento di consenso di un gruppo di esperti si ribadisce l’assenza di collegamento tra consumo di cereali raffinati e sovrappeso.

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2475299122120780#bib45

Gli esperti suggeriscono che non ci sono prove scientifiche che colleghino il consumo di cereali raffinati all’aumento del rischio di sovrappeso e obesità.

  • Non sono state condotte meta-analisi sull’associazione tra consumo di cereali raffinati e misure di peso corporeo o grasso corporeo.
  • Tre revisioni sistematiche hanno riportato nessuna relazione coerente tra l’assunzione di cereali raffinati e l’indice di massa corporea (BMI) o le misure di adiposità.
  • Diversi studi di coorte mostrano nessuna associazione tra il consumo di cereali raffinati e il BMI.
  • Sebbene alcuni studi abbiano dimostrato un’associazione positiva tra l’assunzione di cereali raffinati e il BMI o il grasso corporeo, l’entità della differenza tra gli estremi dell’assunzione di cereali raffinati è in genere molto piccola e, quindi, la rilevanza clinica dei risultati resta da determinare.
  • Le analisi delle tendenze nel periodo 1988-2016 mostrano che, nonostante l’aumento dell’indice di massa corporea (BMI) e della circonferenza della vita negli adulti americani, il consumo di cereali raffinati non è aumentato in modo significativo, e l’assunzione di pane è persino diminuita. Questa dissociazione temporale mette in discussione l’idea che i cereali raffinati e il pane contribuiscano all’aumento della prevalenza dell’obesità.
BMI
Cereali raffinati
Pane
  • Gli studi sui modelli di consumo di cereali hanno mostrato che i modelli di consumo di cereali, compresi quelli che includono principalmente cereali raffinati, non sono associati a un aumento del rischio di sovrappeso o obesità nei bambini e negli adulti. Al contrario, alcuni studi hanno scoperto che il consumo di schemi alimentari a base di cereali, compresi quelli con cereali raffinati, era associato a un minor rischio di sovrappeso o obesità rispetto all’assenza di consumo di cereali.
  • È importante sottolineare che, sebbene sia necessario limitare il consumo di cereali raffinati “voluttuari” a causa del loro contenuto di calorie, zuccheri aggiunti, sodio e grassi saturi, molti alimenti a base di cereali, compresi quelli raffinati e arricchiti, sono fonti di nutrienti essenziali nella dieta americana.

In conclusione, le evidenze disponibili non supportano l’idea che i cereali raffinati siano direttamente collegati all’aumento del rischio di sovrappeso e obesità, e che la loro eliminazione potrebbe portare a carenze nutrizionali.

In generale questo lavoro riporta le seguenti conclusioni:

  • I cereali, sia integrali che raffinati, contribuiscono in modo significativo all’apporto di nutrienti nella dieta degli americani. Entrambi possono aiutare a fornire nutrienti essenziali.
  • Gli alimenti a base di cereali sono importanti fonti di densità nutrizionale, in particolare i cereali pronti per il consumo, il pane, i panini e le tortillas.
  • L’arricchimento e la fortificazione dei cereali rimangono cruciali per garantire un adeguato apporto di nutrienti nella dieta americana.
  • Come detto, non ci sono evidenze scientifiche conclusive che colleghino il consumo di cereali raffinati a un aumento del rischio di sovrappeso e obesità. Le analisi delle tendenze nel periodo 1988-2016 mostrano che, nonostante l’aumento dell’indice di massa corporea (BMI) e della circonferenza della vita negli adulti americani, il consumo di cereali raffinati non è aumentato in modo significativo.
  • L’eliminazione dei cereali raffinati dalla dieta potrebbe portare a carenze nutrizionali. Ciò è particolarmente vero per i bambini e gli adolescenti, in cui l’assunzione di nutrienti essenziali come fibre, ferro, vitamine del gruppo B e folato potrebbe diminuire.
  • È necessario limitare il consumo di cereali raffinati “voluttuari” (come torte, biscotti e pasticcini) a causa del loro contenuto di calorie, zuccheri aggiunti, sodio e grassi saturi, ma non tutti i cereali raffinati sono uguali. Alimenti come pane e cereali pronti per il consumo forniscono importanti nutrienti.
  • È importante rivalutare l’attuale classificazione dei cereali raffinati, distinguendo tra alimenti a base di cereali come pane e cereali e alimenti voluttuari.
  • La ricerca futura dovrebbe differenziare ulteriormente i tipi di cereali raffinati nelle valutazioni dell’assunzione di nutrienti, della qualità della dieta e degli esiti sulla salute.
  • Le linee guida dietetiche dovrebbero tenere conto delle nuove ricerche sui cereali per determinare la rilevanza nutrizionale di alcuni cereali raffinati all’interno di modelli alimentari sani.

In sintesi, lo studio suggerisce che i cereali raffinati, in particolare quelli arricchiti, possono far parte di una dieta sana e che non sono stati dimostrati colpevoli di causare aumento di peso e obesità, come spesso si pensa. La ricerca futura dovrebbe concentrarsi sulla differenziazione tra i vari tipi di cereali raffinati e sul loro ruolo nella dieta, invece di demonizzarli tutti come una categoria unica.

Addendum pseudocereali

Pseudo-cereali: normalizziamo

Affascinanti, esotici e un po’ modaioli i tre più famosi pseudo-cereali (amaranto, quinoa e grano saraceno) possiedono alcune caratteristiche differenti rispetto ai veri cereali e moltissime caratteristiche in comune, che li rendono alternative, non super-cibi.

Possono trovare spazio in una alimentazione varia, ma possono pure non esserci. E infatti non c’erano quando è stata studiata la dieta mediterranea a metà del secolo scorso (epoca in cui gli infarti erano pressoché sconosciuti).

Differenza principale rispetto ai veri cereali:

1. La mancanza di glutine (utile per i celiaci, non per chi lo evita a casaccio)

2. La presenza di un pochino più di proteine e una qualità proteica più elevata rispetto al frumento

3. La presenza abbondante di fibre

Per il resto abbiamo caratteristiche molto simili ai cereali classici: valore calorico, carboidrati e grassi comparabili (non tiratemi fuori gli antiossidanti e i fitocomposti, se mangiamo bene, ne abbiamo in abbondanza ovunque).

Ma anche le differenze, che appaiono notevoli sulla carta, alla fine vanno normalizzate e ridimensionate.

Lasciamo perdere il glutine che non è un valore aggiunto per le persone sane (e anche il mais non ce l’ha, per dire).

Valore proteico: non mancano le proteine nella nostra dieta. Anzi, ne abbiamo già in abbondanza e non facciamo fatica a procurarcele.

Non è neanche un problema mangiare proteine cosiddette di “bassa qualità”, perchè oggi l’abbondanza proteica a nostra disposizione SOPPERISCE qualsiasi bassa qualità.

Cioè la carenza relativa di aminoacidi essenziali che ci può essere nel frumento è vicariata dalla abbondanza in altre fonti: basta un pezzetto piccolo di carne per compensare ciò cha manca al grano. Bastano due fagioli, un po’ di soia.

Neppure i vegani hanno carenza proteica, né quantitativa né qualitativa.

Non saranno gli pseudo-cereali a far la differenza.

Non viviamo più nel medioevo per dover pensare a queste cose.

Fibre: basta mangiare cereali integrali, come sarebbe opportuno. Fine.

Conclusioni: ottime le granagl…ehm…il mangime per i canar…ehm gli pseudo-cereali, ma attenzione a non esaltare gli alimenti facendoli diventare “super”.

Quattro grandi falsità:

1. Non è vero che gli italiani mangino troppi carboidrati

2. Non è vero che i carboidrati (in assenza di surplus energetico) facciano venire il diabete e altre malattie

3. Non è vero che mangiare carboidrati “raffinati” faccia “schizzare” glicemia e insulina a livelli patologici

4. Non è vero che lo “schizzo” (che non c’è) ci faccia poi venire fame a causa del rimbalzo glicemico e non è vero che i carboidrati siano una “droga”

Questa è la narrazione pervasiva che tutti ormai danno per vera, ma va contro qualsiasi evidenza scientifica e statistica.

1. Gli italiani mangiano in media il 42% dell’energia sotto forma di carboidrati (Intervallo di minor mortalità: 50-60%). Gli italiani mangiano troppi grassi (35%), non troppi carboidrati.

2. Non c’è alcuna prova in letteratura che un eccesso di carboidrati (non contestuale a un eccesso energetico) provochi alcuna malattia. Ci sono invece prove che anche diete con oltre il 70% di carboidrati (anche raffinati) abbiano migliorato la condizione di salute delle persone (facendo anche regredire il diabete), quando questo era contestuale ad un ridotto introito energetico. I maggiori determinanti delle malattie moderne, per quel che riguarda gli aspetti nutrizionali oggi sono: mangiare POCHI cereali integrali, POCA frutta e verdura, POCA fibra, TROPPA carne.

L’opposto di quel che viene abitualmente narrato.

3. La glicemia in un soggetto sano non “schizza” mangiando pane o pasta o biscotti. Schizza in un soggetto non sano che ha esagerato con l’energia (non coi carboidrati) per decenni.

4. Non c’è alcuna prova, nel soggetto sano, che dopo aver mangiato carboidrati, la glicemia vada sotto i piedi e che questo fatto provochi fame incoercibile tale da richiedere altri carboidrati in un vortice vizioso incolmabile. Mangiare cibi poco sazianti come i dolci, non sazia (appunto) e si continua a mangiare (se lo si fa, perchè ci si può BENISSIMO fermare) per questo, non perchè siamo in ipoglicemia. La dipendenza da carboidrati e da zuccheri NON esiste.

La continua narrazione riguardante queste 4 falsità portata avanti da praticamente chiunque, ha prodotto un carico di malattie e morti notevolissimo. Altro che i carboidrati.

N.B. non chiedete A ME di portare le prove. Le prove sono ovunque in letteratura. Chiedete a chi persevera in questa narrazione di provare ciò che dice. E’ sua precisa responsabilità.

“Quod gratis asseritur, gratis negatur“.

“Ciò che si afferma senza prove può essere smentito senza prove”

Le lectine

Sapete cosa sono le lectine?

Sono la misura della disperazione di coloro che le usano per demonizzare legumi e cereali. Sono l’emblema della loro poraccitudine

Se cercate in rete “lectine e malattie” vi sembrerà che queste sostanze siedano accanto a Satana in persona da tanti risultati negativi che otterrete.

La demonizzazione delle lectine, fra le altre cose, sta alla base della paleodieta. I paleodietisti (o come diavolo si chiamano) giustificano l’esclusione dalla dieta di cereali e legumi anche in base al fatto che questi alimenti contengano lectine.

E sono solo dei poveracci.

Le lectine sono sostanze proteiche capaci di fare agglutinare i globuli rossi (infatti sono dette anche emo-agglutinine) e sono presenti in numerosi vegetali. Sono tossiche, ma una COTTURA ADEGUATA è in grado di denaturarle e annullare il rischio di effetti avversi.

Le lectine hanno una speciale affinità per i carboidrati (il loro nome deriva dal latino legere: scegliere, riconoscere), compresi quelli presenti sulla membrana dei globuli rossi, il che spiega la loro capacità agglutinante, ma spiega anche la capacità di legarsi alle strutture glicoproteiche intestinali danneggiandole, inibendo l’assorbimento di nutrienti e provocando iperplasia e ipertrofia dei tessuti.

Ecco perchè i paleo-poracci le hanno prese come emblema della loro lotta contro i cereali e i legumi, perchè se somministri quintali di lectine CRUDE a dei topi (o anche a degli esseri umani), vedi che questi stanno male…

ME CO-JO-NI.

Nella pratica però: “Gli attuali dati sugli effetti sulla salute delle lectine alimentari, come consumate in cibi cotti, al forno o estrusi, NON supportano effetti negativi sulla salute negli esseri umani. Al contrario, il consumo di alimenti contenenti WGA (una lectina), come cereali e prodotti integrali, ha dimostrato di essere associato a rischi significativamente ridotti di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro e una gestione del peso a lungo termine più favorevole.“

Ed ecco che torniamo magicamente al punto di partenza: consumare cereali interi (e legumi) è talmente positivo per la salute da superare qualunque rischio derivante dalla assunzione di lectine.

Che, lo RIPETO, vengono INATTIVATE DAL CALORE.

Se ci sono persone che mangiano cereali e legumi CRUDI, beh hanno altri problemi da risolvere.

https://tinyurl.com/282zjy2q

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Di Dott. Gabriele Bernardini

Biologo, nutrizionista, toscano

6 risposte su “Cereale e i suoi fratelli: storia di una demonizzazione”

Ho cominciato da poco a farmi il pane in casa e mi trovo molto bene (vario le farine, aggiungo semi, etc.). Mangiando più pane sono più sazia e sono riuscita a perdere qualche chilo. Quindi intanto grazie! Per far venire il pane migliore, uso dei “miglioratori di pane” che contengono glutine ed enzimi. Non ci vedo niente di male o di poco salutare in questi prodotti, potresti darmi la tua opinione? Grazie comunque!

Ciao, è sbagliato sostituire la pasta col pane? Invece di 175 g di pane arrivare a 250 g/giorno e non mangiare pasta? Non dico tutti i giorni ma 5 giorni su 7. Grazie e buona giornata!

Che impatto ha il pane sulla glicemia rispetto alla pasta? Sto cercando info perché ad un soggetto diabetico a me vicino è stato consigliato dalla nutrizionista di mangiare pasta 2/7 e per il resto pane integrale a pranzo e cena (dopo delle analisi non buone della glicemia glicata). La nutrizionista sconsiglia pasta tutti e giorni ed ha tolto riso e per ora anche i cereali a causa del picco glicemico. Ha senso secondo lei?

non ha alcun senso. Un diabetico deve mangiare come dovremmo mangiare noi non diabetici. E’ la somma che conta e tutto il resto sono menate da nutrizionisti incompetenti. Trovi molti articoli se cerchi diabete e cosi capisci meglio
Si può mangiare pane e pasta ogni giorno nelle giuste porzioni ovviamente, giusto che il pane sia integrale

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